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IO E ILCALCIO 10 CAPITOLI.

Updated: Jan 6, 2022

IO E IL CALCIO. DECIMO ED ULTIMO CAPITOLO. settembre 17, 2017 “IO E IL CALCIO DECIMO ED ULTIMO CAPITOLO.” Come ogni appassionato di calcio praticato e giocato amavo soprattutto quello professionale,divenni tifoso di una squadra.Come detto in tante occasioni fin dai primissimi anni della mia fanciullezza sotto “la spinta”del nostro caro professore Dino De Vuono, moltissimi dei suoi alunni diventammo tifosi JUVENTINI! Le gesta dei vari Sivori, Charles e Boniperti ci venivano raccontati dal caro Professore. Lui che immancabilmente e puntualissimo leggeva le cronache sul suo iseparabile “TUTTO SPORT”! Pur non vedendoli all’opera quel suo raccontare le loro giocate ,le loro reti segnate, venimmo “risucchiati” dal tifo,quasi da far invidia allo stesso De Vuono. Non potendomi permettere di comprarmi il giornale ,cercai in tute le maniere di seguire qualche partita in Televisione la domenica sera, ma dove? Pochissime TV erano ancora in circolazione in paese. Ricordo che Rai Uno trasmetteva un tempo registrato di una partita della domenica. Sapevo che il farmacista Don Alfonso la guardava , mi accostavo alla sua finestra in quella Vinella di Le Pera, e con le manine attaccate a quelle sbarre sebbene muta me la gustavo.E cosi’ incominciai a conoscere alcuni giocatori. Purtroppo nel periodo trascorso in seminario ci fu eclissi totale. Nessuna TV ci era permessa, immaginiamoci poi il calcio. Dal 61 al 65 tornando in vacanza sentivo alcuni amici parlare di quella grande Inter, l’Inter di Helenio Herreva che faceva stragi in campionato e in Europa. Ma non mi feci corrompere. La Mia fede era quella JUVENTINA e nessuno sarebbe stato mai capace “strapparmela” dal cuore. Per fortuna le Televisioni in paese aumentarono e non ebbi più il problema di assistere a qualche partita. Ma il 4 agosto del 67 era già la. dopo aver lasciato il Seminario feci due anni di Magistrale ,ma poi per voler di mio padre ( e anche MIO !) Emigrai qui a Montreal. Addio calcio, per le TV canadesi era un tabù. Solo nei parchi della metropoli emigranti nostalgici ,Italiani ,Graci Spagnoli, dietro apposite leghe durante i tre ,quattro mesi di estate organizzavano e disputavano i loro campionati. Con gli anni ci partecipai pure io ,come già raccontato. Per fortuna la radio italiana C.F.M.B ,ogni lunedì sera alle 18,30 nella persona dell’amico Nino Di Stefano ( (oggi in pensione) dava i risultati del giorno prima ,Serie A e Serie. B. Una manna. Ne seguivo con trepidazione tutti gli svolgimenti .Un modo per tenermi in contatto con la mia cara Patria e il nostro calcio. E cosi’ ,per nostra grande fortuna nei primi anni settanta ci fu donato ogni domenica mattina dalla stessa radio in collegamento via Satellite e in diretta ,”TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO”! Tutto ( o quasi) le cose si stavano cambiando. Sentivo dalla viva voce di Enrico Ameri e Sandro Ciotti le imprese dei mie “EROI”.Le TV private ancora non erano sicure di trasmettere il calcio estero in chiaro,forse anche qualche “forza occulta” glielo impediva. E cosi in occasione dei mondiali del 70, 74, 78, allestirono nel metropoli in apposite Arene, a quadro gigante ,a tariffa salata per volesse assistere alle partite dei mondiali. Come fai a dire di no? Patiti come eravamo tutti noi italiani all’estero,con grande sacrificio assistevamo alle partite. E a parte Argentina 78 gli altri mondiali furono molto amari per noi. E il campionato? Anche qui ci fu una specie di “sfruttamento” .I proprietari dell’unico cinema in lingua italiana ebbero la “brillante” idea (per loro) di trasmettere a circuito chiuso nel loro teatro una partita del campionato italiano al costo di $10 ,equivalanti ad otto ore del mio semplice lavoro! “Alla faccia….” dissi. Ma l’amore per la mia Juventus era troppo forte e andavo con altri amici a vedere le partite “ADDUE C’É GUSTU UN C’É PERDENZA!! ). Ebbi la gioia di vedere anche il nostro Catanzaro e il grande Palanca!! Nell’82 invece con i mondiali di Spagna le TV locali sia in lingua francese che inglese ,capirono che il calcio stava “seminando vittime”anche tra gli stessi Canadesi e decisero di trasmetterci le partite. Un buon segno . Vincemmo quel mondiale come sapete tutti. Finalmente ero aggiornato di tutto . Incomincia a comprarmi la Gazzetta e Tutto Sport, di ogni lunedì ,anche se arrivavano con due giorni di ritardo. Da quell’82 si poteva vedere qualche partita anche della Champoins. IL Soccer ,come viene erroneamente chiamato qua, divenne popolare.Montreal incominciava ad avere la “PROPRIA” squadra,fino al punto che oggi l’IMPACT de Montreal milita nella MLS. Se ne fatta di strada.!! Oggi abbiamo satelliti che trasmettano in inglese,e in francese le partite persino dei preliminari .Tutti i campionati sudamericani, spagnoli ,ITALIANI ,tedeschi sono dati in CHIARO. Alla faccia di quando per seguire la finale degli europei del 68 tra Italia e Jugoslavia ,tenevo incollato l’orecchio ad una radiolina via onde corte, dietro ad un bar per “captare” meglio il segnale ,al 2 a 1 di Anastasi gridai e tutti gli altri insieme me “ITALIA…ITALIA!!! E così finisce la mia storia “IO E IL CALCIO“. Incominciata alla fine degli anni 50 e proseguita fino al 93, praticamente quando per l’ultima volta indossai al paese un maglietta e un paio di scarpette per dar sfogo a quella mia grande passione. Un passato che non tornerà mai più.Restano quei bei ricordi ,qualche sbiadita foto a colori, e resterà il mio racconto che con modestia ho cercato ,anche se con errori a metter su carta. Quanto scritto é uscito dal profondo del cuore e da quella fonte (memoria) che Dio ha deciso di prolungarmi ancora, spero fino all’infinito. Ormai con i capelli che giorno più giorno imbianchiscono sempre di più, nei momenti di solitudine mi “cullo“in quei bei ricordi di fanciullezza, tutti quei calci dati ad una palla prima di pezze ,poi di gomma, poi di cuoio che faceva malissimo quando lo si colpiva di testa , per via di quei suoi lacci di spago duro,fino a quel pallone in bianco e nero ,moderno( forse cucito da bambini del terzo mondo!!) tornano nella mente e con malinconia me li “rivedo e rivedo“ come scene di un film visto e rivisto,e quanto ho scritto lo voglio veramente raccontare ai miei nipotini!! Sembra un gioco, ma dal calcio ho imparato tanto . Amore verso il prossimo , rispetto verso l’ avversario, accettare la sconfitta. Solo perché quel pallone spinto e calciato in una data maniera era voluto entrare in quella porta per la mia più grande felicità! Adesso il calcio lo seguo in TV , la passione é rimasta sempre la stessa però con lo spirito di tifoso.Grazie al mio indimenticabile professore di quinta elementare DINO DE VUONO , sono di fede Juventina da oltre 60 anni. Grazie di vero cuore professò!! FINE . PEPPINO FAZIO E cosi’ giunti veramente alla fine vorrei aggiungere alcune foto ,cosi’ a “RUOTA LIBERA” ,che hanno caratterizzato i momenti più belli che ho avuto restando in contatto con il calcio,parlato , commentato e da tifoso. Grazie di cuore a voi tutti ancora per avermi letto. P.F.






IO E IL CALCIO CAP. NONO. settembre 17, 2017 “IO E IL CALCIO .CAP. NONO.” La febbre del calcio ,la morbosità di ammirare i grandi giocatori non finiva li, anzi crebbe ancor di più. Non trascuravo nessun evento di una certa importanza,se fosse in Montreal bene , ma se fosse fuori la Provincia o addirittura fuori dal Canada faceva bene lo stesso. Come fu nel caso di Toronto. Dopo i mondiali dell’82 in Spagna Roberto Bettega venne a nella città Ontariana per giocare ( anche investire i suoi soldi ) con i Blizzard. Pensarono bene di far disputare un incontro appunto tra i Blizzard di Bettega e la grande JUVE di Michel Platini, Cabrini , Scirea ,Paolo, Rossi! Immaginate la grande gioia. Saltai in aria. Organizzarono il viaggio con autobus. Andammo in molti. Fu uno spettacolo. La vista dei campioni del mondo della Juventus mi commosse fino alle lacrime. Nel corso degli anni altri grandi incontri vennero organizzati qui nel nor America. Come potrei dimenticare la Nazionale di Bearzot al New Even. New Jersey. La stessa Juventus nello stesso stadio qualche anno dopo. I mondiali U.S.A del 94. La semifinale della Nazionale Italiana di Baggio contra la Bulgaria di Stoichkov. Vincemmo noi per 2 a 1 ! Che ambiante in quello stadio,che brividi, ad ogni gol di Baggio un boato ,quante lacrime di gioia,quanti abbracci!! L’ultima in ordine cronologico fu nell’agosto del 2003 la super coppa Italiana disputata ancora negli U.S.A ,a Rutherford ,nel catino dello GIANTS STADIUM. vinse la Juve ai rigori. Appartenevo allora al Club Gaetano Scirea di Montreal ,ero addetto al pubbliche relazioni e fui uno degli organizzatori della trasferta. Questa mia carica la tenni per oltre vent’anni. Nell ‘inverno dell’87 alcuni amici Juventini ebbero la splendida idea di formare questo nuovo Club. In pochi mesi raggiungemmo una lusinghiera cifra di membri attivi e in regola. Il Club ,a scopo non lucrativo si prefiggeva di stare uniti, vedere le partite domenica mattina insieme ,.Si organizzavano gite ,scampagnate, bacchetti e trofei per i giocatori più proliferi della prima squadra di Montreal. . Uno tra i tanti trofei fu dato all’attuale allenatore dell’Impact, MAURO BIELLO. Si distingueva sempre. Un buon centravanti dal fiuto del gol. Milito’ come giocatore per oltre 20 anni nella squadra monrealese. Talmente bravo che fini’ la sua carriere con l’Impact,restando fedele alla società Saputo.Adesso l’allena da due anni a questa parte appena entrata nella L.M.S, Fu organizzato persino un incontro contro la C.F.M.B ,radio Italiana di Montreal. Consegnai a nome del Club un trofeo anche a Nick De Vincenzo,miglior giocatore, É stato commentatore e presentatore per oltre 20 anni dei programmi del mattino. Ha appena lasciato la settimana scorsa per dedicarsi ai programmi televisivi sul CANALE I.C.I. Montreal, Buona fortuna Nick, Il mio compito era di preparare i comunicati, nei primissimi tempi senza computer scritti a mano,chiamare i membri e partecipare nei vari programmi televisivi e radiofonici qui a Montreal per tenerli informati sulle nostre attività. Ecco per cui mi trovai nel Club quando organizzammo la trasferta allo Giants Stadium Il Club oggi esiste ancora, ma é diretto da gente che nemmeno conosco. Lo lascia nel maggio del 2010! Partimmo per la mezzanotte con tre autobus dalla Piccola Italia .Occorrevano 9 ore toste di strada per arrivarci. Alle 10 del mattino dopo , stanchi e assonnati arrivammo nella cittadina americana. Mangiammo,e ci avviammo allo stadio. Oltre 60 mila spettatori riempiva come un uovo quello stadio ,famosissimo per il Baseball . Durante il viaggio di andata l’autobus dei milanisti foro’ due volte ,senza conseguenze comunque per gli amici monrealesi milanisti. Ci ridemmo su. Qualcuno addirittura per scherzo e per sfotterli ancora di più , disse che quelle forature non furono altro un brutto segno che la coppa sarebbe andata alla Juventus!! E cosi’ oltre a togliermi grandi soddisfazioni praticando il calcio ,me ne tolsi altrettante nel seguirlo come tifoso. Una esperienza indimenticabile,una cultura calcistica da incorniciare.L’aver vissuto di persona tanti di questi avvenimenti mi ha riempito il cuore di tanta gioia. Adesso é raro che parto. Resto a Montreal e aspetto che la JUVE VENGA QUI A CASA NOSTRA! ( si quando? Campa cavallo!!). C’é l’Impact di Montreal che milita nella M L S,come menzionato sopra , vado ogni tanto allo stadio Saputo per vederla giocare, ma non é la stessa cosa.Se in pomeriggio mi diletto con le giocate di Dybala ,Chiellini ,il muro Barzagli, quelle dell’Impact non hanno lo stesso stile, la stessa classe, lo stesso gioco,e non mi diverto.Sarà una colpa, ma son voluto essere sincero.Spero che adesso con l’arrivo di Alberto Gilardino ,si cambi qualcosa, altrimenti rischiano anche di non fare il playoff. Non si può’ correre..correre dietro una palla, il calcio ha degli schemi ,il passarsi la palla conta moltissimo. Credono di giocare nella LEAGUE INGLESE ,ma almeno la ci sono giocatori di valore. Comunque sono contento che Montreal si trovi nella M.LS.Un prestigio per la città. Non volevo essere troppo severo verso questa squadra,e chiedo scusa a chi non la pensa come me ,avendone anche voi un grande diritto di farlo. continua. Fine cap. nono. Peppino Fazio. LikeS Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO. CAP. OTTAVO settembre 15, 2017 IO E IL CALCIO .OTTAVO CAPITOLO La vita da sposato era un’ altra cosa. Erano finiti gli allenamenti ,il mio pensiero era rivolto ad altro. Aiutare Lina ad inserirsi, con il lavoro e prendere le nostre abitudini di Montreal .Devo dire che le mie sorelle le stavano molto vicino. Poi mia madre si prodigava in tutte le maniere per farla sentire al suo agio e a “casa“. Passarono gli anni. Vennero i figli. Nacque Francesco nel giugno del 78 . Per la gioia di Lina, feci venire mia suocera Maria Isabella per assistere la figlia durante la nascita di Francesco appunto.Mio PADRE NON STAVA NELLA PELLE, LO AVEVO CHIAMATO COME LUI!! Due mesi più tardi purtroppo moriva a soli 61 anni . Una grossa perdita. Sconforto e dolore caddero sulla nostra famiglia.Affrontai un triste viaggio da solo al paese per sistemarlo.Ricevetti simpatia da tutti, parenti amici e compaesani. Avevo promesso ai suoceri che ai 4 anni dal nostro matrimonio avvenuto il 10 luglio del 76 , saremmo ritornati al paese per far sentire meno traumatica la partenza della loro figlia. Ne rimasero entusiasti.Venne anche mia madre quella volta. Sempre d’ estate e sempre durante i festeggiamenti della Madonna della Campagna. Un’ altro torneo?? Non sapevo. A 31 anni ,senza nessun allenamento dove sarei voluto andare? . Non mi scoraggiai più di tanto. Venuto a conoscenza del calendario, cercai di prepararmi, come? Per tre o quattro volte di seguito mi recai alla Chiusa di buon mattino , e con tanto di scarpette e pantaloncini mi sgranchivo i muscoli “addormentati“ con delle corse dalla casella al recinto dello zio Peppino Marasco. Andavo anche fin sotto la piccola vallata dove i cani del caro cugino Pietro Mele si mostravano alquanto infastiditi quando passavo accanto al loro canile. Mentre i maiali dello zio Peppino ,non notavano nemmeno la mia presenza. Indifferenti se ne stavano chi dentro chi fuori il porcile. Solo alcuni grufolavano avvertendo la mia presenza. Partecipai ad un paio di partite. Venne pure lo zio Peppino Marasco a vedermi.Roba di poco. Mi ero voluto togliere quella voglia di giocare in quel campo ,a me tanto caro. Forse volevo trovarci vecchi ricordi che mi riportassero alla mente momenti lieti trascorsi con i miei cari vecchi amici. Non essendo più giovani come me, non erano ne presenti ,e tanto meno scesi in campo.I miei nuovi compagni erano altri, molto più giovani di me.Ma mi accettarono lo stesso. Alcuni di loro nel 66-67 e nel 75 erano ragazzini e si ricordavano di me quando sgambettavo sul quel terreno. Quella volta fu veramente l’ ultima volta che giocai alla Fossa Arena.Ormai non più giovane ,non era il caso di rischiare. Nel marzo del 83 nasceva Claudio ,il papà del mio caro nipotino Giuseppe.Aveva appena 2 anni quando affrontammo un’ altro viaggio al paese. Questa volta mi preoccupai di far fare un po’ di mare ai ragazzi e soprattutto a Lina che non se la portava tanto bene con la cervicale. Un po’ di sole e della sabbia calda sarebbe stato un buona terapia..almeno per quell’anno. Quindi nessuna partita di calcio questa volta. Dovettero passare altri otto anni per far ritorno al paesello.Partimmo nel luglio del 93. Con i figli ormai grandicelli, Francesco era ormai un giovanotto quindicenne e Claudio aveva appena compiuto dieci anni. Quell’anno avevo già con me una Video Camera. Mi divoravo KM di tape . Filmavo tutti gli angoli del paese e tutte le campagne dove mi portavano.“ Voglio portarmi il mio caro paesello tutto per intero con me in Canada “Dissi un giorno al caro cugino Martino Peppino ,purtroppo scomparso qualche anno fa, che con ammirazione mi osservava mentre con passione e amore stavo filmando la (ex) mia casa della Via Nova dall’alto in basso e tutta la “ruga“. Ero stato informato tramite il figlio della cugina Caterina Oliverio , ,credo che fosse Antonio che il comune si era prodigato a costruire un nuovo campo di calcio e questa volta scelsero la località Bivio (quasi). Bisognava salire un po’ ,con tramite una stradina irta e non asfaltata si poteva raggiungere il terreno anche con le macchine. Giannetto Arcuri che si ricordava di me quando da piccolissimo mi vedeva giocare al vecchio campo , mi propose di fare una partitella. :“Mamma mia Giannè ,a 45 anni vuoi proprio rovinarmi? “. Accettai. Modestamente parlando non ero sproporzionato nel peso, ma non ero più nemmeno un venticinquenne. Trovai il campo enorme. Con delle porte e squadrato in regola , degli spogliatoi e tribune coperte. Passai dei momenti indimenticabili. E così anch’io in cimentandomi con i più giovanissimi, mi levai la voglia di giocare al nuovo campo di sopra il BIVIO! Ma non fu la stessa cosa, la Fossa Arena era solo un ricordo perso nel tempo.!! Dalle foto che ho potuto vedere allora su Falbo cast.it, i ragazzi nati dal 70 in poi , ci disputarono molti tornei. Addirittura interi campionati con le squadre dei paesi vicini. I nipoti Luigi Falbo, Giuseppe Oliverio ,Antonio suo fratello ,Giannetto Arcuri, Annibale, con il cugino Giuseppe Marasco Mister, tenevano in alto il calcio nel nostro caro paese. Adesso non so cosa succede e cosa fanno. Feci ancora altre tre volte ritorno al paese. Nel 2001 , nel 2009,e nel 2013 . Con rammarico lo dico. Mi persi pure le sfide che i vecchi amici disputarono durante il solito torneo della Madonna della Campagna. Mi trovavo quasi sempre fuori del paese. Finito il gioco del calcio praticato (finalmente direbbe qualcuno!). Ormai giunto ad una certa età dovetti haimé abbandonarlo e attaccare le scarpette al classico chiodo, come del resto hanno fatto tutti i campioni ,e lo faranno quelli delle generazioni future. Montreal non é stata una città dai grandi avvenimenti calcistici,solo pochissime volte vennero squadre dall’Europa e dal sud America per riempire di gioia i cuori di noi altri pallonari. E cosi, se lo permettete cerco do riportare le occasione in cui ebbi la grande gioia di assistere a grandi incontri.Il Mondiale messicano del 70 aveva risvegliato in qualche grossista , la voglia di far venire il grande calcio mondiale qui a Montreal e cosi’ verso il 72 -73 fecero incontrare il Santos di Pelé con il Milan di Trapattoni , Lodetti e Fogli. Che spettacolo! Lo stadio era stracolmo. Evidentemente O REY (PELÉ) attiro’ tutto il pubblico. Non per niente i Cosmos di New York lo presero per rilanciare ,o se preferite far nascere il calcio nel Nord America. Ci riuscirono ,perché poi vennero altri campionissimi come il tedesco Franz Becknbauor e tanti ,tanti altri. Continua Fine Ottavo cap. Peppino Fazio. LikeShow more reactions CommentShare 4 Antonio Foglia, Riky Panciera and 2 others Comments Giuseppe Peppino Fazio Il tragitto che porta in piena Chiusa dalla cara Casella. In questo tratto mi allenai prima del mio ultimo torneo al paesello.Con lo zio Peppino Marasco i miei figli , mia moglie ho voluto poi soffermarmi davanti a quella storica Casella, piena di ricordi e di sudori da parte della famiglia Mazzei. - IO E IL CALCIO . CAPIT. SETTIMO Come descritto in altre occasioni il ritorno a Montreal fu accompagnato da tanta malinconia ed ero molto triste. Questa volta c’era una ragione in più per esserlo. Il pensiero di Lina occupava la mia mente più che mai. Sprovvisti di telefono, l’unico modo con il quale ci dovevamo tenere in contatto erano le lettere. E come tutti voi sapete le Poste non guardano mica nei cuori e nei sentimenti della gente. Anche se viaggiavano con una certa lentezza…..almeno per fortuna arrivavano. Con il passare delle settimane ripresi come sempre la vita normale, lavoro qualche uscita così con i vecchi amici, ma niente calcio. Anzi Michele essendo anche un mio vicino, congratulandosi per il mio fidanzamento con Lina,mi propose di far ritorno in squadra.:“Joe, Ci parlerò io con il Mister, rientrerai con noi ,anche se dovrai fare un pò di panchina.“Lo ringraziai moltissimo ,gli dissi che non era il caso di rischiare. :“Sai Michele, gli dissi :“Cercherò quando posso, di venire a vedervi giocare.“Si convinse. Ci vedevamo quasi regolarmente al bar oppure in qualche altra parte. Per dovere di cronaca devo parlare anche di alcuni miei cari e intimi amici che pur non essendo coinvolti con me nel calcio direttamente ,ebbero un ruolo più o meno importante nella mia fanciullezza e in gioventù trascorsa al paese. Oltre al calcio i nostri giochi ,erano concentrati nella “Sguiglia“, alla Trottola ,“Rummulu“, e chi ne possedeva qualcuna con carrozze di legno , costruite con un cuscinetto abbastanza grande davanti sotto il manubrio e due più piccoli ai due lati di dietro . Ci mettevamo sopra su di una discesa , e ci facevamo scivolare reggendo il manubrio come se fosse una vera moto. Il mio posto preferito era Via Colla. C’era una “cunetta“ fatta di cemento che partiva dalla casa del Professore Nicoletti e arrivava fino ad un tubino di scarico quasi fino alla curva, dove oggi c’é la casa di Scalise Pasquale. Con un ginocchio sopra la tavola, e con l’altro piede spingevo per terra dandoci una leggera spinta, mi facevo trasportare con velocità sostenuta fino in fondo. Non ebbi però molta fortuna con la mia “carrozza“. Un giorno stavo vicino casa mia e mi facevo il mio solito “giro“. Quando ad un tratto mi vidi afferrare di dietro e con con grande sorpresa vidi il mio “veicolo“ nelle mani della guardia del paese. vi ricordate lo zio Enzo Macchione? La nostra cara e vecchia guardia? Fu lui che mi sequestrò il mio giocattolo. Vi ricordate quando per scherzo ci diceva:”RAGAZZI SE NON FATE I BRAVI VI METTO TUTTI IN GATTABUIA!”Con quel tono di voce poi quella cosa detta per scherzo ,a noi piccolini ci sembrava per vera!! Non dissi niente. Rosso in faccia, volevo gridare forte per riaverla. Ma sapete ,la sua personalità ,con quel suo berretto da guardia e la sua “autorità “ me lo impedivano. E poi conosceva anche mio padre. Sembra che fossero cugini lontani per via della mia nonna paterna Mara Francesca Macchione.Dovetti ingoiare quel “furto“. Vedendomi avvilito lo lo zio Enzo mi fa: “Nipote carissimo é pericoloso per te ,se arrivano le automobili,ti potrà succedere qualcosa.“Abbassai gli occhi. Chi avrebbe avuto il coraggio di opporsi e reclamare? Il “Potere“era nelle sue mani.Andai a casa sconsolato e afflitto. SAPEVO QUANTO MI FOSSE COSTATO… PER PAGARE I CUSCINETTI AI CUGINI ENZO E ROSARIO GENTILE! Era come se mi avessero strappato un pezzo della mia vita e che per disgrazia se ne stesse andando via per non riaverla mai più. Non la rividi più veramente quella mia carrozza! Dovetti accettare la decisione di una guardia municipale ,ma anche da un amico intimo di mio padre. Come tanti altri dispiaceri che si devono accettare nella vita ,passò anche quello. Ma rimase un vuoto nella mia mente di bambino.Quando incontravo zio Enzo l’ istinto mi diceva di non salutarlo più come fossi abituato fare prima…..ma poi anche i rancori più forti passano e continuai a portargli quel rispetto che si meritava! Fu in Via Colla che incomincia a farmi altri amici. Ricordo di aver conosciuto per primo Franco Oliverio ,“Piazzetta“. Stava la sovente perché ci abitava la sua cara nonna. Conobbi Peppino Tallerico, adesso farmacista a Savelli, Mentre Il mio cugino Domenico Macchione e Peppino “A SBERRA“ Guarascio (ora mio compare qui a Montreal) possedevano ciascuno una bicicletta , agli inizi con le due “rotelle“ per mantenere l’ equilibrio e poi in seguito ,una volta imparati ,rullavano su due ruote. Con Domenico feci di più. Essendo qualche anno più piccolo di me, gli stavo dietro e lo tenevo dal sellino per non farlo cadere. Un giorno ci trovavamo sotto il Municipio, fu li che (finalmente!) mi fece fare un giro! Mi sentivo il ragazzino più felice del mondo. Era la prima volta che cavalcavo una bicicletta in vita mia!! Comunque senza farglielo capire ,era normale che sentivamo un pò d’invidia di loro. Tra l’altro furono quasi i primi a“motorizzarsi“con biciclette in paese.. Mentre noi ci dovevamo accontentare della carrozza di legno. Li consideravamo un più fortunati di noi.Con Peppino Guarascio facevamo altri giochi. Insieme ad altri ragazzi, ci sfidavamo a chi la facesse andare più lontana; vinceva quasi sempre lui. Forse per il tanto latte che beveva e i suoi derivati che mangiava, naturalmente grazie a suo padre Saverio! Con i tre appena menzionati ho mantenuto una certa amicizia, Domenico ,figlio di una mia cugina carnale Vincenzina non poteva essere altrimenti . Sia Franco che Peppino. Tallerico me li son trovati in quinta elementare con il professore Dino e Peppino Guarascio essendo qui a Montreal con me, lo scelsi nell’83 come padrino,mi battezzo il mio secondo figlio Claudio. Franco Oliverio aveva la passione della fotografia. Ricordo che fin da giovanissimo possedeva una camera.. Fu lui che ci scattò quella foto -formazione alla Fossa Arena nel torneo del 75. Ne scattò moltissime altre ,molto significative e cariche di grande nostalgia. Ne hanno pubblicate alcune su Facebook. Straziano solo a vederle. E se poi si riconoscono vecchi amici ,e compaesani che non sono più…allora la scossa é più forte. Avrei voluto incontrare al paese durante le mie numerose visite , alcuni vecchi amici che fecero parte dei miei giochi d’infanzia, come Antonio (Rosario) Mangone. Con lui e con Matteo Piperio formavamo un trio.In tre formavamo “UNA SQUADRA”! Quanti due contro uno abbiamo fatto!!Spostatosi a Crotone agli inizi degli anni sessanta ,l’ho rivisto solo nel 75-76 a Cerenzia ,durante una partita di calcio. Ci siamo contattati un paio di volte via E Mail qualche anno fa ,e poi niente. Altri due che non ho più visto da quando ho lasciato la prima volta Castelsilano nel 67 sono Gabriele Tallerico e Gabriele Girimonte . Anche con loro ci siamo ritrovati alcuni giorni fa sempre su Facebook. Gabriele Tallerico l’ho avuto solo per pochi mesi con me nella San Paolo a Roma . Con Girimonte c’é stata una vera amicizia, ci vedevamo spesso in paese durante le numerose passeggiate d’estate verso le Castagnelle. Ricordo quando partì per Santa Severina ,mi invio’ una cartolina con scritto sopra ,oltre ai saluti :“CIAO POSTO!“ alludeva a quella panchina ,ora tutta arrugginita che sta tra il cimitero vecchio e la Palazzina. Nel 2013 c’era….. non so se la ritroverò ancora la prossima volta. Ho voluto rendere omaggio a ad alcuni dei miei vecchi amici che in un certo modo hanno marcato e hanno fatto parte (e lo fanno ancora!) della mia vita. Nel Maggio del 76 come previsto ero già a Castelsilano per il mio matrimonio.Fissammo la data per il 10 luglio .Tra una commissione e l’altra con grande aiuto della Comari Rita Congi e della cara cugina Teresa foglia ,trovai il tempo per disputare qualche partita al torneo della Madonna della Campagna. Il ricordo del precedente era troppo fresco e non ebbi il coraggio di rifiutare. Non vincemmo niente questa volta. Ma fui lo stesso soddisfatto di aver cavalcato su quel terreno della Fossa Arena (forse per l’ultima volta!?) con alcuni dei miei vecchi amici. Lina ed io ci sposammo appunto quel 10 luglio. molti erano invitatati .Tra i più cari Luigi Marasco (muratore) eravamo amici ed entrambi “PALAZZISI“,fui molto contento ad averlo al mio matrimonio, anche se le nostre strade poi si divisero. Luigi moriva tragicamente qualche anno più tardi in seguito ad un incidente sul lavoro, proprio sopra quel nostro caro campo della Fossa Arena.. Non vi dico il dolore e la costernazione che provai, lo stesso che provai per Rosario Rotella.!! E così il 4 Agosto dopo una ricca e indimenticabile Luna di Miele , ritornammo a Montreal. Una nuova vita stava per iniziare per me, altro che pallone!!!. C’era da metter su famiglia . Il calcio aveva fatto il suo tempo, poteva mettersi da parte.!! CONTINUA Fine settimo capitolo . Peppino Fazio LikeShow more reactions CommentShare 12 Pietro Mazza, Riky Panciera and 10 others Comments Giuseppe Peppino Fazio La storica carrozza. LikeShow more reactions · Reply · Yesterday at 9:10am Manage Giuseppe Peppino Fazio Il caro amico d’infanzia Gabriele Girimonte. Oggi. ( quasi ) Ciao Gabrie’! Manage Write a comment… Leave a Comment » | Uncategorized | Permalink Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO. CAP. SESTO. settembre 15, 2017 ” IO E IL CALCIO CAP. SESTO” Appena sceso dall’aero a Crotone sentii come un sussulto, qualcosa mi diceva che ero quasi arrivato a casa, al mio paesello.Bastava poco per capirlo ascoltare la gente che parlava con il loro calabrese mentre si affrettava a raggiungere i loro cari oppure presi a ritirare i loro bagagli. Trovai ad attendermi mio padre ,lo zio Rosario Mazzei e Peppino Fazio ,mio cugino, venuto dalla Francia per trascorrere delle poche vacanze a Castelsilano insieme a sua moglie Genevieve. Non ci vedevamo dal 58 ,quando piccolissimo emigrò .Fu un felice incontro e molto sentito da entrambi. Ma il vero sussulto lo ebbi quando passato il Bivio incomincia a intravedere le prime case del paese. Ma mano che si avanzava , aumentava l’ emozione .Lungo il tragitto guardavo il verde degli alberi e dei cespugli sia di sopra che di sotto quella strada piena di curve appena asfaltata. I Caprari, le Castagnelle , la Palazzina con la curva di San Leonardo e la La “CURVA“del Cimitero Vecchio . Subito il pensiero mi portò a quelle infinite sfide di calcio fatte con gli amici !Era un susseguirsi di pensieri e ricordi di quel mio passato trascorso al paese. Dopo pochi giorni avevo praticamente rivisto tutti ,i miei cari parenti, gli zii, le zie ,le carissime cugine. Non vi dico il cambiamento che trovai del paese. Tutto mi sembrava più piccolo e le strade mi parevano strette e corte.Un effetto ottico che probabilmente succede a tutti.Incominciai a chiedermi dei miei vecchi amici. Sapevo di Franco Congi che fosse già a New York ,che Vincenzo Catalano e Giovanni Scalise erano in Alberta ,Canada, ( Catalano si sposterà in California in seguito) .Pino Amato sempre fuori del paese.Mentre Matteo Piperio, Maraschino, Pandullo, Luigi Lammirati erano intenti a completare i loro studi, chi in medicina chi in letteratura . Invece Peppino Scalise studiava per entrare nel SME, a Rossano,credo lo seguisse anche Franco Oliverio (Piazzetta) , diventeranno grandi elettricisti . Con tristezza e con forte dispiacere devo parlare di un grande amico che era scomparso qualche anno prima; Rosario Rotella. Mi era giunta in Canada la triste notizia della sua prematura scomparsa . Non mi facevo persuaso.Non potevo spiegarmi perché si doveva morire in così giovane età. Un pezzo di giovane, alto e robusto. Un centravanti alla Boninsegna.Un giorno passando dalla Via Nova , bussai a quella porta chiusa in quel piccolo vico che porta verso la Vinella della zia “Tussella“. Mi aprì sua mamma, avvolta ancora con uno scialle nero ,mi fissò con occhi spalancati e arrossati.Dissi poche parole. Sapeva che con Rosario essendo mio coetaneo ,ci eravamo voluto tanto bene, e poi eravamo anche vicini di casa con la sua cara nonna Rosina. Sognavo un incontro di calcio con lui ,Pandullo, Scalise Peppino, Matteo Piperio ,e con tutti gli altri della “FOSSA ARENA!“. Peccato. Non fu possibile. Con passare dei giorni mi ambientai in paese. Incominciavano a rientrare i compaesani che vivevano al Nord e gli studenti dai vari istituti e università.La festa della Madonna della Campagna si stava avvicinando a grandi passi. Qualcuno mi parlò del torneo che avrebbe preso inizio qualche giorno prima. Diedi la mia adesione. Il ginocchio? Dopo un anno di obbligato riposo ,stava bene.Sentivo ancora la voglia di calciare un pallone. Incominciammo l’ eliminazioni.Capitai in una discreta squadretta. Meritano di essere nominati tutti. Con l’aiuto di una foto scattata allora dall’amico Franco Oliverio ,“Pîazzetta“, che serbo gelosamente ,cercherò’ di ricordare i loro nomi. Avrei voluto immensamente che fosse in squadra con me per ritornare nel passato immersi nei vecchi ricordi di quelle tantissime sfide al Cimitero Vecchio!!) Mi scuso se non ne ho riconosciuto alcuni . Vincemmo la prima partita 4- a 1.Segnai due reti. L’arbitro era il nostro caro amico scomparso SASA! Salvatore si congratulò quando con un forte tiro colpì la traversa e la palla entrò nel sacco. La sera ci ritrovammo al Bar Grimaldi. I commenti erano positivi. Ne ricevetti alcuni. Quelli più lusinghieri furono di Giovanni Dima , e di Luigi De Luca, mi conoscevano ,sapevano come giocassi. Prima di emigrare lo facevamo insieme. vincemmo altre partite, ci ritrovammo in finale. Nel frattempo ,avevo conosciuto Lina mia moglie, ci eravamo fidanzati. Il compare Giovanni Falbo e sua moglie Rita l’ avevano portata alla Fossa Arena per conoscermi. Me la presentarono dopo una partita vinta. La comari Rita con in braccio il piccolo Luigi Falbo di appena 5 anni , non curandosi che fossi tutto sudato e sporco ,mi fa:“Questa é Lina!“. Accennai ad un lieve sorriso di compiacimento e avanzai l’ ipotesi di rivederla giorni dopo. Adesso Lina ed io siamo felicemente sposati da oltre 40 anni!! Venne il giorno della finale. I nostri avversari erano molto bravi. Ricordo che c’éra Pietro Brisinda ,diventerà sindaco molti anni dopo , Lorenzo Marasco, Saverio u Paune, l’ Ingegniere,Vincenzo Piccolo ,Giovanni Ambrosio e suo fratello “Bertini“. Sapevo che Lina era con mio padre la sù a vedere la partita, ci tenevo a far bella figura, e poi mio padre non mi aveva mai visto giocare, una ragione in più!. Volevo vincere il Torneo. Con gli spettatori quasi in campo, mi sentivo incoraggiato. Ad un tratto una voce a me molto familiare m’ incoraggiava e mi diceva :“Dai Peppi“. Era Il compianto Luigi Marasco (muratore). Contento di rivedermi dopo lunghi otto anni .Eravamo amici ,coetanei, compagni di scuola, insieme chi sa quanta legna avevamo trasportato per erigere la grande Focara, dei “PALAZZISI“`. Tifava per me e prendeva per la mia squadra.. Ricordo che con una finta superai un avversario, mi batté le mani. Lo stesso fece Vincenzo Cortese (Sareceno) che con lui avevo diviso tempi spensierati e allegri prima di emigrare.( AH! chille gallinelle e ra Fossa Arina ,cumeranu bone!! ) . Loro non giocavano al pallone. Segnai anche in quella finale, la vincemmo noi. Felice e contento ,non stavo nella pelle. anche perché il ginocchio no mi feceva male. La stessa sera ci fu la premiazione in Via Palazzo. Esattamente dove noi ,tempi indietro erigevamo la nostra Focara. Ricordo che ci fu una serata con dei cantanti. Ci diedero una medaglia ,consegnata da Vincenzo Piccolo , la conservo ancora, é tutta sbiadita. Attaccata ad un nastro rosso raffigura una bandiera con un pallone al centro. Un pezzo del mio passato che racchiude tanti ricordi, che non dimenticherò mai .Ci tenevo tantissimo cavalcare quel terreno della Fossa Arena, anche se i compagni non erano più gli stessi. Finì la mia vacanza e il 24 agosto dopo essermi licenziato con tutti ,con gli amici, i parenti ma soprattutto con mia cara Lina ,dovetti lasciare il caro mio paesello . M’ infilai in quello aero che da Crotone mi avrebbe portato a Roma e poi con il boing a Montreal. Me portavo tanta malinconia e tanta tristezza. Solo per pochi mesi ..però. Nel maggio dell’anno dopo sarei ritornato per preparare il mio matrimonio con Lina. Ma quanto lunghi sarebbero stati quei nove mesi? CONTINUA Fine Capitolo Sesto. Peppino Fazio. egorized | Permalink Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO .CAP. QUINTO settembre 15, 2017 IO E IL CALCIO .CAPITOLO QUINTO Quei due gol ai miei ex compagni baresi mi avevano dato una grande carica.Quando succedeva che ne incontravo qualcuno per le vie oppure al piccolo stadio durante le partite della prima squadra di Montreal ,oltre ad un saluto si congratulavano con me ancora. Li ringraziavo e apprezzavo la loro sportività. Nei primi anni 70 lavoravo con un certo Antonio Di Florio,una persona anziana, mi propose di trovare altri ragazzi. Lo avevo conosciuto nel lontano 68 quando fu lui ,essendo in cerca di lavoro a propormi di lavorare nella fabbrica dove lavorava. Un passato nella sua cara San Pietro in Fine come maestro di musica,dirigeva la banda della sua cittadina nella Provincia di Caserta. “Giuseppe“, mi disse. “ La mia Associazione Sanpietrese ha intenzione di formarere una squadretta di calcio a livello dilettanti, so che ti dai da fare ,porta alcuni dei tuoi amici, quelli tra i più bravi, il comitato ed io vogliamo crearne una dandole il nome appunto del nostro paese San Pietro in Fine (Caserta) in Italia !`Lo feci felice. Dopo poche settimane un dozzina dei miei vecchi amici ed io eravamo già su un terreno per allenarci. Naturalmente di sera ,dopo il lavoro.Si aggregarono altri giocatori che io non conoscevo compreso il signor Capocelli ,che in seguito ne diventerà allenatore. Il nome della squadra “SANPIETRESE” fu dato per ricordare il paese d’origine del Di Florio e dei membri del consiglio ; San Pietro In Fine , in provincia di Caserta, come menzionato sopra, non lontano da Cassino. Una cittadina assediata dai tedeschi durante l’ultima guerra. Martoriata ,messa ai ferri corti . Una popolazione che ha sofferto l’invasione degli uomini di Hitler ,seminando paura e molte bombe inesplose nelle sue campagne. Il Di Florio mi raccontava spesso che ai suoi tempi molti ragazzini venendo a contatto di queste bombe ,piccole e grandi ,esplodendo a loro insaputa ,molti me rimanevano mutilati di braccia ,gambe e alcuni deformati per tutto il resto della loro vita! Naturalmente dovetti lasciare l’altra squadra quella del signor De Lauri ,il pizzaiolo.(ancora adesso mi ricorda di quei due gol segnati ai baresi!!) L’ Elio Blue. I Sampietresi ,avevano messo su un’ottima Associazione, attiva ,dinamica con gente che veramente voleva lavorare. I programmi erano molto vari. Dalle feste – banchetto con elezioni di Miss San Pietrese ,alle gite d’estate ai laghi e cosa più importante rilasciavano borse di studio ai figli originari di San Pietro In Fine che frequentavano le scuole monrealesi. Tra gli amici più intimi, conobbi oltre a Vito Parisi, Domenico Mastrantuono, Tonino Pengue, un certo Michele Di Viccaro,veniva da Scauli, provincia Latina.Eravamo persino vicini di casa.Un tipo alto,magro, capelli lunghi . Interista pure laine, amava farsi chiamare “Bonimba“ ,un omaggio al suo idolo Boninsegna. Il primo anno fu di transizione., con l’arrivo dell’inverno eravamo costretti a fermarci. Ma non del tutto. Nel Gennaio del 74 trovarono una palestra, lo YMCA ,non era lontana da casa nostra. A piedi , di sera e con il termometro sotto zero di molto andavamo ad allenarci. Con Michele ,oltre essere nella stessa squadra ,ci dividevamo anche il weekend e delle serate nel vicino Bar di Luciano. Amici in tutto. Anzi lui fece di meglio, le figlie dei membri della Sanpietrese venivano ad assistere alle partite.Ne conobbe una di nome Cathy, dopo qualche anno se la pure sposò. In aprile dello stesso anno incominciò il vero campionato. L’ultima neve si era appena sciolta e i terreni ero abbastanza agibili.Sfilarono i calendari e con sorpresa notammo che la prima partita si disputava in casa contro i Falcons. Chi erano questi “Falcons?“ Come in ogni associazione ,consigli e “consiglietti”, c’é sempre qualcuno che non condivide le opinioni dell’altro.E così alcuni Sanpietresi ,facenti parte del vecchio comitato, si separarono e diedero fuoco alle polveri ,si fa per dire, fondando un’altra Associazione e di conseguenza un’altra squadra di calcio, per giunta nello stesso girone. Venne il giorno dello scontro, si era creata una situazione da Derby.Pioveva quel pomeriggio del primo maggio 74. Ci recammo al parco Villeray .Tutto ero pronto . Michele centravanti ,io ala sinistra, Parisi da regista ( quanto mi ricordava Matteo Piperio!!)e Domenico stopper : una diga. Domenico oggi canta con un gruppo nelle feste italiane ,mentre Michele fa il barbiere. E Vito ? che destino! Qualche anno fa s’incontro’ con mio figlio Claudio,dove? Erano entrambi in una sala di matrimoni ,facevano i camerieri .:” Eh tu Claudio, non mi dire che sei figlio a Giuseppe Fazio? ” Gli fa Vito un giorno. :” Si sono io suo figlio” Vito lo abbraccio .Quando ci rincontrammo mi fece:” Joe, in quel momento mi é parso di riabbracciare te!! ” Erano moltissimi anni che non ci vedavamo. Ecco i casi della vita! Il primo tempo fini 0-0. Verso la mezzora del secondo segnò un peruviano, 1-0 per noi. Quelli dei Falcons si annichilirono. Ci stavamo avviando praticamente alla fine,quando ricevetti un bel passaggio da Michele , mi avventurai sul pallone.Stavo segnando il 2 a 0. Arrivando un attimo di ritardo del portiere non potei evitare l’ impatto. Conclusione , il portiere avversario pur di parare mi rovinò addosso e mi colpì il mio ginocchio sinistro con il suo capo . Lui si rialzò quasi subito mentre io dovetti uscire . Entrai poco dopo per restare sull’ala perché sentivo già il ginocchio che mi faceva male. Finì la partita. Tutti saltavano di gioia .Soprattutto i dirigenti(nostri). Avevano vinto non solo la prima partita, ma avevo sconfitto i “RIVALI FALCONS“. Scene che si ripetono e si ripeteranno finché`esisterà il calcio! La sera decidemmo di andare al cinema, contenti e felici, non c’era miglior modo per festeggiare quella splendida vittoria. Mentre seduto mi gustavo il film ,incominciai a sentir più male al ginocchio. Era come se il pantalone si stesse restringendo ed ero obbligato a stendere la gamba. All’uscita lo dissi a Michele:“Mettici del ghiaccio appena arriva a casa“,Mi disse. Prendemmo l’ autobus e arrivati vicino casa ,ci salutammo. Entrai senza far notare niente sia a mia mamma che a mio padre. Fingendo di star bene andai pure a lavorare il giorno dopo . Non vedendo dei cambiamenti, decisi di andare all’ospedale.Dopo i testi di radiologia ,il risultato fu :”Menisco lesionato!! “Fricate Peppi“, Mi son detto. Non mi aspettavo una cosa del genere. Quella tegola non ci voleva. Avevo una squadra, avevo dei compagni amici, avevo 26 anni non ancora compiuti , no.. questo non l’ avrei mai accettato. Lo vennero a sapere i miei genitori. La mamma mi esortava : ” Lassace stare cu Stu pallune“, mentre mio padre fece di più. :“Chi ne te pagari moni ,e si tu rumpie e ru tuttu u iunuccio?, Mo c’é lassi stare pe davveru!! !“ Dovetti obbedire, mi rassegnai. Avvisai la squadra,e incomincia a disertare gli allenamenti. Michele ne fu molto rattizzato.Restammo amici e ancor di più. Quando potevo ,andavo a vederli giocare. Mi sentivo male. Vedere gli altri correre dietro quel pallone ,mentre io seduto, triste e scoraggiato mi cullavo nella malinconia ,li guardavo. Finalmente capi che i miei genitori avevano ragione :“É meglio guarire prima, così potrò inseguito riprendere a giocare!! L’inverno del 74 -75 fu lungo. Il 17 gennaio moriva pure lo zio Vincenzo Fazio, in casa c’ era molta tristezza.Un bel giorno mentre lavoravo mi venne un idea geniale. e mi dissi:“Perché non ritorni al paese? ,Sono ben otto anni che ci manchi,“ Luglio arrivò ben presto. Nel frattempo mio padre aveva deciso di ritornarci anche lui , era partito qualche mese prima. E così il 7 Luglio del 75 Un boing dell’Alitalia mi aspettava per portarmi nel nostro caro paesello. In seguito a quel viaggio in Italia qualcosa sarebbe cambiato nella mia vita. CONTINUA. Fine del quinto cap. Peppino Fazio.. Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO .CAP. QUARTO settembre 15, 2017 IO E IL CALCIO. CAP. QUARTO Questa volta non era come andare a Roma nella San Paolo, 12 mesi e poi ancora via ,si prendeva quel treno delle 20 dalla Stazione Termini di notte mi riportava a Crotone e praticamente a casa. Invece questa volta un aereo della Canidian Pacific decollava in un caldo e afoso pomeriggio da Roma Fiumicino per portarmi a Montreal. Dopo più di nove ore di volo ,mia sorella Luisa ed io ritrovammo nostro padre che con sacrifici e amore aveva messo su casa per noi tre con quasi tutti i comfort. I primi giorni furono orrendi, come detto e scritto in altri racconti la nostalgia la faceva da padrona. Era il caso di dire “nostalgia canaglia!“. Con mia mamma e l’ altra sorella Isabella rimaste al paese era ancor più duro e triste. Oltre a sentire la loro mancanza ,sentivo quella di tutti, amici, parenti, e di quel campetto della Fossa Arena, che con quelli precedenti di Le Pera e della curva del Cimitero Vecchio (ora Piazza Padre Pio) mi avevano visto fin dalla più tenera età sgambettare e tirare calci a palle di stracci e di gomma ,fino a poi avere finalmente quel pallone vero di cuoio che tutti noi bambini sognavamo la notte. Le mie preoccupazioni maggiori agli inizi erano quelle di cercare un lavoro, seguire dei corsi serali per apprendere al più presto l’Inglese, farmi degli amici e soprattutto ambientarmi alla nuova vita. Sebbene si parlasse molto l’Italiano perché vivevo in una zona pienamente occupata da italiani ,non era la stessa cosa come se si vivesse in paese. Il calcio era l’ultima cosa a cui pensavo. Ci fu una parentisi durante la primavera del 68. Mentre ancora i campi all’esterno erano con neve abbondante, mi volli allenare in palestra,Roba da poco.Ci lascia stare. Passarono almeno tre anni prima che si risvegliasse in me quella voglia di correre dietro un pallone. Successe nel 71 ,ancora ventiduenne mi arruolai in una squadra che si allenava non lontana da casa mia.Timido e premuroso nei vari allenamenti cercavo intesa con i “titolari“passando loro più spesso il pallone. Guardandoli un per uno in faccia cercavo di vedere in loro i miei vecchi amici, Congi , Rotella, Giovanni Scalise , Peppino Scalise figlio ex sindaco, Pino Amato , Pandullo Saverio Matteo Piperio e Rosario Mangone! . Dovevo rassegnarmi. Adesso avevo di fronte altra gente, altre persone con accenti differenti ,dai Casertani ai Siciliani e soprattutto ai Baresi. Il campionato era in procinto di decollare e non sapevo ancora se fossi in squadra oppure no. Nessuno mi aveva parlato di niente ,e non conoscendo il sistema ,dovetti aspettare la vigilia del primo incontro per rendermi conto che non ero “desiderato“ ,soprattutto dalla Gang Barese“. Mi sentivo male ,quasi mortificato. E così andai a bussare da un pizzaiolo. C’era un ristorante-Pizzeria anche questo vicino casa mia. Il proprietario era (ed É) Elio De Lauri,un pugliese ,chiamato amichevolmente “Elio Pizzeria“. Essendo al suo primo anno di partecipazione al campionato Prima Categoria di Montreal ,stavano reclutando giocatori anche quei meno bravi,(io non mi sentivo da meno !! Conoscevo le mie capacità!!) Incominciai a partecipare agli allenamenti.Ci allenavamo di sera, dopo il lavoro, ormai con l’ora legale nel mese di maggio ,si poteva stare fuori fino alle 20 .Incominciai a farmi molti amici. Tre su tutti. Tonino Pengue, Renato Iannuccelli ,Giovanni ,il portiere,era di Alife PR. Caserta,purtroppo ho appena saputo che é deceduto. Addio caro Giovanni,avrai moltissimi palloni da parare nelle sconfinate praterie del firmamento!! .Abitavamo anche tutti nella Piccola Italia .Ero titolare. Con Renato Iannuccelli e un certo Joe formavamo l’attacco. Perdemmo le prime due partite e ne pareggiammo solo una. Nel frattempo nel maggio del 71 ci avevano raggiunto qui a Montreal sia mia mamma che la sorella Isabella. Mio padre per l’occasione si era preoccupato di trovare una casa più grande, degna di ospitare finalmente dopo lunghi quattro anni la nostra cara famiglia tutta unita. Non vi dico la gioia mia e di Luisa e soprattutto quella di mio padre quando ci vedemmo tutti intorno allo stesso tavolo.Un sogno che si realizzava? Credo di si. Quella volontà tenace di mio padre aveva ottenuto il suo frutto. Il sabato del 21 luglio dello stesso anno (1971) resterà impresso nella mia memoria per sempre.Era piovuto per tutta la mattinata. In pomeriggio dovevamo giocare in trasferta. Al campo Laurier, indovinate contro chi? La San Viateur, niente nientepopodimeno che contro quei “baresi“ che , chi sa per quale motivo non mi fecero entrare nella loro squadra. Ci recammo al parco e constatammo che il terreno fosse agibile , ma non troppo .la pioggia lo aveva allentato abbastanza, ma la partita ebbe inizio.Fui schierato fin dall’inizio come ala sinistra, come ero solito giocare. Joe a centro e Iannuccelli alla destra. Quando i miei avversari mi videro ,non ci credettero, magari avranno fatto anche un sorrisetto ironico, ma ancora non sapevano a cosa avessero assistito. Sentivo uno certo nervosismo. Cercai di stare calmo e concentrarmi sulla partita, e mi sono detto::“ “Questa sarà la mia vendetta, devo fare gol! “ Perdevamo già per 2 a 0! . Passarono pochi minuti e vedendomi un pallone che rotolava lento in area, mi ci avventai come un falco e lo colpii quel tanto che bastasse per mandarlo nel sacco. Mi son visto ad un tratto attorniato e abbracciato dai miei compagni. Non ricordavo più da quanto tempo non mi succedeva di essere così festeggiato..Il primo tempo finì 2- a 1 per loro ,naturalmente. Nella ripresa il terreno era divenuto pesante , incominciarono a mancare le nostre forze. Ci stavamo avviando verso una ennesima sconfitta.Non ricordo quanti minuti mancassero ancora, forse si era nel recupero, non so come feci ,ricevetti la palla da Joe e distinto con un forte sinistro gonfiai la rete. Mi son visto seppellito dai compagni. Pochi istanti dopo l’ arbitro fischiò la fine .Pareggiammo ,segnai due reti ai miei “rivali“ .La vendetta si era consumata. Per loro il pareggio in casa era come una sconfitta. Qualcuno mormorava :“É il calabrese che ha segnato i due reti!“ .Il proprietario Elio ,volle offrirci della pizza e della birra gratis.:“Ragazzi ,mi avete dato una gioia immensa per aver pareggiato con i più forti baresi,grazie!“ Alcuni di quei “baresi“ diventeranno miei amici e mi ricordano ancora alla distanza di più 46 anni quel sabato pomeriggio al Laurier. Anche Elio si ricorda e dice .:“Giorni prima mi ero operato di appendicite,mi avete fatto un bel regalo , uno dei più belli della mia vita. Tornai a casa stanco ma sereno e felice .Alcune volte il calcio fa anche questo, da gioia ,e apre i cuori alla gente. Vivendo nella stessa città, sebbene in zone diverse, prima opoi succede che ci si incontra con amici di lunga data. Successe anche a me d’incontrare l’ala sinistra dei Galletti di San Viateur,DOMENICO, quello che mi “chiuse” il ruolo. Frequentavamo lo stesso barbiere da chi sa quanti anni e non lo sapevamo. Un giovedi mattina ,Mimmo il barbiere mi fa : “Giuseppe ,non te ne andare perché fra poco ci sarà una grande sorpresa per te” ! :” A si…risposi. Nel girarmi lo vedo entrare ,abbastanza più robusto di quel luglio 1971. : ” Domenico ..”gli faccio,”: “Giuseppe il calabrese! .Ci abbracciammo. Furono dieci minuti di accavallarsi di ricordi da far venire la pelle d’oca.:” Giuseppe ,Ti vedo ancora arrotolarti iN QUELLA POZZANGHERA sullo 2 a 2!” Mi misi a ridere, i miei pori sprigionavano orgoglio dalla punta dei piedi ai capelli. Ci salutammo.Ci riabbracciammo. Non c’era mai stato rancore, solo una grande rivalità!! Dedicai quella mia vittoria ai miei vecchi compagni di tante avventure avute con loro in quel mio caro e amato paesello!! CONTINUA! Fine cap. quarto. Peppino Fazio. d | Permalink Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO .CAP. TERZO. settembre 15, 2017 IO E IL CALCIO. CAPITOLO. TERZO Il viaggio in treno in quel 4 ottobre del 61 fu abbastanza lungo,per giunta di notte.I compagni di viaggio li avevo li davanti a me, ben tenuti ad occhio dal nostro caro e compianto parroco Don Natale.Era lui “L’ accompagnatore“,il responsabile. A lui le nostre mamme ci avevano affidato ,non solo materialmente ma spiritualmente.Ero così triste e malinconico ,sentivo già la mancanza del mio caro paesello, delle due sorelline , degli amici ,e di tutti quelli che avevano preso altre strade con i quali avevo diviso i miei giochi ,le partitelle di calcio e momenti di spensieratezza. Me li vedevo uno per uno davanti agli occhi.Il solito Matteo ,Maraschino ,persino Rosario Rotella( compianto) occupava la mia mente. Lui era già a Santa Severina, pur essendo della stessa età ,non essendo stato mai bocciato nemmeno una volta, aveva già completato la seconda media, mentre io ripetente (e svogliato..!) dovevo ancora iniziare la prima media.Ma questa era una cosa che non mi disturbava. Pensavo a quelli rimasti in paese,che per motivi vari non erano partiti perché “presi“ dai loro genitori a lavorare, chi nei campi ,chi a seguire qualche muratore.Ma ugualmente sgambettavano in quel campo pieno di sassi insieme a me. Devo aggiungere che in quel gruppo originario , che sfido’ il duro catrame della curva, quel “benedetto” trattore abbandonato, in più due grandi cataste di legna sul lato destro del “campetto” , si aggregarono altri grandi amici con noi. Per colpa di quella legna qualcuno volle affibbiare ad Attilio il nomignolo di “U LUPU E RI LIGNA” , semplicemente perché essendo un’ ala destra forte e veloce, preferiva giostrare ,almeno per un tempo sempre al lato della legna! Le scale che portavano ( portano ancora) verso il cancello del Cimitero fungevano da limite del campo, e quel Cipresso tanto caro ci proteggeva da lassù ,e nelle giornate di sole forte ci faceva da ombra! Costoro si erano molto distinti in quel campo di Le Pera per la loro “classe”.” Masticavano” già un buon calcio. Vorrei riportare i loro nomi , il primo che mi viene in mente É Serafino Oliverio portiere, nipote del grande Mastro Gino Tallerico, purtroppo deceduto molti anni dopo ma giovanissimo. Luigi De Luca, il suo padre Rosario mi tenne a Battesimo; il caro Padrino Rosario De Luca! E Vincenzo Cortese,fratello del “futuro Prete” Nicola, e padre di Giovanni Cortese, era una roccia,Romeo Benetti ,ex mediano della Juventus ,me lo faceva ricordare sempre!!!! Come vedete alla faccia di tutti gli I Pad, I Phone di oggi, Facebook , il gioco del calcio ci teneva molti uniti,ci conoscevamo meglio,e ci volevamo molto bene, sebbene i tre sopra menzionati fossero di qualche annetto più grandi di noi! L’amico Peppino Aquila invece non lo vedevo dall’estate. Si era ormai ritirato nella bella Cosenza e veniva a passare le vacanze con la famiglia in paese. I primi giorni di Seminario furono tremendi. Nostalgia ,tristezza ,e mal di mamma la facevano da padrone. Lasciando il caro paesello me ne portavo anche la mia malinconia. Aiutato dai maestri superai anche tutto ciò. Incominciai a disputare qualche partitella con i nuovi compagni. Finalmente trovai un campo con le porte e con pali! ” AH!! QUEI MIEI CARI PALI ARRUGGINITI! che non mancherò’ di riabbracciare 45 anni dopo!!!. Al primo impatto mi pareva un campo già visto in televisione ,sebbene fosse senza erba.Con modestia lo dico, subito mostrai ai nuovi amici che con il pallone ci sapevo fare. Ero sempre presente nelle sfide, quelle che contavano. Anche quelli più grandi di me mi chiamavano per aggregarmi a loro. Con Francesco Bolzoni ( Portiere), Francesco Putzu (un Sardo),Tonino Nieddu (, anche lui Sardo, ora regista fiction per la Rai!) e tanti altri, formavamo un buon gruppo. Comunque oltre al calcio c’erano anche gli studi.Non sono mai stato un fenomeno ,ma me la seppi cavare ugualmente anche su questo ramo! Se in paese avevo appreso come calciare un pallone, in seminario con il passare degli anni ,divenuto ormai giovincello ,ne avevo migliorato la tecnica e alla soglia dei sedici anni, quando nel luglio del 65 decisi di lasciare, me ne portavo un bagaglio di esperienza.Salutando oltre agli amici anche quel caro campo dalle vere porte e da grandi pali. E così mi apprestavo ad ad affrontare il mondo esterno con tutte le sue incognite e le sue incertezze. Trovai alcuni dei vecchi amici, uno su tutti il cugino Franco Congi. Lui si era già`iscritto al Magistrale, e mi consigliò di fare altrettanto.Essendo ancora nel mese di luglio, cercai di arruolarmi ai vecchi compagni che con me si sfidavano in quel campetto della curva del Cimitero vecchio. Ritrovai Matteo, Pandullo, Peppino Scalise, Rosario Rotella, Scalise Giovanni ,il falegname ,lo stesso Franco Congi, Vincenzo Catalano ( ora in California!) E così alla distanza di anni ci riunimmo ,almeno d’estate per calciare ancora insieme quella benedetta palla. Questa volta qualcuno si era procurato un pallone di cuoio, altro che palla di gomma!!! Credo che fossimo nella primavera del 66. L’allora sindaco Gaetano Cortese ci fece una grande sorpresa, ci spianò il terreno situato in località Fossa Arena e così dicemmo addio alla “vecchia curva ” del cimitero vecchio.Formammo una discreta squadretta.Il fatto di avere un campo “nuovo“ e abbastanza grande con porte e pali veri ,ci incoraggiava. Quasi tutte le sere al fresco il nostro appuntamento era sempre lo stesso: alla Fossa Arena per la consueta partitella. Ricordo che eravamo nell’autunno dello stesso anno ,andammo persino a San Giovanni In Fiore per vedercela contro i più quotati della Florens. Tornammo a casa con quattro pere nel sacco. C’era Giovanni Scalise (falegname) piccolino ma era un’ottima ala destra.Mentre io alla sinistra ,con Franco Congi e Vincenzo Catalano formavamo l’attacco. Forse era un 3- 4-3 di oggi! Un giorno vollero sfidare Savelli sul loro campo, tutto era pronto. Io ero in squadra.Pronti a metterci in macchina. Si doveva partire dal Bar di Grimaldi, il nostro Bar preferito. Mi ero letteralmente infilato in una 600 che ad un tratto mi son sentito chiamare dall’amico Vincenzo Cortese(Saracino) :“Scendi Peppi“ Mi fa,“tua madre ha saputo della trasferta ed é in collera con te ,l’ho vista molto turbata. !“ Credetti a Vincenzo,scesi e mi precipitai a casa dalla mamma:. “Non devi partire ,ti puoi fare male, tuo padre si arrabbierà moltissimo.!“ Mi disse con un tono di voce abbastanza autoritario. Ma era serena. Serena perché ero li davanti a lei in quel momento.Non dissi niente. L’ assicurai del mio forfait. Vidi il suo viso rasserenarsi e più tranquilla mi invito’ a mangiare qualcosa. Troppo premurosa questa mia mamma? .Paurosa che mi facessi male?.Ah le mamme ..le mamme!! In serata aspettai gli amici che facessero ritorno da Savelli. Avevano vinto anche senza di me, 2 a 1. L’ inverno arrivò ben presto.Con l’ avvicinarsi delle feste vennero a casa gli “studenti“ ,chi da Santa Severina, chi da Cosenza, chi da Lamezia. Ci riunivamo sempre al Bar di Grimaldi .Quell’anno fummo testimoni anche di una bella nevicata. Castelsilano era sotto un manto d candida neve. É da allora che non vedo più il mio paesello sotto la neve,almeno in persona.La primavera era già alle porte e mio padre stava progettando per ritornare in Canada. Sarebbe venuto lui per primo per poi chiamare sia a me che la sorella Luisa . E così fu. disputai qualche partitella ancora ,anche con la paura di potermi far male , prima di quel 4 agosto del 67 che mi avrebbe visto lasciare il paesello per affrontare una nuova vita in America, Canada, e precisamente a Montreal. Addio Fossa Arena, addio carissimi amici che non vi rivedrò’ forse mai più! Addio paesello mio caro.Chi sa come ti troverò quando ritornerò’. Sapevo di partire ma non mi sarei mai permesso di chiedermi quando sarei ritornato.Dio , Dio mio , ecco forse era meglio non pensarci!! CONTINUA. Fine del terzo Capitolo Peppino Fazio. IO E IL CALCIO .CAP. SECONDO settembre 15, 2017 IO E IL CALCIO .CAPITOLO SECONDO Presa la strada che portava a casa, mi salutai con gli amici ma non avevo il coraggio di entrare.La mamma del resto era stata troppo buona con me quel giorno! Con cento lire Michele Astorino,il salumiere del nostro paese dava un Kg di pasta ,oppure un Kg di zucchero. Mia mamma si era privata di tutto questo pur di farmi felice, comprandomi la famosa palla di gomma. San Leonardo almeno allora portava gioia nelle nostre case, povertà a parte, tutti sorridevamo . Si vedeva che c’era aria di festa e tutti la sentivamo.Varcai la soglia ,anche se felice di aver giocato bene e parato molti tiri ,con il capo chino, rosso in faccia,cercai di nascondere la palla con la paura che la mamma me la “sequestrasse“. Si accorse subito ,del resto bastava guardarmi in faccia. Tentò di alzare la voce:“Ma come, nemmeno un giorno e già torni a casa con i pantaloni bucati!!“ Non dissi niente ,la guardai allungo negli occhi solamente per cercarne un suo perdono! Non me lo disse ,ma in cuor suo mi aveva già perdonato! Giorni dopo seppi che la brava cugina Chicchina si preoccupò a rattopparmi quel bel pantalone di velluto. Passarono alcuni anni ,avevo già una certa dimestichezza con la palla. Nel frattempo avevo abbandonato il ruolo di Portiere.( FORSE SAPEVO GIÀ CHE NON SAREI MAI DIVENTATO UN BUFFUN FINE ANNI CINQUANRTA! ). Mi feci altri nuovi compagni, CHE SI AGGIUNSERO ai vari già collaudati Matteo Piperio ,Antonio Mangone ,Attilio ,Peppino Durante ( Pisurera),ed altri. Ricchi e felici di aver un campo tutto per noi ,incominciammo ad organizzare sfide con i “ciazzisi“.Le vittorie si alternavano finché non venne per noi un triste giorno. Il comune aveva deciso di “espropriarci“…mi spiego. Venimmo a sapere che Le Pera (il famoso Ufficiale Postale di Castelsilano!) aveva appena venduto il terreno per permettere al comune di costruirvi l’ormai noto a tutti Edificio Scolastico! Fummo scioccati. E così ci trovammo senza campetto.Non vi erano altri posti dove potessimo praticare il nostro caro gioco del calcio. Non ricordo a chi, ma a qualcuno venne l’idea di utilizzare la curva del Cimitero Vecchio più il terreno a fianco . Lo trovammo abbastanza a nostro gusto. bisognava favare attenzione solamente a qualche macchina che passava con il rischio di farci investire.. C’era un trattore abbandonato che stava al lato e della legna in fondo, pur di giocare non ci facevamo caso.. Così l’attuale Piazzetta Padre Pio di oggi, divenne per noi il nostro campetto per moltissimi anni. Molti ragazzi passarono di la. I compagni di scuola come Peppino Aquila ,prima che si ritirasse a Cosenza era della partita e tanti altri. fu li che ebbi un infortunio abbastanza serio .Ero appena undicenne durante una delle tante partitelle ,stavo sul lato dell’asfalto ,cercavo di dribblare Ginuzzu a Pippara ,ma essendo lui più robusto di me,mi fece schiantare con il viso sinistro per terra sull’asfalto, e svenni. Ricordo che alcuni compagni mi presero e mi misero al fresco sotto un muretto .Mi svegliai dolorante ,mi portarono a casa di Matteo Piperio che abitava la vicino ,e sua mamma, zia Luisa mi prestò le prime cure. Andai a casa sfiduciato. Il viso era gonfio e rosso! Vi risparmio la reazione di mia mamma!!. Un giorno venne a vederci il caro professore Dino De Vuono. Qualcuno gli aveva detto che ,alcuni ragazzini (incluso me) erano molto bravi a toccare la palla. Mise alcuni ragazzi come birilli alla distanza di un metro l’uno dall’altro e ci fece con la palla al piede girare intorno ai ragazzi facendo una specie di slalom.Io personalmente mi sentivo orgoglioso. Avevo una certa confidenza con la palla e il mio sinistro era abbastanza potente. Eravamo agli inizi del 1960 , ero in quinta elementare con appunto il professore Dino , con l’amico inseparabile Matteo Piperio,e con Mangone facevamo un bel trio. Molte volte facevamo due contro uno. Bastava giocare, non importa come ma dovevamo far passare quella palla in mezzo alle quelle due grosse pietre che fungevano da pali, (ma quali pali ..chi sa quando sarebbe arrivato il campo con veri pali!? Finita la quinta elementare ,ciascuno prese la propria strada. Matteo e Mangone ,con Peppino Aquila già a Cosenza, lasciarono il paese. Maraschino , Pandullo L’Ammirati, Nicola Cortese (ora DON NICOLA!) e altri ed io prendemmo la strada del Seminario. Ma ci volevamo tutti fare preti? Chi sa.. Intanto entrando nella San Paolo a Roma ,forte dell’esperienza acquisita al paese ,continuavo a fare le mie brave partitelle con i miei nuovi compagni di seminario. Fine Secondo Capitolo Continua. Peppino. Fazio. Quella grande passione me la portai in Seminario.Dovetti abituarmi a convivere con nuovi compagni..Non fu facile, ma i miei “VECCHI” erano rimasti sempre nel mio cuore.Addio campo di Le Pera, Addio Curva del Cimitero Vecchio!!





Pubblicato da castel48 “IO E IL CALCIO” CAP. PRIMO settembre 15, 2017 Spinto ancora dalla voglia di scrivere, questa volta mi voglio raccontare e ricordare ii mio approccio al gioco del calcio.Come la più parte di ogni mio coetaneo ,venni contaggiato da questo molto comune gioco. Come tutti agli inizi fu difficile, rischioso,ma alla fine divenne molto divertente e gratificante. Incomincio cosi’..semplicemente.Naturalmente i luoghi , e alcune persone che saranno citate ,li avrete letti in altri miei precedenti racconti. Ma questa volta interesserà esclusivamente IL CALCIO .Ecco il titolo. “IO E IL CALCIO” Nei primi anni cinquanta in quel mai dimenticato paesello ,ai piedi della Sila con un flusso di emigrazione altissimo, dove moltissime case si svuotavano lasciando sole le povere mamme con bambini piccolissimi, la povertà era di casa in “tutte le case“. Noi ragazzini non avendo molti giochi, con cui svagare ,oltre alle solite “stacce“ “allu Rummulu“, e anche “La Squiglia” privi ancora della luce elettrica ,ci riversavamo sulle strade vicino casa e con stracci abbandonati in quelle nostre “cunette“, cercavamo di farci una palla ,più o meno rotonda e via a prendere a calci quell’affare fatto di “pezza“. Molte volte al primo vero tiro si scioglieva e via ancora con lunghi spaghi a riattaccarla più stretta possibile. Imitando quelli più grandi di noi ci dividevamo tre o quattro per parte ,con uno che fungeva da portiere e così disputavamo le nostre brave partitelle. Con il passare degli anni la strada rotabile venne asfaltata, per fortuna ci dettero anche la luce elettrica, ma diventava un pò complicato fare le nostre partitelle a fianco a casa.Soprattutto perché io abitavo alla “Via Nova“ dove cominciava a transitare anche qualche macchina. Alcuni nostri cari compaesani incominciarono a motorizzarsi come il caro vecchio Capozza , Alfonso Tiano e qualche mezzo pesante che i fratelli Rotella ,avevano appena comprato per dedicarsi al trasporto di pietre ,cemento e tutto quello che occorreva per modificare o costruire una casetta di qualche nostro caro compaesano che con i loro risparmi si avviavano a fare. Il mio caro zio Vincenzo Foglia si avventurò anche lui motorizzandosi a dovere ,dopo aver detto “addio“ alla sua cara mula.Si vedevano pure alcune “Api“ ,piccole tre -ruote ,come quella dello zio Lamanna Giuseppe ( Pelirosso) che servivano per andare in campagna ,finché la strada “mulattiera“ lo permettesse oppure per comprare e rivendere la frutta in paese. E così fummo costretti a trovarci un campetto.Non lontano da casa nostra verso la zona dei “Zimmuni“ c’era un pezzo di terra pieno di sassolini ,ma sufficiente per disputare i nostri “incontri“ .Non so chi ,ma qualcuno venne un giorno con una specie di zucca. Sebbene avesse la vita corta, c’é ne servivamo come palla. Povere scarpe, poveri noi quando una volta a casa tornavamo con i lacci rotti e le scarpe bucate.Le nostre mamme ci sgridavano. Sapevamo che con quelle scarpe ci dovevamo andare anche a scuola,e qualcuno doveva tenersele nuove anche per la domenica e i giorni di festa. Il terreno, gentilmente offerto dal signor Le Pera…..si fa per dire..era a nostro gusto.Ben presto prese la forma di un discreto campetto di calcio. Ricordo che i più grandi ,come Giovanni Spina detto Mirgi ,Mimmo Ammirati ,figlio del professore Don Matteo, Luigi De Luca ed altri, sfidavano anche una squadra di Cerenzia. Ben presto venne anche per noi il giorno di dire addio alle palle di stracci e alle “cucuzzelle“ .San Leonardo era le festa di noi tutti ragazzi. Aspettavamo il 6 Novembre con la stessa ansietà che si aspettava il Natale. Sapevamo che oltre alla banda ,la processione ,le “Pacchiane“ sangiovannesi che invadevano il paese,i forestieri preparavano le loro bancarelle sia di frutta con gli squisiti Kaki’ che con svariati giocattoli, comprese le palle di gomma. Pregai la mamma (mio padre era emigrato in Canada!) di comprarmene una.Non resistette alle mie insistenze e quel pomeriggio ,con quella palla in mano ,mi sentivo il ragazzo più ricco del mondo. Cercai tra la folla alcuni miei fedeli amici ,tra cui i cugini Luigi Mangone( sono in Canada. Alberta ) Mangone Rosario, e l’iseparabile Matteo Piperio e andammo ,ricco di quel regalo a disputare la nostra partitella.Non volevo farne accorgere alla mamma. Avevo un pantalone di velluto fatto cucire apposta per la festa di San Leonardo dalla mia cara cugina Chicchina Gangale.Cercando di fare il furbo ,presi un’altro paio di pantaloni e anziché cambiarmeli , lo indossai di sopra all’altro, risultato,tornai a casa con entrambi pantaloni strappati. Ci tengo a precisarlo.Il mio primo ruolo scelto fu quello di fare il portiere.Era normale che buttandomi da una “PIETRA” all’all’altra, i miei poveri pantaloni dovevano per forza bucarsi al contatto di tutti quei sassolini!! Fine Cap. Primo Continua. Peppino Fazio.













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