" E TRIBUTO AI MIEI CARI SUOCERI. İo me la ricordo la felicità, era fatta di operai che andavano al mare nei giorni di estate. Le macchine senza aria condizionata, con i portapacchi piene di valigie e le autostrade senza bollini neri. Erano gli anni dove i pensionati potevamo permettersi la giusta ricompensa dopo una vita di sacrifici, erano gli anni delle spiagge con i tavolini e le paste al forno, e quei contenitori frigo, più forniti dei supermercati. La felicità, con quelle sedie pieghevoli e quei caffè nei termos a fine pranzo, le foto con i rullini, i discorsi tutti insieme a fine pranzo, i bambini che facevano i bambini. Le città deserte, per il pane dovevi andare alla stazione centrale perché tutti sapevano che lì c’era un supermercato sempre aperto. Aveva un altro sapore la felicità! Le discoteche in spiaggia, fatte di legno con le lampadine colorate, le ragazze sedute che aspettavano l’invito per ballare quei lenti e conoscersi meglio, eravamo più estranei e molto più intimi senza sapere ancora il nome. Noi, con una chitarra e un fuoco in spiaggia, avevamo il paradiso, noi in cerchio e una bottiglia che girava trovavamo un bacio, e porca pu**ana ti capitava sempre quello che non ci piaceva. Noi, figli dei francobolli e delle cartoline “tanti saluti dal mare” che li spedivamo sempre l’ultimo giorno, forse per questo avevano il sapore amaro quei francobolli quando li leccavi, perché le vacanze finivano, ma si tornava a casa felici, senza bollette arretrate nei cassetti, con le cartoline che arrivavano in autunno, con la serenità nella testa e la speranza sempre a portata di mano. DAL WEB LA NOSTRA RISPOSTA. Sara' struggente un po' leggere questi nostalgici pensieri, ma pieni di una sana realta'. Sono gli anni fine cinquanta inizio sessanta; I NOSTRI! quelli che videro attraversare mezzo stivale per recarsi a casa per le meritate vacanze uno "spaesato " Seminarista . "rinchiuso' per undici mesi in quelle quattro mura, quel mondo esterno gli si presentava tutto d'un colpo davanti ai suoi occhi. Era il mese di agosto ,l'Italia OPERAIA si apprestava con un grande esodo a lasciare le citta' per montagne incantevoli e mari dalle invitanti spiagge. Code interminabili, un sole da spaccare le pietre , ma tanta felicita'. Bambini con le teste fuori dai finestrini ammiravano il paesaggio, salutando i "VICINI" ,altri bambini in altre macchine. I famosi "mangiadischi" portati a massimo volume "lanciavano" 'NON SON DEGNO DI TE, IN GINOCCHIO DA TE, di Morandi e "LA PARTITA DI PALLONE della Pavone . Si andava in vacanza tutto era permesso, anche le lunghe soste ,il lungo traffico. Erano momenti di gioia e spensieratezza ,. Il fumo delle fabbriche ,il forte traffico e il rumore delle macchine in citta' ,potevano aspettare. Era il tempo delle vacanze, erano altri tempi, altre gioie ,altri amori, era un'altra felicita' ! Peppino Fazio. AI MIEI CARI SUOCERI!! I miei cari suoceri. Maria Isabella Marasco e Francesco Martino in localita' Mericello. NELLA PRIMA FOTO ,MENTRE NELLA SECONDA SIAMO NEL 1996 A MONTREAL, IL SUOCERO FA FINTA DI GUIDARE IL MO GM. MIRICELLO .Un pezzo di terra che il suocero con mille sacrifici si prese a rate da un governo "LADRO" .Ne pago' mese per mese la sua onesta "retta" . Da un mezzo bosco insieme al caro parente Giovanni Arcuri ,ne trasformarono una terra fertile composta da un discreto vigneto ,ma soprattutto da un oliveto. Sebbene una buona parte fosse in pendenze quasi proibite, ne curarono ogni pianta a forza di braccia. Quando sembrava che tutto stesse funzionando ,e che i loro sforzi e sacrifici stavano dando il loro frutti ,amichevolmente si separarono e ciascuno ebbe la propria 'LINZA" . Ci costruirono altre casellucce , un pollaio ,purtroppo meta di maledetti ladri cacciatori . Quella terra e' ancora la. Ereditata da Gianni Arcuri e dal cognato Antonio Guzzo di San Giovanni In Fiore sposo della cognata Maria Martino. Queste terre non sono state mai abbandonate , sia Gianni che il cognato ci tengono cura per il rispetto e la memoria del caro Arcuri e del caro suocero! un giorno in passato furono risorse e mantenimento per moltissime famiglie del nostro caro paesello. Il sudore di questa gente ha lasciato il segno. Esserci ritornato dopo la morte dei cari suoceri, una forte tristezza ci ha assaliti. Ogni pietra rimossa, ogni piantina piantata, persino qualche arancio e limone ,che ha causa della siccita' non videro mai luce, e non portarono alcun frutto, in quelle piantine ci vedavamo il duro lavoro e i sudori dei suoceri. Meriterebbero tutti ricordati e apprezzati. Tutti coloro che amorevolmentesi servivano di localita' svariate ,come ; MIRICELLO, PASTORE, A CINTUNERA, MISUDERA, CALAMINDEA , U JARDINU, A GRARIA, A SERRA, MANTE SCIAVU ecc.ecc. A tutta questa gente va il nostro ringraziamento . Peppino Fazio . i
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