Una mattina ci accompagno’ a San Giovanni in Fiore la cugina Maria Luisa.c’era anche Teresa. Mentre loro se ne sarebbero andate per i loro affari, Le chiesi di lasciarci ai Capuccini. :“Vogliamo fare un giro dentro San Giovanni a piedi, prima di partire.“’ le dissi. E se ne andarono.
Era una delle solite mattine soleggiate. Non poteva essere altrimenti. Tutte le nostre vacanze , a parte un paio di volte di qualche pioggerella dispersa, erano state soleggiate.
Non é che conoscessimo San Giovanni in ogni suo angolo, ma almeno io per averci fatto quasi due anni di Magistrale ,ne avevo una piccola conoscenza, e anche dei bei ricordi. Era grande la voglia di ritornare nei posti dove da studente ,con alcuni miei compagni di scuola, ci recavamo quando marinavamo la scuola.
Incominciammo dai Capuccini. Salimmo verso il Bacile. Un po’ piu’ sopra ‘ si faceva ogni anno verso il 24-25 agosto la famosa fiera degli animali. Adesso ci hanno costruito ,trasformando quella zona in abitazioni floriscenti. Arrivammo a Piazza Aldo Moro dove fu eretto nel lontano 1997 dalla regione Calabria per ricordare i novant’anni della tragedia di MONONGAH ,UNO STELE CON UN PICCONE INCASTRATO IN UN BLOCCO DI PIETRA, PER RICORDARE i 30 MINATORI SANGIOVANNESI PERITI IN QUELLA IMMANE TRAGEDIA.
Ci tenevo a visitare e ammirare quello Stele.
Conoscevo gia’ la storia degli oltre 400 minatori italiani, tra i quali i 30 Sangiovannesi che rimasero sepolti nelle miniere del West- Virginia. Un mio amico Paolino, LUIGI ROSSI entrato nella San Paolo come me, nel centenario che si celebro’ nel dicempbre del 2007 ne scrisse un libro , ricostruendone un po’ la storia intitolato appunto“MONONGAH“. Fu aiutato fornendoci molti appunti dell’epoca che si possono trovare tutt’ora negli archivi di NewYork ,da un’altro ex della San Paolo:Antonio Bonelli.
Ho letto il libro che Luigi mi spedi’ l’anno scorso direttamente dalla Germania, dove é emigrato da moltissimi anni. Insegna letteratura e scrive romanzi…di storie veramente accadute.
Luigi inizia il suo racconto appunto da San Giovanni, dove nel lontano 1905 alcune famiglie Sangiovannesi lasciarono il loro caro paesello per andare a lavorare e cercare nuove fortune in America nelle miniere del West-Virginia. Ne descrive dei partenti le angoscie, le paure, lo stato precario e in molti di loro l’anafalbetismo, il distacco atroce dai loro cari che rimanevano a costudire quel poco che avevano, qualche capra, una capanna e un orticello.
Allora nel lasciare quei luoghi cari, era come non rivedersi piu’ con le loro mamme ,padri anziani. Ne sa qualcosa Chi come me ha dovuto subire ,anche se in epoca differente ,il distacco, e il dispiacere della partenza !!’Troppo lontana quell’ AMERICA MALEDETTA per poterne sperare il ritorno un giorno anche se lontanissimo. I vari BASILE ,BELCASTRO, GALLO, BITONTI E TANTISSIMI ALTRI, saliti su un carro trainato da due possenti buoi ,si lasciarono alle spalle per sempre quei luoghi e quello che fu a loro molto caro.
Un po’ piu’ sopra del mulino di Belsito, difronte al tabacchino di Tonino,ho rivisto la vecchia casa dove feci il Magistrale..Rimasta tale e quale, lo guardai dal basso in alto. Il vecchio portone era ancora la’.
Immaginavo di vedermi intorno a dei compagni, i libri sotto il braccio legati da un forte elastico,aspettavamo che suonasse la campanella. Compare Domenico Spina, Vincenzo De Marco ,Franco Congi, compagni di Classe. Qualcuno mormorava ,altri sbadigliavano .:“Oggi ci saranno interrogazioni in filosofia, Siete preparati?!!“Diceva De Marco!! .,“Ma chi se ne importa..,“Rispose Congi,“ l’anno é ancora lungo, ci rifaremo“. Mentre Luigi Lammirati, detto “U LUANGU“ si presentava solo quando si sentiva che avrebbe passato indenne l’interrogazione..
Cosi’ pensavo ,e rivedendomi in mezzo a loro , mi assaliva una forte nostalgia.
Ricordo che per risparmiare sull’abbonamento, finita la scuola per le 12, ci avviavamo a piedi fino a Palla -Palla, con la speranza che qualche compaesano passasse e ci desse un passaggio fino al paese. Il mio compagno d’ auto-stop, era Vincenzo De Marco.
Quasi tutte le volte ci prendeva l'Avvocato Gaetano Cortese che essendo insegnante ,finita la scuola ne portava anche sua sorella Caterina a casa, anche lei frequentava il Magistrale mentre di mattina la portava il padre ,che gestiva di suo proprieta' un negozio di scarpe da una vita!
Ci sentivamo un po' imbarazzati appunto per la presenza di Caterina nella stessa macchina, ma Gaetano di cuore nabile e rispettoso nei miei confronti per via di una poco lontana parentele ,si fermava e ci "caricava".
L'Avv. Cartese mi era stato l'estate del 65 molto utile in quelle difficilissime esami che dovetti passare per riacquistare la licenza di Terza Media, perche' quella acquisita in Seminario non era riconosciuta dallo Stato Italiano, GRAZIE GATE'!!
Scendendo Via Roma, quel famoso corso che quando c’é traffico é un miracolo attraversarlo! Era cosi’ anche ai miei tempi. Addirittura allora era a due sensi. Adesso con senso unico si va un po’ meglio. Arrivammo alla CROCE DELLA COSTA,
` Una croce ,piantata su un blocco di pietra, ricorda qualcosa. Entrammo nella piccola chiesa,mia moglie volle accendere qualche candela. Ciascuno di noi fece la sua preghiera rivolti a quel grande quadro raffigurante una Madonna antica.Scattai qualche foto.
Uscimmo per continuare verso piu’ sotto. Alzando gli occhi in lontananza vidi in uno solo sguardo i tre ponti, costruiti in epoche diverse. I ponti collegano una parte di San Giovanni con Palla-Palla.In bassso il piu’ piccolo detto il nonno, piu’ in alto un’altro fatto nel 1965-66,in occasione della variante, detto il padre e l’altro il piu’ immenso, che si regge ed é sorretto da altissimi pilastri ed archi denominato il `nipote!! Tre generazioni di ponti!! Il progresso era arrivato anche la’!
Arrivati al ponte dell’“OLIVARO`, lo volli attrversare a piedi e guardarne la sua profondita’. Un piccolo ruscello d’acqua gli scorre sotto.`-Sara’ di piu’ di cent’anni questo ponte. – Dissi a mia moglie.-“Una volta tutti passavano di qua’ ,anche gli animali. Ci passo’ pure il carro trainato dai due buoi, carico stracolmo di Sangivanneni che lasciavano quei posti per le lontane americhe!“
Risalimmo e rifacemmo quasi lo stesso percorso.Mi ricordavo, ma anche perché per agevolare qualche turista, il comune aveva pensato bene di mettere alcuni cartelli indicatori. Attraversammo quei vicoli dove nessuna macchina era mai circolata di la’, troppo strette quelle “Vinelle“, quasi fatte a posta per gli asini e i muli. Le case di vecchia costruzione ancora resistenti al logorio dei tempi con le loro piccole scalette, erano la’ a testimoniare la loro durabilita’.
. Passammo pure di la’ dove una volta c’éra il negozio di dischi , difronte invece c’era una Banca. Tutto era scomparso. Quei locali chiusi davano l’impressione di trovarmi in un rione abbandonato, con dei cassonetti stracolmi di rifiuti e tutto lo splendore di allora, era solo un ricordo.
Guardai mia moglie, anche lei incredula, le dissi che San Giovanni si era sviluppata verso il Dinos, I maggiori commerci erano spostati la’ sopra. Quel settore che una volta era un centro commerciale, con botteghe ,compresa la calzoleria dello zio Domenico Cortese ,adesso é solo una strada di transito!
Lasciammo quel luogo con un po’ con tristezza. Attraversando altre “vinelle“ ,arrivammo in Piazza. Era popolata. Con i commerci che la circondano ,non poteva essere altrimenti. La chiesa con tutto il suo splendore ingigantiva quella piazza. Dire che é l’orgoglio dei Sangiovannesi.. é poco. Non resistemmo alla tentazione di entrare nella chiesa di Geoacchino da Fiore . Troppo bella. Valori inestimabili sono la’ da secoli, pieni di storia. Ne ammirammo tutte le sue bellezze.
Era quasi mezzoggiorno, stanchi si ..molto ,ma soddisfatti per avermi tolto quella grande soddisfazione di aver visitato in parte il paese che dopo Castelsilano per molteplici motivi ci sta molto a cuore.
Chiamammo la cognata, dicendole che non eravamo lontani,ci aspettava con ansia :“Cala a pasta Mari’ ,Arriviamo!!. Dopo quel lungo camminare, la fame si sentiva e come!!
Un'altro pezzo della mia memoria rimasto nel mio cuore!
Peppino Fazio.
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