ALLA CHIUSA, UN CARO PASSATO! luglio 25, 2021 La più piccola ( ERICA) sembra dirci: “EHI CHE FATE ..SEGUITEMI!” Una strada sterrata di campagna É più sentimentale,più romantica che una strada asfaltata di città con caos ,polvere ,rumori vari,folla di gente! Una strada di campagna con i suoi alberi e le sue ginestre tutte attorno CHE emanano quel profumo inconfondibile creano sentimenti lieti nell’animo e crea sensazioni diverse, belle, genuine.L’aria che si respira ha un altro gusto.Da sensazioni antiche ,ricordi di prima fanciullezza, quando di quella cara Chiusa né facevamo una seconda casa Ricordi di gente cara che non c’é più che molto prima di noi ha percorso quel tragitto rimasto caro a tanti noi.La strada di campagna ,soprattutto quella della foto , quel tragitto che porta alla “casella” (casetta) É rimasta nei nostri cuori.Vedere i nipotini percorrerla come facemmo noi ai nostri tempi, ci da tanta gioia ,ma anche una lieve tristezza che senza pietà alcuna ci dice:”MAMMA MIA COME CORRE IL TEMPO!!
Ancora qualche minuto prima che il il ferroviere di turno con il suo inconfondibile fischietto dia al macchinista l’ordine che il treno è quasi pronto a lasciare la stazione per poi avviarsi lentamente verso la sua destinazione. A scene come queste ci abbiamo assistito , quel treno Roma-Crotone ,-Crotone -Roma che prendevamo una volta all’anno nei primissimi anni sessanta per ben quattro anni ci offriva queste indimenticabili scene. Ultime raccomandazioni tra il passeggero e chi era rimasto a terra .Ultimi saluti, ultimi sussurri tra quei due innamorati che con la mano nella mano ancora non vogliono lasciarsi. Ultime dolci parole come.:” NON TI PREOCCUPARE TI SCRIVERÒ! Tornerò presto.. e saremo per sempre insieme!”E poi c’è chi si lascia fotografare sulla scaletta prima che il treno si avvii .Sono scene di una volta ,di un tempo che fu e che probabilmente non rivedremo mai più! Peppino Fazio. luglio 25, 2021 SALIRE SU QUEL TRENO ” In quel 4 ottobre del 61 non avevo mai visto in vita un treno prima di allora. Non sapevo esattamente cosa fosse .Forse una corriera ,un pullman come quello di Romano che entrava e usciva dal paesello due o tre volte al giorno. Sapevo che rullava su dei binari fatti da traverse di ferro .Non conoscevo la sua velocita’,la sua capienza,. Sapevo solamente che quella “lettorina” mi avrebbe portato a Roma. Quel treno delle 20 CROTONE -ROMA, avrebbe coperto la sua distanza rullando praticamente tutta di notte, arrivando nella citta’ Eterna , ad andatura sostenuta , senza frenate brusche alle prime luci del mattino dopo. Da li poi qualcuno mi avrebbe portato alla Pia Societa’ San Paolo. Salivo su quel treno che mi stava portando verso un futuro migliore. Quel mio viaggio sarebbe stato il primo ,ma di sicuro il piu’ difficile mai affrontato e che mi avrebbe “sottratto” da quella vita spericolata, libertina, con poco attaccamento alla scuola , perche’ me ne stavo sempre a giocare a calcio in quel campo sterrato del vecchio Lepera con le ginocchia scorticate , con i sassolini che si conficcavano dappertutto, oppure con le gambe graffiate perche’ non c’era albero della nostra cara e vecchia Chiusa sul quale non vi salivo. Addirittura con altri profanammo persino il caro Cipresso del vecchio Cimitero salendoci sopra ,almeno fino a meta’. Il nostro intento era quello di dar la caccia agli inermi uccellini.. La piu’ felice era la mia cara mamma, con mio padre sempre emigrato in Canada , non era mai stata capace di “trattenermi”. Quel figlio, quel suo caro maschietto era troppo irrequieto. Ci aveva provato con Mastro Luigi Fabiano, il calzolaio accanto a noi, ma non ci riusci’, forse in parte. Ero costretto a stare nella sua bottega e osservarlo nel come riparava le scarpe.La mancanza di mio padre era troppo importante per lei. Sapeva che sarebbe stato l’unico che mi avrebbe tenuto all’ordine, e che la sua presenza avrebbe influito su di me con una disciplina ferrea ed efficace.Quindi benediva quel giorno quando quel Santo Prete Paolino busso’ alla nostra porta per proporle il mio “ricovero” ( si fa per dire) in Seminario.Ero salito su quel treno che avrebbe cambiato radicalmente la mia vita.La ferrea legge primissimi anni sessanta del Seminario trasformo’ quel discolo di paese in un pacato , responsabile e disciplinato ragazzo. Ne uscivo dopo quattro anni appena sedicenne. Benedicendo tutti. Dal Prete Paolino che mi venne a cercare, a Don Natale Palmieri che mi condusse assieme ad altri in Seminario. Benedico quei Santi preti che mi hanno accolto anche dopo 50 anni e mi hanno permesso di rivedere quei miei cari posti e riabbracciare “Quei miei cari pali Arrugginiti” . Benedico mia mamma, mio padre che con il suo lavoro nella fredda Svizzera (aveva lasciato il Canada!) contribui’ a pagare quella mia famosa “retta”.Benedico infine anche quel treno sul quale son salito per la prima volta quel 4 ottobre del 1961. Quel rumore dei mortai che battevano sulle rotaie e nelle mie orecchie adesso ripensandoci non mi danno piu’ fastidio. Benedico ancora quel treno che accarezzava i miei ricordi e quelli di chi partiva e di chi arrivava. Quel treno che trasportava il Sud verso il Nord, la miseria verso il progresso, la poca istruzione verso un futuro migliore e con una dovuta e vera istruzione. Quel treno e’ rimasto nella mia mente, nel mio cuore. Quel treno contribui’ al cambiamento totale della mia vita. Sogno un giorno non lontano di rifare quel tragitto CROTONE -ROMA per rivivere e avere le stesse sensazioni di allora! Benedico quel treno!!PEPPINO FAZIO..
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