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IL SEMINARIO E IL SUO IMPATTO. CAP, QUINTO

IL SEMINARIO…L’IMPATTO,, (quinta parte.)

Il tempo scorreva anche in Seminario. Capito il sistema scolastico, mi ero ormai adeguato come tutti gli altri.” QUEL DISCOLO DI PAESE DI UNA VOLTA” faceva ormai parte del passato.La disciplina ferrea della San Paolo mi aveva conquistato.

Non poteva essere diversamente, altrimenti avrei fatto la fine di tanti altri e di coloro che ho con amore ho parlato e menzionato nei precedenti capitoli che purtroppo lasciarono l’Istituto dopo pochissimo tempo. Sia per problemi di adattamento ,sia per “incompatibilità” con quel sistema .

La mia volontà di rimanere e continuare nella San Paolo i miei studi era ancora molto solida .

Nessun pensiero di abbandono almeno per quel momento frullava nella mia testa . Forse ….ma chi sa cosa sarebbe successo in seguito.

Si era appena concluso l’anno scolastico 62-63 e le solite vacanze estive ,anche se brevi cascavano come cacio sui maccheroni dove mi vedeva (con orgoglio) promosso in Seconda Media .

Solito treno del 20 Roma -Crotone,stessi compagni di viaggio. Stesso impatto con il mondo esterno.Ormai “Le Sirene” non influivano sulla mia persona. Pur seguendo il ritmo di quell’estate con influenze varie ,come i vari gruppi musicali, la mia forza di Spirito era come in una botte di ferro.

Gli amici ,qualche amichetta ormai mi salutavano e mi parlavano con un certo rispetto. Capivano la mia scelta ,anzi dirò di più mi chiedevano se fossi disponibile a disputare qualche partitella di calcio insieme a loro.

Matteo Piperio, Saverio Pandullo e Marasco Saverio ,anche loro erano reduci di un Seminario ,quel di Ascoli Piceno.Trascorremmo del bel tempo insieme. Naturalmente Don Natale Palmieri mi voleva tutti i giorni che fossi da lui in chiesa per servire Messa!

Il ritorno era previsto sempre per il 21 Agosto. Trovai una novità. Avrei cambiato gruppo, per regolamento del Seminario dovevo scalare e cambiare. Noi della Seconda Media dovevamo agganciarci con i Maggiorini della Terza, quarta Media e del Quinto Ginnasio. Bisognava anche “scasare” dal terzo piano ..credo scendemmo al secondo.

Stessa struttura, stessa grandezza, stessi lettini allineati come in tante Istituti e in tante caserme. Da Immacolatino insieme a tanti altri miei vecchi amici, come Lanatà, Mazzei, Cutruzzolà, De Santis , Pietro Catalano ( oggi Pere Pierre ,qui a Montreal passammo tra i Maggiorini. Eravamo “cresciuti”.

Trovammo altri bravi ragazzi con i quali non tardammo ad aprire una solida amicizia, tra i più cari devo assolutamente menzionare Collicelli, Ignazio Cau, ( Parigi) ma soprattutto Francesco Bolzoni ( Vicenza) e Francesco Puztu.( in Belgio)

Mentre trovai come Maestro, Don Gonella ,e come Assistente il carissimo Don Olinto Crespi, dove ho avuto modo di parlare molto di lui per averlo incontrato a Roma nel luglio 2018 dopo la bellezza di 53 anni! Cambiammo anche cortile. Da quello ormai dimezzato degli Immacolatini, trovammo un vero campo da calcio ,con delle porte e dei pali ,senza un filo d’erba pero’ ,dove potevamo esercitare il nostro gioco preferito : il calcio. Nel video postato nel precedente capitolo,si può vedere il famoso campetto con quei “PALI ARRUGGINITI!”

Tante furono le sfide tra i reparti del nostro Apostolato.Bolzoni era il nostro portiere. Ebbi l’onore anche giocare con i Chierici,aspiranti Sacerdoti di alcuni anni più anziani di me. Il mio ruolo come ala sinistra mi permetteva di sfogare le mie doti di velocista. Allora il compito dell’ala era fatta di lunghe cavalcate con eventuale cross.Se poi l’azione si svolgeva strettamente in area,subentravo e con il mio sinistro segnavo le mie reti.

Sebbene fossi già Juventino,qualche annetto dopo il mio idolo divenne GIGI RIVA, la migliore ala sinistra in europa di quei tempi, portava il numero 11 sulla maglia. Ammirato molte volte in seguito in Nazionale.

Spero di non annoiare il lettore con questi miei racconti,ma lo ripeto hanno rimarcato e segnato la mia vita in bene.

La vita di un Seminarista oltre al gioco ,allo studio era praticamente indirizzata nella preghiera. Dopo la sveglia puntale ogni mattina alle 6, si andava in chiesa,Messa ,comunione ,rosario, e silenzio assoluto. Oltre i famosi annuali Esercizi Spirituali ,tre giorni di assoluto silenzio e molte ..molte preghiere!!

Dopo colazione e alle nove a scuola.Quasi quattro ore di dure lezioni fatte dagli stessi Preti. Poi il pranzo. Mezz’oretta di ricreazione e poi ciascuno nel proprio reparto a compiere il proprio dovere di Apostolato. Una cosa ci tengo a sottolineare,passando da Maggiorino,fui cambiato di reparto.Addio i miei cari libri,(chi sa quanti ne avrò letti!!) . Addio mio ufficio postale! Addio Frate Gioacchino ,il mio caporeparto. Al secondo piano vi erano installate le macchine da stampa OFFSET . Mono colore e bicolore. Avevo già 15 anni.Mi affidarono ,affiancato da un caporeparto ,naturalmente quella immensa macchina dalle lastre più larghe delle mia braccia.

Dovevo passare su di esse con una spugna un liquido chiamato “gomma” .Questa operazione permetteva alla lastra di proteggersi dalla polvere e da cose “impure” e di conservarsi più a lungo.

Quando tutto era in funzione i fogli di carta passavano attorno al “cilindro” e quello che c’era inciso sulla lastra restava ,grazie all’inchiostro ,nero ,oppure di svariati colori sul foglio.

C’era da girare la carta per stampare l’altro lato. La più difficile era la”CARTA D’INDIA” molto fine di color giallino ,era la carta speciale con la quale si stampava la Bibbia!! La formazione di noi giovani aspiranti Preti passava anche dall’Apostolato. A quella giovanissima età si aveva già la percezione che un domani non molto lontano l’esperienza di quel lavoro , a prescindere se fossi diventato Prete o meno ,mi sarebbe servita per una formazione della persona e del mio carattere. Fine Quinta parte. Continua.


Peppino Fazio.



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