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UN RICORDO PER MIO PADRE

Updated: Jan 7, 2022

lu glio 24, 2013

“PIER 21 !!“Meta di tantissimi nostri connazionali ed emigranti di tutto il mondo .In questo Molo ci sbarcarono più di un milione di persone solamente tra il dopo guerra e gli anni settata. Tutti desiderosi di trovare un futuro migliore e scappare dalla povertà dei loro paesi d’origine.Triste anche se pieno di speranze. Per molti nostri connazionali voleva dire addio al loro paesello ,alla loro Patria. Nuovi orizzonti si presentavano davanti a loro.Quel vagone lasciato la in quel binario morto é la per ricordare tutti coloro che vi salirono per poi disperdersi nello sconfinato Canada. Mio padre Francesco fu uno di loro. Il 24 dicembre del 1951 ,vigilia di Natale si trovava tra alcuni nostri compaesani.Quasi pauroso e “disperso“ si affidava ad alcuni di loro.Erano tanti. alcuni decisero di proseguire per l’Ontario, altri per il Quebec, mentre mio padre segui’ il nipote Pietro Aiello per la Colombia Britannica.Destinazione Fernie.Piccolo paese montagnoso ricco di miniere.Non ci trovò fortuna purtroppo dovette “scappare“ per il Sud Ontario a Sault Ste Marie, dove il suo compare Marino Salvatore lo accolse a braccia aperte. Ci rimase qualche anno ,ma ahime dovette lasciare anche la Provincia dell’Ontario. Volò in Francia ,a far il boscaiolo con suo fratello ,lo zio Vincenzo Fazio,e così fini amaramente il sogno americano di mio padre. Ci riprovò poi nel 1967 ,ma non fu la stessa cosa. Noi altri figli eravamo già adulti ,mia mamma sempre ammalata, ci é voluto del tempo prima che ci abituassimo a vivere nella nuova terra.Undici anni dopo ,mio padre moriva.Era il 24 agosto del 1978, appena due mesi dopo la nascita del mio primo figlio Francesco. Se ne andato con due soddisfazioni,….malgrado tutto. L’essere riuscito a portare la famiglia in Canada, e di aversi stretto tra le braccia il suo nipotino che per giunta portava il suo stesso nome.É dura, ma sapete quanto sia salutare chiudere gli occhi “rivedere“ mio padre.Le sofferenze patite nella dura emigrazione gli daranno eterno riposo e da parte nostra un ricordo perenne. Grazie carò papà. In quel Molo 21 ci hai lasciato parte della tua vita per amore della tua ,la nostra famiglia!! Peppino Fazio






ottobre 26, 2013

LA STORIA D’ITALIA Un’ altra magnifica serata ricca di Storia , quella con la “ S“maiuscola. La cultura italiana a nostra disposizione. In questa seconda serata il duo inseparabile Continiello -Ortu si é superato. Ci hanno fatto rivivere la storia della Roma Antica,ci siamo sentiti come trasportati e catapultati nell’A.C., quando la Roma Capitolina dominava tutta l’ Europa. Conoscendo la Roma attuale con le sue opere d’ arti , i suoi monumenti con il loro splendore ,realizziamo con quanto amore , quanta arte tutto quel patrimonio sia venuto su nel tempo. Si dice:“ROMA NON É STATA FATTA IN UN GIORNO!“ É vero. Ci sono voluti moltissimi anni prima che quelle grandezze venissero completate. ciascun Imperatore si edificava la propria immensa dimora. Poi c’era quello più ambizioso che ingingantiva lo splendore di Roma costruendo strade, acquedotti ,reti fognarie ,giardini ,senza parlare del Colosseo, il Foro Romano e gli Atrei. Curiosa é stato conoscere (detta da Claudio) la fine dei numerosissimi (115?) Imperatori,con fine quasi tutta diversa .Sucidati, assassinati, avvelenati. Il Duo Claudio -Giuseppe ci hanno riportato indietro di oltre due mila anni in quella Roma Capitale Imperiale all’apice dell’espansione territoriale: Caput Mundi. É stato come ritornare sui banchi di scuola.Moltissime cose non le conoscevamo affatto ,altre le abbiamo ricordate grazie al loro racconto. Sono stati novanta minuti trascorsi velocemente.Erano presenti il console Italiano Generale d’Italia a Montreal Enrico Padula che in un suo brevissimo discorso ,oltre a eloggiare la brillante iniziativa , si é congratulato con il duo Claudio e Giuseppe. E Mara Randucci, conusciutissima nella comunità italiana per aver trascorso una vita nel teatro e nella letteratura.Lei invece ci ha parlato della Roma odierna.Essendo romana di nascita, chi meglio di lei potesse farlo. Nel suo racconto traspariva un velo di tristezza perché,e tan ta nostalgia , diceva, non é più come ai suoi tempi,con cose trasformate per via di una emancipazione dei giorni nostri, ma sempre bella e accogliete la Roma Capitale. Come l’altra volta il teatro era gremito di gente. Ormai gli “Attenti a quei due“ hanno fatto centro. L’ unione tra la nostra generazione ,la nostra emigrazione con la loro hanno fatto un gemellaggio, una fusione completa. Durerà in eterno. Bravissimi Claudio e Giuseppe e alla prossima. Peppino Fazio


ottobre 5, 2013

“LA NAVE E IL BARCONE“ Nessuno prima di allora aveva visto una nave.Con occhi spalancati ne ammiravano la grandezza.Eppure quella cosa galleggiante li avrebbe portati lontano,per sfuggire dalla miseria e conoscere nuove terre,un nuovo Mondo… sebbene muniti di regolare passaporto.Tanti erano i dubbi e le speranze per un futuro meno travagliato .Questi erano gli italiani provenienti da ogni parte dello stivale, ammassati sui porti pronti a salpare. Il dopo guerra non era stato promettente. Devastazione ovunque,e c’era quella voglia di partire.Bagagli enormi e legati con il classico spago.Famiglie intere con bambini in braccio ,oppure assai piccoli da sorvegliare.Uomini con pastrani e cappello accanto alle loro donne con abiti lunghi scuri, si ammassavano su quel grande ponte.I più fortunati con in mano fazzoletti bianchi salutavano i cari lasciati a terra.Un pensiero li assillava:“Chi sa se li avrebbero visti ancora.Ormai per loro era quasi un addio.Man mano che la nave prendeva il largo, lo sventolio era più intenso e con voce quasi stremata gridavano forte :“Siamo qua, addio,mamma, addio papà, oppure con un “arrivederci chi sa a quando!!`Dalla panchina era lo stesso scenario,con braccia alzate fino al cielo per dire addio a quel caro confuso nella folla e che son sicuro anche loro pensassero chenon l’avrebbero più visto. Con sofferenze ,sacrifici gran parte di quella emigrazione,s’integro’ prosperando e contribuendo massimamente allo sviluppo e alla modernità dei paesi d’ accoglienza. Oggi c’è una preoccupante migrazione sulle coste della nostra Penisola.Gente che non viaggia in una nave ,anche se fredda e sdraiati per terra, come i nostri connazionali, ma in barconi o cosiddette insicure carrette del mare.In moltissimi casi finiscono in tragedia.Muoiono a bordo o altri annegano.Stragi di povera gente costretta a “scappare“ dai loro paesi in guerra,pagando tanti soldi per trovare un futuro migliore e sfuggire alle soppressioni e alle dittature.Vengono lasciati partire come bestie al mattatoio. Sogni infranti su uno scoglio o affogati nel fondo di un gelido mare.Speranze perdute. Mogli, figli ,genitori lasciati soli in angoscia e disperazione e non poter sapere mai dove sarà il loro caro, in fondo al mare ,oppure sepolto con dignità umana in un cimitero.Chi al loro posto porterà un fiore a quella croce?.Al contrario degli emigrati italiani del secolo scorso, la migrazione di questi sfortunati non sempre arriva a lieto fine.Un dramma che si ripete troppo spesso e che la coscienza umana dei popoli civile della terra debba assolutamente prendere provvedimento. Evitiamo questa VERGOGNA!! Peppino Fazio

novembre 26, 2013

Carissimo Vincenzo F esattamente in quello stesso tuo percorso quest’estate in occasione delle mie tanti passeggiate, ho “cercato“di ritrovare qualcosa “antico“ qualcosa che mi riportasse alla mia adoloscenza. Trovandomi sopra il bivio in località Serra o se preferisci Manco di Sckiavo, nel silenzio totale ,mi son rivisto bambino. Nessun rumore di macchine ,qualche timido cinquettio di uccello e per la mia grande gioia “ho avvistato una Pica`, uccello da me preferito da ragazzo ,per i suoi ottimi “picciuni“Il quadro era completo.L’odore delle poche ginestre ancora rimaste fiorite ,mi hanno dato altre sensazioni.`Il cugino Mazzei mi ha beccato in fraganza una mattina. Era li per caso davanti al distibutore di benzina. Ho sentito una grande voglia di parlargli.Ho ritrovato il mio passato, perché parlandogli mi ricordava con molta gioia suo padre, zio Giannino.Forse qualche cosa sarà rimasta anche in quel nostro caro e amato paesello.Una cosa é certa ,non potremmo avere sempre le persone adatte con le quali poter dialogare, ma almeno quella meravigliosa natura,alberi ,ginestre ,“ruvettara“ ,nessuno c’é li potrà mai levare . Saranno per sempre la! Io ci credo ancora!! P.F.

PEPPINO FAZIO



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