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PENSIERI E IL SEMINARIO

Updated: Jan 8, 2022

ottobre 15, 2019

PENSIERI! ” In quel ciuffo d’era staccato dal prato c’è il sogno di un adolescente che attraverso il Seminario É diventato uomo guardando con serenità al futuro.” Sembra un titolo di una Tesi alla Maturità, anzi potrebbe esserlo perché ci spinge a riflessioni che riguardano la nostra persona. Gli anni nei quali ci ha visti crescere con principi religiosi e morali hanno lasciato in noi ricordi indelebili, hanno radicalmente trasformato i nostri primi anni di vita trascorsi in un paesello dove quella terribile guerra aveva lasciato i suoi segni. Il sud già povero in se stesso doveva “assorbire” ,anche se indirettamente le conseguenze ,le devastazioni ,la povertà che quella orrenda guerra aveva seminato nel centro -nord. Senza tecnologia alcuna per noi ragazzini la nostra istruzione si limitava, a parte quella fatta con amore dai nostri genitori,chi li aveva vicini pero’…. in quelle quattro ore di scuola ,con pochi libri una matita e forse una biro . Con le varie distrazioni soprattutto quelle di gironzolare per il paese,partecipare a diversi giochi ,ma soprattutto ,una volta procurataci una palla più o meno rotonda anche fatta di stracci, ci teneva ore e ore fuori casa senza possibilità alcuna di imparare ,studiare qualcosa. Se dovessimo benedire un giorno particolare della nostra vita trascorsa in paese, benediremmo quel giorno quando un Prete Missionario proveniente da Roma con l’aiuto del nostro parroco di quel tempo don Natale Palmieri “cercava” Vocazioni. Il suo compito era quello di indirizzare più ragazzi possibili al suo Seminario . Ci riusci con noi. Con l’approvazione dei nostri genitori e la nostra naturalmente decidemmo di partire per Roma quel 4 Ottobre di quel 1961 Forse non sapremmo mai i veri motivi della nostro decisione, ma bastava solamente il pensiero che avremmo lasciato il paesello e saremmo andati a studiare addirittura a ROMA!! Questa idea giustificava la nostra gioia , la nostra voglia di scoprire un nuovo mondo,quello nostro si limitava al massimo un escursione di nascosto fino al Bivio per ammirare quelle macchinette che correvano come pazze in quella tanto nostalgica ,famosa ” A GARA”! Ignari di quello che ci avrebbe riservato una volta entrati in collegio ,del suo impatto nei nostri confronti ,felici come una “Pasqua”, insieme ad altri ragazzi diretti in altre località lasciammo il caro paesello . Bastarono solo alcuni giorni per renderci conto che quella nostra scelta ,fatto con molta fretta ed con entusiasmo non appropriato , ci stava procurando dispiaceri ,pentimenti di aver lasciato alle nostre spalle quel “NOSTRO MONDO”,fatto di vagabondaggine ,spensieratezza , di ginocchia sporche e perforate dai sassolini del campo di “LEPERA”. Aggravata addirittura da un ceffone preso nei primi giorni all’improvviso da un vice Maestro, Motivo? Non avevamo interrotto il discorso con il vicino di banco al battito di mani, che significava :”La ricreazione era terminata!”



ottobre 8, 2019

“IL SEMINARIO….”.L’IMPATTO ” “SESTA ED ULTIMA PARTE.” Aver lasciato gli Immacolatini ,molti erano più giovani di me per colpa dei miei due anni ripetuti alle elementari,trovandomi con quelli del Quarto e Quinto Ginnasio della stessa età ,oppure più grandi ,mi faceva sentire un’altro. Cercai di farmi molti amici . Ritrovati i soliti Bolzoni ,Putzu,Catalano, mentre con Lanatà, Cutruzzolà e un gruppetto di Sardi capeggiata da Tonino Nieddu, Piras, Salis “salirono” insieme a me. Stare a fianco, giocare,studiare accanto a quelli del Quinto già con la Vestizione , mi faceva un certo effetto. Da Sirianni (calabrese) a Peraro, gli stessi Bolzoni ,Putzu, Diodato, Ignazio Cau ,Collicelli era tutta “gente” da imitare, da seguire. Quell’abito nero li distingueva da tutti gli altri ,eppure erano come noi , con gli stessi problemi, le stesse preoccupazioni,lo stesso ed unico motivo: ESSERE LA ,significava proseguire il lungo cammino che “ci” avrebbe portati al Sacerdozio. Magari “quelli in nero” stavano con uno o due gradini più sopra,ma sempre “irta ” e lunga si presentava la loro strada. Con la loro Vestizione avevano fatto la “prima promessa”al Signore,l’Abito Sacro che indossavano incuteva loro ,esempio,personalità,disciplina e attaccamento agli studi. “GLl ALTRI”, cioè noi ,se il loro comportamento non fosse “DA SEMINARIO”ne saremmo stati influenzati negativamente e a desistere (rinunciare) a divenire come loro . Giunto in Terza Media incominciai a farmi delle domande. Sapevo che al Quarto si sarebbe presentata anche per me la possibilità ,o se preferite la “SCELTA” di indossare l’abito e fare un passo molto importante quello di aderire, accettare la Vestizione. Non ricordo di averne parlato con gli amici più stretti.Ciascuno teneva celata nel proprio cuore le proprie scelte.Quando sarebbe arrivato quel momento…allora ciascuno ,dopo aver fatto una vera e profonda decisione si sarebbe detto:” No questa strada non É per me.Lascio!” , Oppure:” Si continuerò”! Don Gonella era molto bravo nei suoi discorsi prima di andare a letto la sera ci intratteneva . Dopo averci fatto riflettere sulla giornata appena trascorsa,ci introduceva il tema della Vocazione Indirizzandosi più che altro a noi del Terzo che saremmo stati i prossimi ad affrontare quella delicata decisione da li a qualche mese. In un silenzio totale ,ciascuno di noi faceva proprie quelle parole, stampandole nella propria memoria .Il mio sguardo andava spesso a Bolzoni e Putzu vicini di banco già con l’Abito. Cercai di immaginarmi come “loro”, senza riuscirci. Era come se qualcosa m’impedisse di farlo.:” Chi sa cosa dirà la mamma se un giorno molto vicino mi vedesse vestito da Prete? ” Durante le mie varie vacanze le dicevo che non mi sarebbe dispiaciuto diventarlo. Lei compiaciuta sorrideva! Nei giorni e nei mesi seguenti spesso mi tornavano in mente le parole di Don Gonella. Giugno arrivo’ in fretta ,comprese gli esami. Fui promosso al Quarto. Ma c’erano solo le vacanze nella mia testa. Il 20 luglio era alle porte. Non avrei mancato per tutto l’oro del mondo quel treno delle 20 ROMA- CROTONE!! Quel titolo “FRA POCO RIVEDRÒ I MIEI CARI” risuonava nella mia mente tutti i giorni. Era come se qualcosa mi dicesse che avrei affrontato una drastica decisione che avrebbe cambiato di molto la mia vita. Non ci davo peso. Mi dicevo solamente:” Durante le mie vacanze se ne parlerà.” Una cosa curiosa mi venne in mente quel giorno della partenza nel fare la valigia :” Metti tutto dentro Peppi’…chi sa ,in caso non dovresti ritornare non lascerai niente!” I primi giorni erano dedicati ai parenti ,agli amici, alla campagna. Lo zio Rosario con piacere mi portava alla Graria,alla Chiusa, Gli zii Peppino Marasco, e Vincenzo Foglia, mi scherzavano dicendomi:”Non ci dire che ti vuoi fare veramente Prete?” Conoscendomi com’ero da piccolino. Zio Foglia fece di più,un giorno mi porto’ a Crotone per compagnia per fare le sue commissioni prese il litorale . Alla mia insaputa ad un tratto si presento’ davanti ai miei occhi tutta quella interminabile spiaggia ,mi girai! Zio Vincenzo noto’ il mio scatto ,e si fece una risata. Me lo ricorderà e lo dirà a gli altri fino al 93 quando fu l’ultima volta che lo vidi. Vi voglio bene ancora miei carissimi zii!!! Quell’estate del 65 ,il mondo esterno, gli amici ,i miei sedici anni ,qualche sorrisetto delle mie coetanee .La prospettiva che avrei potuto continuare i miei studi iscrivendomi al Magistrale, tutto ciò ed altro mi spinse a prendere la mia decisione. E cosi’ decisi un bel giorno di scrivere una lettera a Don Gonella avvisandolo della mia decisione di rimanere al paese e lasciare la San Paolo. Usai parole dolci, quasi cariche di mille scuse. Dissi :”Caro Don Gonella ,ho deciso,lascio.Voglio la sua Benedizione! Non scorderò’ mai tutto quello che ho appreso da voi,grazie di cuore per tutto!” La risposta non tardo’. Un giorno tornando a casa ,trovai mia mamma con un grande foglio in mano e con l’altra reggeva un fazzoletto.Alzo’ gli occhi carichi di lacrime e mi fa :” LEGGI”!. Lessi tutto in un fiato. Don Gonella rispettava la mia decisione, mi dava la sua benedizione, ma esprimeva il suo forte rammarico per la mia decisione, concludeva cosi’ quella sua lunga lettera! .:”Chi Dio ti benedica Giuseppe! Cerca di essere sempre un buon padre di famiglia!” ERA L’AGOSTO DEL 1965!! Quando nel 66 al Magistrale di San Giovanni In Fiore ,(frequentavo il Primo )Pasquale Lanatà venne a trovarmi da Le Castelle ,lui era già uscito l’anno prima , tra l’altro mi fa :” Fazio ,eppure ero convinto che TU ,ti saresti fatto Prete!” Gli sorrisi dicendogli :” Caro Pasquale non si mai quello che la vita ci può riservare”. Ritornai alla San Paolo nel febbraio del 67 quando andai Roma a passare il Visto. ,nel 2009 ,nel 2013, e nel luglio del 2018! L'”ASSASSINO TORNA SEMPRE NEL LUOGO DEL DELITTO ! FINE. PEPPINO FAZIO.





IL SEMINARIO…L’IMPATTO. ottobre 8, 2019 IL SEMINARIO…L’IMPATTO,, (quinta parte.) Il tempo scorreva anche in Seminario. Capito il sistema scolastico, mi ero ormai adeguato come tutti gli altri.” QUEL DISCOLO DI PAESE DI UNA VOLTA” faceva ormai parte del passato.La disciplina ferrea della San Paolo mi aveva conquistato. Non poteva essere diversamente, altrimenti avrei fatto la fine di tanti altri e di coloro che ho con amore ho parlato e menzionato nei precedenti capitoli che purtroppo lasciarono l’Istituto dopo pochissimo tempo. Sia per problemi di adattamento ,sia per “incompatibilità” con quel sistema . La mia volontà di rimanere e continuare nella San Paolo i miei studi era ancora molto solida . Nessun pensiero di abbandono almeno per quel momento frullava nella mia testa . Forse ….ma chi sa cosa sarebbe successo in seguito. Si era appena concluso l’anno scolastico 62-63 e le solite vacanze estive ,anche se brevi cascavano come cacio sui maccheroni dove mi vedeva (con orgoglio) promosso in Seconda Media . Solito treno del 20 Roma -Crotone,stessi compagni di viaggio. Stesso impatto con il mondo esterno.Ormai “Le Sirene” non influivano sulla mia persona. Pur seguendo il ritmo di quell’estate con influenze varie ,come i vari gruppi musicali, la mia forza di Spirito era come in una botte di ferro. Gli amici ,qualche amichetta ormai mi salutavano e mi parlavano con un certo rispetto. Capivano la mia scelta ,anzi dirò di più mi chiedevano se fossi disponibile a disputare qualche partitella di calcio insieme a loro. Matteo Piperio, Saverio Pandullo e Marasco Saverio ,anche loro erano reduci di un Seminario ,quel di Ascoli Piceno.Trascorremmo del bel tempo insieme. Naturalmente Don Natale Palmieri mi voleva tutti i giorni che fossi da lui in chiesa per servire Messa! Il ritorno era previsto sempre per il 21 Agosto. Trovai una novità. Avrei cambiato gruppo, per regolamento del Seminario dovevo scalare e cambiare. Noi della Seconda Media dovevamo agganciarci con i Maggiorini della Terza, quarta Media e del Quinto Ginnasio. Bisognava anche “scasare” dal terzo piano ..credo scendemmo al secondo. Stessa struttura, stessa grandezza, stessi lettini allineati come in tante Istituti e in tante caserme. Da Immacolatino insieme a tanti altri miei vecchi amici, come Lanatà, Mazzei, Cutruzzolà, De Santis , Pietro Catalano ( oggi Pere Pierre ,qui a Montreal passammo tra i Maggiorini. Eravamo “cresciuti”. Trovammo altri bravi ragazzi con i quali non tardammo ad aprire una solida amicizia, tra i più cari devo assolutamente menzionare Collicelli, Ignazio Cau, ( Parigi) ma soprattutto Francesco Bolzoni ( Vicenza) e Francesco Puztu.( in Belgio) Mentre trovai come Maestro, Don Gonella ,e come Assistente il carissimo Don Olinto Crespi, dove ho avuto modo di parlare molto di lui per averlo incontrato a Roma nel luglio 2018 dopo la bellezza di 53 anni! Cambiammo anche cortile. Da quello ormai dimezzato degli Immacolatini, trovammo un vero campo da calcio ,con delle porte e dei pali ,senza un filo d’erba pero’ ,dove potevamo esercitare il nostro gioco preferito : il calcio. Nel video postato nel precedente capitolo,si può vedere il famoso campetto con quei “PALI ARRUGGINITI!” Tante furono le sfide tra i reparti del nostro Apostolato.Bolzoni era il nostro portiere. Ebbi l’onore anche giocare con i Chierici,aspiranti Sacerdoti di alcuni anni più anziani di me. Il mio ruolo come ala sinistra mi permetteva di sfogare le mie doti di velocista. Allora il compito dell’ala era fatta di lunghe cavalcate con eventuale cross.Se poi l’azione si svolgeva strettamente in area,subentravo e con il mio sinistro segnavo le mie reti. Sebbene fossi già Juventino,qualche annetto dopo il mio idolo divenne GIGI RIVA, la migliore ala sinistra in europa di quei tempi, portava il numero 11 sulla maglia. Ammirato molte volte in seguito in Nazionale. Spero di non annoiare il lettore con questi miei racconti,ma lo ripeto hanno rimarcato e segnato la mia vita in bene. La vita di un Seminarista oltre al gioco ,allo studio era praticamente indirizzata nella preghiera. Dopo la sveglia puntale ogni mattina alle 6, si andava in chiesa,Messa ,comunione ,rosario, e silenzio assoluto. Oltre i famosi annuali Esercizi Spirituali ,tre giorni di assoluto silenzio e molte ..molte preghiere!! Dopo colazione e alle nove a scuola.Quasi quattro ore di dure lezioni fatte dagli stessi Preti. Poi il pranzo. Mezz’oretta di ricreazione e poi ciascuno nel proprio reparto a compiere il proprio dovere di Apostolato. Una cosa ci tengo a sottolineare,passando da Maggiorino,fui cambiato di reparto.Addio i miei cari libri,(chi sa quanti ne avrò letti!!) . Addio mio ufficio postale! Addio Frate Gioacchino ,il mio caporeparto. Al secondo piano vi erano installate le macchine da stampa OFFSET . Mono colore e bicolore. Avevo già 15 anni.Mi affidarono ,affiancato da un caporeparto ,naturalmente quella immensa macchina dalle lastre più larghe delle mia braccia. Dovevo passare su di esse con una spugna un liquido chiamato “gomma” .Questa operazione permetteva alla lastra di proteggersi dalla polvere e da cose “impure” e di conservarsi più a lungo. Quando tutto era in funzione i fogli di carta passavano attorno al “cilindro” e quello che c’era inciso sulla lastra restava ,grazie all’inchiostro ,nero ,oppure di svariati colori sul foglio. C’era da girare la carta per stampare l’altro lato. La più difficile era la”CARTA D’INDIA” molto fine di color giallino ,era la carta speciale con la quale si stampava la Bibbia!! La formazione di noi giovani aspiranti Preti passava anche dall’Apostolato. A quella giovanissima età si aveva già la percezione che un domani non molto lontano l’esperienza di quel lavoro , a prescindere se fossi diventato Prete o meno ,mi sarebbe servita per una formazione della persona e del mio carattere. Fine Quinta parte. Continua. Peppino Fazio.


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IL SEMINARIO…..L’IMPATTO. ottobre 8, 2019 L COLLEGIO….L’IMPATTO . “QUARTA PARTE” Come in tutte le congregazioni e gli Istituti Religiosi , la persona di un adolescente viene marcata da svariati mutamenti. La vita intrapresa per pura scelta in Seminario ,lontana dal mondo esterno con il suo ritmo frenetico, non era dato a sapere al seminarista. Televisione, giornaletti, canzoni ,canzonette ,per dirla in sola parola la mondanità non era fatta per chi un giorno volendolo si professasse di intraprendere la lunga ,sacrificata strada da Prete! L’esterno sebbene fosse accettato da molti ,per alcuni diventava un calvario. Con IL CRESCERE DEGLI ANNI altri fattori si manifestavano. Abbandonata la fanciullezza ,quel “fanciullo” cominciava a diventare un ragazzo. I quattordici e quindici anni erano i più terribili. A questa età ciascuno avrebbe notato il proprio mutamento con conseguenze poco piacevoli nel vedersi nascere contrasti.,ma felici anche perché si stava diventando degli “UOMINI!!” ” Lo faccio ..non lo faccio!!. Ma perché mi succede questo?.: ” É peccato! Dicono i preti.” Una vera battaglia avveniva nella psiche di ciascuno di noi. Un giorno chiesi al mio confessore che poi era anche il mio maestro di latino.:” Padre ,perché mi succede questo….:” Stai diventando UOMO figliolo!” Quando ritornavamo dal boschetto per la solita gita d’estate, oppure si viaggiava in Autobus per andare nelle varie Basiliche ,compresa quella di San Pietro e di San Paolo,alcuni tonavamo un po’ “turbati”. Quel mondo esterno con la sua gente ,quelle panchine occupate da giovani coppie,attiravano i nostri sguardi, pur non volendo eravamo tentati di farlo.! Da qui tutti i contrasti e le controversie a cui il povero ragazzo Seminarista doveva far fronte. Chi non resisteva lasciava molto prima ,altri come me resisteranno almeno per quattro anni! Quelli mostratesi forti agli inizi avrebbero ceduto poco dopo la Vestizione, oppure durante il Noviziato. Pochi erano quelli che dopo lo studio della Teologia venivano ordinati Sacerdoti. Ne parlai a Don Malachini ,il nostro Maestro e senza scomporsi mi porse un libricino talmente piccolo che si poteva mettere in un taschino di camicia. :” Leggiti questo,ma non farlo vedere a nessuno dei tuoi compagni”.Gli obbedi. Lo lessi di nascosto. Appresi molte cose.Mi fu utile. Alla soglia dei quindici anni qualche barriera era stata abbattuta almeno per me. Ero più sereno, tanto che Cutruzzolà con molta confidenza mi chiese in un vero e puro dialetto catanzarese, era di Santa Caterina dello Ionio;” Fazio….ma tu…? Gli risposi con un sorriso, e fini’ la!! Nel luglio del 2018 incontrai nella San Paolo di Via Alessandro Severo dopo 55 anni Don Malachini ,era a letto curvato sotto i suoi 85 anni.Lo abbracciai, gli ricordai di quel libricino, e mi rispose. : “Se ti fu utile ,ne sono immensamente felice!” .Gli risposi di si, stringendogli ancora di più quelle sue grandi mani!! Oltre ad Amendola incontrai qui a Montreal con grande mia sorpresa un ‘altro vecchio compagno della San Paolo. Andavo spessissimo negli anni 90 in un Bar della Piccola Italia a guardare le partite di calcio. L’addetto al servizio della clientela era un ragazzotto ,molto robusto ,avrebbe avuto forse la mia stessa età. Passarono molti mesi prima che mi accorgessi chi realmente fosse quell’uomo tutto fare. Un giorno mentre ci serviva il solito caffè incrociai il suo sguardo in un modo diverso di tante altre volte. Il suo lungo viso pieno di lenticchie ,il suo fisico di una volta ,snello e magro ,una capigliatura folta con i capelli color rossastro, con movimenti e atteggiamenti “diversi” da un normale uomo abbagliarono non solo i miei occhi ma soprattutto aprirono la mia mente! Non resistetti alla tentazione e gli chiesi:” Cristian ,sei lucano, sei un ex seminarista,sei stato nella San Paolo ,anni 61-63 ? ” Esterrefatto e sorpreso di quel mio “interrogatorio” mi fa:” Fazio ma tu chi sei per sapere queste cose?”:” “Tu sei Cristiano Guerino un ex Immacolatino come me,siamo stati insieme a Roma nella Pia Società San Paolo! Non voleva credere ai suoi occhi e a quello che gli era stato appena detto, e con un cenno del capo affermo’ i miei dubbi. Forse sorpreso e rattristato perché gli avevo appena fatto ricordare un brutto passato che certamente non avrebbe voluto farlo,perché ormai “sepolto ” per lui chi sa da quanti anni! Guerino fin d’allora mostrava segni e gesti come detto sopra “diversi’. Sebbene noi altri lo capissimo ,non gli davamo nessun peso ,nessuna discriminazione nei suoi confronti . Era un ragazzo “simile” a noi e rispettavamo la sua persona. Purtroppo non ho mai saputo perché lascio’ presto il Seminario. Un altro caso che la vita mi doveva riservare. Sono anni che non vedo più Cristian,sarà sempre qui a Montreal. Vorrei tanto rivederlo.Il suo viso esile e pieno di lenticchie mi era rimasto nella memoria! Se con Guerino fummo tutti comprensivi e solidari, i Superiori non lo furono con altri che ,additati come quei “DUE” .Misure drastiche venivano prese nei loro confronti. Questa volta preferisco non fare i nomi. Li chiamerò’ solo “QUEI DUE”. Purtroppo per loro quel “IMPATTO” non fu benevole. Mi spiego. Non scopro mica l’acqua calda se vi dirò’ che purtroppo negli Istituti Religiosi anche ai nostri tempi esistesse dell’omosessualità . I nostri due amici sempre appartati,sia durante le varie ricreazioni ,che a passeggio nei vicini boschetti. Il rumorio degli altri compagni arrivarono alle orecchie dei superiori e non tardarono a prendere drastiche decisioni .C’era un immediato allontanamento degli interessati. La ferrea legge dei Seminari non avrebbe risparmiato nessuno. Ma a chi dare la colpa? I tabù restavano tali. La mancanza di educazione della materia era un problema grande quanto una casa. Le ” cosiddette vittime” quasi incoscientemente si “trovavano” coinvolti in queste delicate situazioni e “attratti” da un amico dello stesso sesso ne ampliavano e rafforzavano i rapporti. Nasceva cosi’ una omosessualità tra loro ,che in molti casi poi l’avrebbero continuata ,anche con diversi “partner” nel resto della loro vita. Siamo d’accordo oggi all’insegnamento sessuale che si ha nelle scuole. I ragazzi ,vengono preparati e vengono istruiti nella materia,hanno la facoltà di scegliere . A ciascuno poi la propria scelta indipendentemente dalla loro natura. Peppino Fazio. Fine Quarto episodio. continua. NEL PRIMO VIDEO SI PUÒ’ VEDERE L’INTERNO DELLA NOSTRA CHIESA. L’ALTARE MAGGIORE E NEI QUATTRO ANGOLI I BANCHI DI NOI ALTRI, UN ANGOLO CIASCUNO. IMMACOLATINI, APOSTOLINI, MAGGIORINI E DISCEPOLINI. SONO GLI STESSI BANCHI NOSTRI . IMMAGINATE L’EMOZIONE QUANDO MI SONO INGINOCCHIATO SU UNO DI ESSI…FORSE IL MIO. DON CUPELLO SPIEGA A MIA SORELLA E LINA . IL SECONDO VIDEO É ALL’ESTERNO. VICINO DOVE UNA VOLTA ERA IL CORTILE DEGLI IMMACOLATINI, IL REFETTORIO . LA FOTO DI GRUPPO, E L’ALTRA DURANTE I GIOCHI .ALL’ESTERNO SI NOTA LANATÀ. FRANCESCO PUZTU.



IL SEMINARIO…L’IMPATTO, ottobre 8, 2019 IL SEMINARIO……..L’ IMPATTO . TERZA PARTE. Arrivarono anche le tanto agognate e sospirate vacanze. Quel 21 luglio del 62 arrivo’ come una manna dal cielo. Presi quel treno delle 20 ,Roma- Crotone insieme a Pasquale Lanatà , Antonio Mazzei e Cutruzzola. Pasquale fini’ il suo viaggio a San Leonardo di Cutro. Mi diceva che era suo nonno che andava a prenderlo alla stazione con il carretto!. Cutruzzolà deviava per Catanzaro ,mentre Mazzei proseguiva per Roccella Ionica. Ci salutammo dandoci appuntamento al 19 agosto giorno del ritorno. Volendo fare un breve resoconto dei primi nove mesi come seminarista, devo affermare che l’impatto con il “mio” nuovo mondo non era poi stato tanto traumatico.Le difficoltà di adattamento non erano mancate. La scuola….a proposito ero stato ammesso alla Prima Media con discreti risultati. Alle domande dei miei e dei vecchi amici se fossi stato promosso rispondevo con un orgoglioso “SI!” . La scuola dicevo non era più una chimera per me. Sapevo che senza di essa non sarei andato in nessuna parte. Non parlerò del mese trascorso al paesello,anche perché l’ho già fatto in altri racconti, ammetto e confermo che tra i vecchi amici che ho ritrovato , di alcuni non mi piaceva il loro linguaggio,fatto di parolacce e “cattivi discorsi”. (Insegnamento dei Preti!) Mi davano fastidio e cercavo di evitarli. Il cambiamento della mia persona stava la’. I preti ,il luogo, i nuovi compagni , le preghiere, il culto praticato avevano volontariamente ed involontariamente influito sulla mia persona e subito mi accorsi di quel radicale cambiamento. Dovete sapere che in quegli anni sessanta molti di noi ragazzi prendemmo la via del Seminario naturalmente in diverse località. Ma chi c’era con me a Roma nella San Paolo? Trovai Antonio Scalise detto YOGHI, mio cugino Antonio Fazio ,purtroppo deceduto il 10 luglio del 2018. Erano negli Apostolini. Mentre l’anno dopo alla mia insaputa entro’ nel mio gruppo Gabriele Tallerico, ve lo ricordate? Vive adesso non lontano di Vicenza . Ci siamo riabbracciati dopo la bellezza di 55 anni l’anno scorso a Castelsilano, vi lascio immaginare l’emozione. Gabrielino ci rimase per poco tempo, malgrado la sua buona volontà di riuscire negli studi,trovo’ delle difficoltà di adattamento, amava contribuire nell’Apostolato ,ma piazzandolo nella tipografia ad impostare i caratteri,si perse d’animo e fece altre cose. Un giorno mi accorsi che non c’era più. Evidentemente era venuto il suo caro babbo da Vicenza oppure da Castelsilano e l’avventura da seminarista di Gabrielino fini’ la. Mentre il cugino Antonio si fece portare dal suo Maestro ad Alba. ci rimase altri due anni e poi anche lui lascio’ la San Paolo. E YOGHI? ,per tutti era SCALISE. Persino il suo e poi mio maestro d’italiano ne parlava con entusiasmo. Scalise amava molto scrivere. Aveva il racconto nel sangue. Qualche settimana prima delle vacanze di luglio ,Don Bonetto ,questo il nome del professore d’italiano che diede ai suoi scolari un tema da svolgere in classe.: “FRA POCO RIVEDRÒ’ I MIEI CARI” ,Tutto un programma. Don Bonetto come esempio ci lesse un passaggio. :” Quando arriverò al paesello riabbraccerò’ il mio fratellino CICCIO , e mi stringerò’ al petto quel gattino che tanto mi é mancato!” Niente di trascendentale . Antonio aveva espresso il suo pensiero ,quello che sentiva nel suo cuore in quel momento. Un giorno gli “rubai” il titolo e buttai giù tutta quella voglia che si ha quando si stanno per riabbracciare i propri cari.. Ma com’erano i rapporti tra compagni?.Naturalmente quelli della stessa classe si aveva più contatto. Non solo ,anche quelli vicini di letto c’era un rapporto più amichevole.Sapete che i Seminari erano forniti di grandi camerate con svariati letti tutti messi in fila distante l’uno dall’altro poco più di un metro. Nessun guardaroba ,forse qualche attaccapanni ci era concesso di usare. Le nostre cose personali bisognava tenerle nella valigia. Una cosa normalissima per noi. Come in ogni luogo di vita di gruppo ,anche da noi erano permesse le amicizie. Alcuni Sardi ( per fortuna pochi!) amavano stare insieme,anche perché piaceva loro conversare durante la ricreazione nel loro incomprensibile dialetto, mentre i Preti non lo permettessero” I miei erano un po’ particolari,con alcuni ci giocavo a calcio ,altri erano compagni di tavola nel refettorio ,altri come i tre menzionati sopra amici perché CALABRESI come me!! Francesco Bolzoni, il mio portiere preferito, Francesco Putzu, Francesco Don Cupello li ritroverò’ da Maggiorino due anni dopo. Ma come’era il rapporto con gli altri. Con tanti ragazzi provenienti da ogni angolo d’Italia con abitudini diverse,culture e soprattutto dialetti diversi. Quello che importava secondo i primi insegnamenti del Preti Superiori era la collaborazione l’uno con l’altro. Con tutti loro bisognava dividere praticamente tutto. Dal bagno alle docce, al cortile ,alla scuole, al tavolo del refettorio . Una cosa era la più importante; il rispetto reciproco senza alcune offesa se ci accorgessimo che qualcuno fosse lento nello svegliarsi ,nel vestire ,lento anche nei vari giochi. Non bisognava mai deriderlo ,ma cercare di aiutarlo ad integrarsi nel gruppo. Purtroppo alcuni facevano marcia indietro perché non resistevano al quel cosiddetto “Impatto”. Il cambiamento di vita era talmente radicale che li metteva in una posizione che sarebbero bastate alcune lettere ai loro genitori per convincerli che quella nuova strada intrapresa non era la loro. Naturalmente gli altri (noi ) erano gli ultimi a saperlo. Don Malachini leggeva le nostre lettere.Ecco.Come leggeva quelle dei genitori ..Il ragazzo all’insaputa si sfogava indirizzandosi alla mamma. Franco Amendola un cosentino che incontrai nel 69 qui a Montreal, vive tutt’ora nella nostra Metropoli ,amico di reparto,scriveva:” Cara mamma ,sono triste, qui il mangiare del preti non mi piace,resto digiuno” Scrisse altre cose Franco. Appena conclusa la Prima Media ,ritornando per le vacanze a Mindicino, rimase nella nostra bella Calabria. Parlando di amicizie “strette” alcuni si lasciavano inconsciamente “incastrare”. Allora si vedevano i soliti “DUE” che si appartavano,sia in cortile ,ma soprattutto quando si andava a passeggio nei vari boschetti della bella Roma. Al prossimo episodio racconterò qualcosa. Peppino Fazio. Fine terza parte.. Continua. NEI DUE VIDEO FATTI NEL LUGLIO DEL 2013, RITORNO SUL MIO CAMPETTO DI CALCIO ,NE RIABBRACCIO “QUEI PALI ARRUGGINITI. COMPRENSIBILE LA MIA EMOZIONE. NEL SECONDO , MI VEDE A TAVOLA CON BOLZONI ,LANATÀ , DON CUPELLO, SALVATORE PARROTTA IL FOTOGRAFO ,MIA SORELLA ISABELLA E LINA MIA MOGLIE. RICORDI INDELEBILI. 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IL SEMINARIO…L’IMPATTO ottobre 8, 2019 IL SEMINARIO ….E IL SUO IMPATTO, Seconda Parte. “Tutto scuola ,Apostolato e chiesa”, con queste tre parole conclusi la prima parte. Le ferree regole del Collegio non tardarono a mettere in “riga” anche a me. Fui inserito in una classe di almeno una quindicina di ragazzi. Una specie di “preparatoria” che terminava pochi giorni prima del Natale.Quelli più “preparati” passarono il “test” e vennero ammessi alla Prima Media, mentre io ed altri fummo “fermati” ,costretti almeno fino a giugno a continuare in quella classe detta (“Preparatoria”). Non ci fu nessuna sorpresa da parte mia , conoscendo la mia poca applicazione alla scuola , mi rassegnai e continuai per quella strada,unica e percorribile che se tutto sarebbe andato per il meglio ,avrei riacciuffato la Prima Media , anche perché la “frenata” sarebbe stata per me “salutare” Avrei capito l’importanza della scuola, ne avrei riacquistato quella voglia necessaria che mi avrebbe fatto “sentire ed essere” come tutti gli altri. Punto dall’orgoglio di ben figurare nei confronti dei tanti compagni sardi, ciociari ,e molti veneti, chinai come si suol dire il capo sui libri e mi scrollai di dosso quella maledetta antipatia verso la scuola. Persino mio padre quando per Natale venne a farmi visita insieme ad altri compaesani se ne accorse!. Tornando dalla Svizzera per la tregua invernale spinto dalla curiosità di vedere il suo proprio figlio in Seminario ,non l’avrebbe mai immaginato conoscendo il mio carattere irrequieto, ‘cazzillusu”,e svogliato ,che un giorno per me si sarebbero aperte le porte di un Istituto Religioso. Ci credette quando mi strinse tra le sue braccia. Ci credette quando alle sue domande fatte nel nostro dialetto gli rispondevo in un discreto italiano. Lo capivo dalla maniera con cui mi guardava, sicuramente orgoglioso e felice in cuor suo. Certamente già immaginava di vedere un giorno non lontano un figlio “istruito” Per l’occasione mi volle fare un regalo. Mi porto’ un orologio di marca Tissot dalla terra che gli dava lavoro !.Lascio a voi immaginare la mia felicità. Quando ci lasciammo ,ci abbracciammo. Abbracciai anche i suoi cari compagni , che vollero accompagnarlo ,Gabriele Aquila ‘Bucciglia”‘ e il cugino Giuseppe Cortese.( Caiuzzu) Sia zio Gabriele che Giuseppe nel corso degli anni mi ricorderanno quella indimenticabile visita,e di aver rivisto e ritrovato in quel giorno un adolescente trasformato. Restava da migliorare molto la mia grammatica ,i moltissimi verbi mal coniugati ,usati malissimo con i quali facevo acqua dappertutto . Ma non mi scoraggiavo. :”Apprenderò, parlerò ben presto , come gli amici veneti, i sardi , ma soprattutto come il nostro caro Maestro Don Attilio Malachini ;un faro, un esempio in tutto!” i Paolini oltre a farci studiare i ragazzi ,essendo dei Missionari si dedicavano alla stampa. A pochi metri dal nostro dormitorio e dai nostri locali di studio ,c’era un fabbricato allestito con tutte le sue regole per stampare giornali, giornaletti e soprattutto libri di ogni genere, Vangeli e Bibbie . Il loro intento era di raggiungere la gente tramite la stampa. Il cosiddetto “APOSTOLATO”, diffondere la Parola di Dio nelle case e nelle coscienze di ciascun credente. ( Si fa tutt’ora,si stampano il Giornalino, il Cooperatore Paolino e soprattutto ad Alba si stampa la famosissima “FAMIGLIA CRISTIANA!) I ragazzi presenti nell’Istituto venivano divisi in quattro gruppi. Apostolini, Discepolini che avrebbero seguito la strada per diventare Frati, mentre gli Immacolatini e Maggiorini quella per diventare Prete, con diritto di dire la Messa ed eventualmente diventare Missionari nel mondo. Io fui inserito dagli inizi negli Immacolatini. Nel 1977 troverò’ qui a Montreal tre dei miei ex compagni , Ignazio Cau ,un sardo ,Pietro Catalano ,cosentino e Egidio Collicelli Veneto, avuti come compagni appunto a Roma nei primi anni sessanta. Furono mandati qui a Montreal per svolgere la loro Missione. Pietro Catalano é ancora qui sul Boul. Bourassa! (Pie IX) ,gli altri due sono in Francia. ,MEDIAS PAUL. Quante cose bellissime che ci riserva la vita! Tutti insieme formavamo un ottima prospettiva di mano d’opera! Ciascun gruppo a turno aveva il suo compito. A ciascun ragazzo veniva assegnato un “lavoro”. Tre ore al giorno che sarebbero servite a contribuire ai fini che i nostri cari Preti si prefiggevano.: Diffondere la Parola di Dio tramite la Stampa.! Idea nata dal fondatore della congregazione,l’ormai Beatificato Don Giacomo Alberione. Alcuni erano molto impegnativi, come la tipografia,la legatoria, la Brossura, le impaginazioni grafiche, la preparazione delle lastre di stampa , ecc..ecc. A me tocco’ di occuparmi insieme ad altri e ad un capo-reparto del deposito libri. Il mio compito era quello di piazzare ogni collana sulla propria scansia, conoscerne i titoli di ogni volume e il tipo di Bibbia e Vangelo stampato . Cosa utilissima per eventuali spedizioni in ogni parte d’Italia secondo la comanda ricevuta. Forniti anche di un vero e proprio ufficio postale ,ne impacchettavo il tutto, lo affrancavo secondo le regole delle Poste Italiane ,mentre altri si sarebbero interessati alla spedizione nel vasto territorio . Confesso di aver avuto in seguito la grande passione della lettura, rimanendo tutti i giorni in mezzo a quei libri. Ne prendevo uno ogni tanto e me lo leggevo in periodi pausa, oppure di mattina presto di nascosto dell’Assistente sotto le lenzuola. Erano libri di avventura di autori francesi e italiani. Ricordo che la San Paolo fece incidere un disco su un discorso storico fatto da Papa Giovanni , Angelo Giuseppe Roncalli, il Papa Buono! , dove al termine del suo discorso si indirizzava ai genitori presenti in Piazza San Pietro con queste sante parole:” Quando sarete a casa e trovate i vostri bambini, fategli una carezza, e dite loro che questa É LA CAREZZA DEL PAPA!!” Piango commosso ancora adesso. Quel disco fu spedito in tutta Italia ,sarebbero state migliaia di copie. Era un omaggio agli abbonati del settimanale stampato appunto nella San Paolo; “ORIZZONTI” La parola “APOSTOLATO” era per noi un impegno verso Dio, preso con serietà come una preghiera e venivamo giudicati anche nel modo con il quale lo affrontavamo!. Donando quelle tre ore giornaliere contribuivamo anche noi a diffondere la Parola di Dio tra la gente. Peppino Fazio. Fine seconda parte.


ottobre 8, 2019

” IL SEMINARIO…E IL SUO IMPATTO.” . Ma cosa ti salta in mente Peppino? direste voi. Niente ,sto solo provando di tornare indietro di oltre 58 anni e rivivere quei miei quattro anni trascorsi in Seminario .:” Ma ne hai parlato altre volte.Hai parlato dei tuoi ritorni nostalgici in quelle quattro mura almeno tre volte!” :”É vero ,ma mai sono entrato nei dettagli,mai ho riportato il vero impatto,l’urto contrastante a quella nuova vita fatta di preghiera, obbedienza, rispetto, collaborazione con i compagni ,attaccamento alla scuola ,ai principi morali e religiosi. Mi fermerò’ su episodi e fatti accaduti che solo alla distanza di tantissimi anni si ha la voglia e la volontà di farlo. La vita collegiale per chi non la conoscesse nasconde (nascondeva) pericoli di ogni sorta. il passaggio dalla pubertà alla gioventù veniva affrontata da qualcuno con traumi psicologici ,che ne hanno segnato la loro vita modificandola non sempre per il meglio. Bisognava affrontare con sacrificio quel periodo che ciascun ragazzo veniva marcato da molteplici cambiamenti compresi quelli psichici. Ma ci ritornerò e ne svilupperò alcuni casi. Quel ragazzo discolo di paese che era in me ,doveva far fronte ad un cambiamento radicale,altrimenti ….altrimenti sarei rimasto in paese,senza scuola, magari dietro un muratore, oppure come hanno fatto i miei cari cugini De Pasquale , Antonio , Max ,Ciccio, che giovanissimi hanno lascito la loro casa e i lo cari genitori per trovare un futuro migliore al nord. Passare da una libertà assoluta,come marinare la scuola, stare sempre dietro una palla di gomma,tornare a casa a notte fonda con le ginocchia “perforate” dai sassolini del campo di Lepera OGGI EDIFICIO SCOLASTICO! , Oppure i gomiti e le gambe graffiate dalla curva del cimitero vecchio (oggi Piazza Padre Pio!) con la mamma impotente nel controllarmi, “agevolato” dalla mancanza di mio padre perché “SEMPRE EMIGRATO NELLE AMERICHE!” Ecco quel discolo di paese doveva far fronte ad un altra vita,altri modi di parlare , comunicare con tutti quei ragazzi più o meno della stessa età, accettarne le loro opinioni ,condividere con loro posti a tavola e i giochi nel cortile durante le varie ricreazioni, e tante altre cose. Quel quattro ottobre del 1961 ci aveva accompagnati Don Natale Palmieri.Alcuni compaesani si erano fermati a Barletta ed Ascoli Piceno,mentre per me si prospettava nel mio destino LA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO DI ROMA. Inutile dirvi che trascorsi i primi giorni nella solitudine assoluta. Mi davano persino fastidio le grida e gli schiamazzi dei miei nuovi compagni durante le varie ricreazioni . Erano tanti ,forse tra i sessanta e i settanta.Piccoli ,grassi ,alti ,magri, ma tutti rumorosi. Solo alcuni entrati freschi come me ,e questo mi consolava, se ne stavano appartati. Un giorno più in la qualcuno mi dirà che i nostri primi giorni erano affetti dal classico “mal di mamma”. Infatti oltre a lei mi mancavano le mie due sorelline Luisa e Isabella ,con le quale da piccolino dividevo un letto fatto di foglie secchi di grano turco, mentre il giorno litigavamo per cose futili per la disperazione della nostra cara mamma! Mi mancavano gli amici, il campetto (per modo di dire) di calcio,mi mancavano le stradine (Vinelle) del paesello ,teatro dei miei giochi preferiti,. Mi mancava la cara Chiusa e i suoi uccellini.Mi mancava quella smania di scoprirne i loro nidi d’estate e impadronirmi dei loro piccoli e d’inverno quella voglia di catturarli con la trappola dietro la casella del caro nonno Gaetano in quel mucchio di raspe d’uva che si era formato dopo la grande vendemmia del mese di ottobre. Mi mancava il Campanile con le sue tre campane. Ero sempre uno dei primi che salendo quelle irte e pericolose scale ,me ne impossessavo di una e per la mia gioia afferrandone il martello, mi deliziavo a suonarle. Erano giorni di festa,San Leonardo,la Madonna della Campagna! Appunto San Leonardo!! Mi mancavano le bancarelle ,i giocattoli e le macchinine “proibite” per me, perché troppo costose, Mi mancava la banda! Ah che gioia quando venivo svegliato di mattina presto dal suo grosso tamburo! ERA FESTA IN CASA E NEI NOSTRI CUORI !BASTA DORMIRE! Mi mancavano le ragazzine delle elementare,dal viso acqua e sapone,mi mancavano i loro sorrisi, i loro “CIAO”. Per alcune eravamo i loro “EROI” .Pur di ben figurare ai loro occhi ci avventuravamo in giochi pericolosi,come saltare in mezzo alle fiamme di un mucchio di paglia incendiata nelle giornate di passeggio, oppure saltare da scale alte su un mucchio di sabbia nei pressi delle loro case. Mi mancava ( chiedo scusa ,non é per vanità) quel soprannome “ATTORE” ,per molti non ero più “PEPPINO”, ma “L ‘ATTORE!” Mi fu affibbiato da qualcuno mentre mi vide avventurarmi con il rischio di rompermi l’osso del collo in un salto alto e lungo la dove al posto della casa del Dottore Ciccio Scalise ,c’era una scarpata con della legna. Imprudentemente presi una lunga rincorsa,e nell’ “atterraggio” rischiai di rovinarci addosso con tragiche conseguenze. Per la grande meraviglia dei pochi presenti, che per qualche secondo erano rimasti con il fiato sospeso, preoccupati del mio stato, ma felici di esserne uscito “indenne”,uno di loro ad alta voce grido’! :” MA CHISSU E N’ATTORE!! . Tutto bene quel che finisce bene. Mi mancavano tutti e tutto. Cosi’ passarono i primi giorni e i primi mesi, la ferrea legge del Seminario mi stava conquistando. Avete in mente quel puledro che dopo severe prove del suo padrone per abituarlo a farsi cavalcare, si rassegna ,si concede per poi divenirne il suo migliore amico. Mi rassegnai anch’io e mi “avvicinai” agli altri compagni che prima di me si erano scrollati di dosso la vita di paese ed erano entrati in una nuova ; quella collegiale . E cosi’ quel 1961 volgeva a termine con un “Peppino” CHE SI AVVIAVA ad un radicale cambiamento. Nessuno più mi avrebbe chiamato “ATTORE” , nessuno dei miei nuovi amici era al corrente delle mie vecchie e spericolate cavolate!! ,ma ero semplicemente un ” FAZIO” ,eravamo tutti “IMMACOLATINI”devoti dell’Immacolata, tutto scuola ,Apostolato e chiesa. Fine prima parte. Peppino Fazio.















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