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NATALI ...RINASCITA.

NATALI.... ( rinascita!)

Ma com'erano quei Natali anni cinquanta sessanta ?

Quelli lontano da ogni cosa mondana, lontano dal materialismo e consumismo anche florescente soprattutto per noi che lasciando il Seminario venivamo letteralmente catapultati, in quel nuovo mondo.. Natali vissuti nella poverta' con un flusso di emigrazione mai avuta.

Quale e che Natale fu per nostro padre quando quel 24 Dicembre,Vigilia di Natale del 1951 sbarcava insieme ad altri 2000 nostri connazionali al porto di Halifax senza una vera meta infreddolito,forse il calore e l'amore di qualche nostro caro compaesano che aveva viaggiato con lui lo consolava e non lo faceva pentire per aver fatto quella decisione di lasciare una moglie e tre figli in così poco tempo.

Il desiderio di dover dare un futuro migliore a noi era stato più forte di lui.

Quando quell'Italia martoriata e flagellata per essere stata teatro di una guerra interminabile, si rialzava appena prima che il grande boom facesse la sua apparizione. L'industria intera permetteva un graduale progresso anche se la sua "sanguinosa" emigrazione non le dava tregua.

Navi stracariche di emigranti solcavano gli oceani verso le Americhe per un futuro e un avvenire migliore. Senza contare quei treni pieni come uova, gente di ogni eta' ,di ogni ceto seduta per terra ,nei corridoi, è persino nei bagni voltavano le spalle a quel grande Sud che li rifiutava e che non li voleva piu' , si "catapultavano verso un Nord incerto e in molti casi non sempre accogliente.

Il mondo andava avanti, guai se si fosse fermato. Ciascuno avrebbe avuto in mano gli attrezzi necessari per costruirsi il proprio futuro. Chi rimaneva alla propria maniera ,e non era voluto partire, con tutti i mezzi sfruttavano le campagne e le terre che il governo stava distribuendo per mettere in marcia il motorino dell'edilizia, dell'agricoltura .

Con coraggio e forza di braccia avevano resistito al suono dei piroscafi e ai fischi dei treni che giornalmente loro conoscenti ammassati lasciavano le proprie case ,i propri cari perche' i lavori pesanti dei campi non avrebbero fatto per loro.

E cosi' quel passato ci ha dato gli strumenti per capire meglio e quello che sia veramente successo . Abbiamo dato un senso agli evinti, per chi come noi che ha vissuto sulla pelle quell'emigrazione, impregnata di vita vissuta ,e' stata per fortuna giudicata in modo pienamente lucido.

Vedersi "fuori" e non avere gli strumenti e i modi per entrare "dentro" quel nuovo mondo, era come fare a botte con un mostro dalle sette teste. Decapitandone una ,le altre erano gia' pronte per aggredirti.

Sentirsi soli fuori era come se camminando per le strade annevate e nel buio pesto non si faceva attenzione dove si mettevano i piedi, il freddo e l'acqua penetravano le povere scarpe, senza nemmeno avvertirne il freddo. I pensieri erano altrove, a quel futuro e a quel mondo che certamente ci avrebbe accolto.

E cosi' la battaglia fu lunga e feroce. Alla fine poi prevalse la caparbieta' e la volonta' del singolo. Il dragone dalle sette teste fu sconfitto. Il mondo, la vita ancora molto lunga ci sorrideva giorno dopo giorno. Abbracciammo quanto il destino ci concesse. Oggi saranno solo riflessioni, ma quanta verita' e storia ci ha coinvolti. Ne siamo grati .

Peppino Fazio.


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