" IL SEMINARIO...E IL SUO IMPATTO." Ma cosa ti salta in mente Peppino? direste voi. Niente ,sto solo provando di tornare indietro di oltre 58 anni e rivivere quei miei quattro anni trascorsi in Seminario .:" Ma ne hai parlato altre volte.Hai parlato dei tuoi ritorni nostalgici in quelle quattro mura almeno tre volte!" :"É vero ,ma mai sono entrato nei dettagli,mai ho riportato il vero impatto,l'urto contrastante a quella nuova vita fatta di preghiera, obbedienza, rispetto, collaborazione con i compagni ,attaccamento alla scuola ,ai principi morali e religiosi. Mi fermerò' su episodi e fatti accaduti che solo alla distanza di tantissimi anni si ha la voglia e la volontà di farlo. La vita collegiale per chi non la conoscesse nasconde (nascondeva) pericoli di ogni sorta. il passaggio dalla pubertà alla gioventù veniva affrontata da qualcuno con traumi psicologici ,che ne hanno segnato la loro vita modificandola non sempre per il meglio. Bisognava affrontare con sacrificio quel periodo che ciascun ragazzo veniva marcato da molteplici cambiamenti compresi quelli psichici. Ma ci ritornerò e ne svilupperò alcuni casi. Quel ragazzo discolo di paese che era in me ,doveva far fronte ad un cambiamento radicale,altrimenti ....altrimenti sarei rimasto in paese,senza scuola, magari dietro un muratore, oppure come hanno fatto i miei cari cugini De Pasquale , Antonio , Max ,Ciccio, che giovanissimi hanno lascito la loro casa e i lo cari genitori per trovare un futuro migliore al nord. Passare da una libertà assoluta,come marinare la scuola, stare sempre dietro una palla di gomma,tornare a casa a notte fonda con le ginocchia "perforate" dai sassolini del campo di Lepera OGGI EDIFICIO SCOLASTICO! , Oppure i gomiti e le gambe graffiate dalla curva del cimitero vecchio (oggi Piazza Padre Pio!) con la mamma impotente nel controllarmi, "agevolato" dalla mancanza di mio padre perché "SEMPRE EMIGRATO NELLE AMERICHE!" Ecco quel discolo di paese doveva far fronte ad un altra vita,altri modi di parlare , comunicare con tutti quei ragazzi più o meno della stessa età, accettarne le loro opinioni ,condividere con loro posti a tavola e i giochi nel cortile durante le varie ricreazioni, e tante altre cose. Quel quattro ottobre del 1961 ci aveva accompagnati Don Natale Palmieri.Alcuni compaesani si erano fermati a Barletta ed Ascoli Piceno,mentre per me si prospettava nel mio destino LA PIA SOCIETÀ SAN PAOLO DI ROMA. Inutile dirvi che trascorsi i primi giorni nella solitudine assoluta. Mi davano persino fastidio le grida e gli schiamazzi dei miei nuovi compagni durante le varie ricreazioni . Erano tanti ,forse tra i sessanta e i settanta.Piccoli ,grassi ,alti ,magri, ma tutti rumorosi. Solo alcuni entrati freschi come me ,e questo mi consolava, se ne stavano appartati. Un giorno più in la qualcuno mi dirà che i nostri primi giorni erano affetti dal classico "mal di mamma". Infatti oltre a lei mi mancavano le mie due sorelline Luisa e Isabella ,con le quale da piccolino dividevo un letto fatto di foglie secchi di grano turco, mentre il giorno litigavamo per cose futili per la disperazione della nostra cara mamma! Mi mancavano gli amici, il campetto (per modo di dire) di calcio,mi mancavano le stradine (Vinelle) del paesello ,teatro dei miei giochi preferiti,. Mi mancava la cara Chiusa e i suoi uccellini.Mi mancava quella smania di scoprirne i loro nidi d'estate e impadronirmi dei loro piccoli e d'inverno quella voglia di catturarli con la trappola dietro la casella del caro nonno Gaetano in quel mucchio di raspe d'uva che si era formato dopo la grande vendemmia del mese di ottobre. Mi mancava il Campanile con le sue tre campane. Ero sempre uno dei primi che salendo quelle irte e pericolose scale ,me ne impossessavo di una e per la mia gioia afferrandone il martello, mi deliziavo a suonarle. Erano giorni di festa,San Leonardo,la Madonna della Campagna! Appunto San Leonardo!! Mi mancavano le bancarelle ,i giocattoli e le macchinine "proibite" per me, perché troppo costose, Mi mancava la banda! Ah che gioia quando venivo svegliato di mattina presto dal suo grosso tamburo! ERA FESTA IN CASA E NEI NOSTRI CUORI !BASTA DORMIRE! Mi mancavano le ragazzine delle elementare,dal viso acqua e sapone,mi mancavano i loro sorrisi, i loro "CIAO". Per alcune eravamo i loro "EROI" .Pur di ben figurare ai loro occhi ci avventuravamo in giochi pericolosi,come saltare in mezzo alle fiamme di un mucchio di paglia incendiata nelle giornate di passeggio, oppure saltare da scale alte su un mucchio di sabbia nei pressi delle loro case. Mi mancava ( chiedo scusa ,non é per vanità) quel soprannome "ATTORE" ,per molti non ero più "PEPPINO", ma "L 'ATTORE!" Mi fu affibbiato da qualcuno mentre mi vide avventurarmi con il rischio di rompermi l'osso del collo in un salto alto e lungo la dove al posto della casa del Dottore Ciccio Scalise ,c'era una scarpata con della legna. Imprudentemente presi una lunga rincorsa,e nell' "atterraggio" rischiai di rovinarci addosso con tragiche conseguenze. Per la grande meraviglia dei pochi presenti, che per qualche secondo erano rimasti con il fiato sospeso, preoccupati del mio stato, ma felici di esserne uscito "indenne",uno di loro ad alta voce grido'! :" MA CHISSU E N'ATTORE!! . Tutto bene quel che finisce bene. Mi mancavano tutti e tutto. Cosi' passarono i primi giorni e i primi mesi, la ferrea legge del Seminario mi stava conquistando. Avete in mente quel puledro che dopo severe prove del suo padrone per abituarlo a farsi cavalcare, si rassegna ,si concede per poi divenirne il suo migliore amico. Mi rassegnai anch'io e mi "avvicinai" agli altri compagni che prima di me si erano scrollati di dosso la vita di paese ed erano entrati in una nuova ; quella collegiale . E cosi' quel 1961 volgeva a termine con un "Peppino" CHE SI AVVIAVA ad un radicale cambiamento. Nessuno più mi avrebbe chiamato "ATTORE" , nessuno dei miei nuovi amici era al corrente delle mie vecchie e spericolate cavolate!! ,ma ero semplicemente un " FAZIO" ,eravamo tutti "IMMACOLATINI"devoti dell'Immacolata, tutto scuola ,Apostolato e chiesa. Fine prima parte. Peppino Fazio.
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