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IL SEMINARIO……..L’ IMPATTO . TERZA PARTE.

Arrivarono anche le tanto agognate e sospirate vacanze. Quel 21 luglio del 62 arrivo’ come una manna dal cielo. Presi quel treno delle 20 ,Roma- Crotone insieme a Pasquale Lanatà , Antonio Mazzei e Cutruzzola. Pasquale fini’ il suo viaggio a San Leonardo di Cutro. Mi diceva che era suo nonno che andava a prenderlo alla stazione con il carretto!.

Cutruzzolà deviava per Catanzaro ,mentre Mazzei proseguiva per Roccella Ionica. Ci salutammo dandoci appuntamento al 19 agosto giorno del ritorno.

Volendo fare un breve resoconto dei primi nove mesi come seminarista, devo affermare che l’impatto con il “mio” nuovo mondo non era poi stato tanto traumatico.Le difficoltà di adattamento non erano mancate. La scuola….a proposito ero stato ammesso alla Prima Media con discreti risultati. Alle domande dei miei e dei vecchi amici se fossi stato promosso rispondevo con un orgoglioso “SI!” .

La scuola dicevo non era più una chimera per me. Sapevo che senza di essa non sarei andato in nessuna parte. Non parlerò del mese trascorso al paesello,anche perché l’ho già fatto in altri racconti, ammetto e confermo che tra i vecchi amici che ho ritrovato , di alcuni non mi piaceva il loro linguaggio,fatto di parolacce e “cattivi discorsi”. (Insegnamento dei Preti!)

Mi davano fastidio e cercavo di evitarli. Il cambiamento della mia persona stava la’. I preti ,il luogo, i nuovi compagni , le preghiere, il culto praticato avevano volontariamente ed involontariamente influito sulla mia persona e subito mi accorsi di quel radicale cambiamento.

Dovete sapere che in quegli anni sessanta molti di noi ragazzi prendemmo la via del Seminario naturalmente in diverse località. Ma chi c’era con me a Roma nella San Paolo?

Trovai Antonio Scalise detto YOGHI, mio cugino Antonio Fazio ,purtroppo deceduto il 10 luglio del 2018. Erano negli Apostolini. Mentre l’anno dopo alla mia insaputa entro’ nel mio gruppo Gabriele Tallerico, ve lo ricordate? Vive adesso non lontano di Vicenza . Ci siamo riabbracciati dopo la bellezza di 55 anni l’anno scorso a Castelsilano, vi lascio immaginare l’emozione.

Gabrielino ci rimase per poco tempo, malgrado la sua buona volontà di riuscire negli studi,trovo’ delle difficoltà di adattamento, amava contribuire nell’Apostolato ,ma piazzandolo nella tipografia ad impostare i caratteri,si perse d’animo e fece altre cose. Un giorno mi accorsi che non c’era più. Evidentemente era venuto il suo caro babbo da Vicenza oppure da Castelsilano e l’avventura da seminarista di Gabrielino fini’ la.

Mentre il cugino Antonio si fece portare dal suo Maestro ad Alba. ci rimase altri due anni e poi anche lui lascio’ la San Paolo.

E YOGHI? ,per tutti era SCALISE. Persino il suo e poi mio maestro d’italiano ne parlava con entusiasmo. Scalise amava molto scrivere. Aveva il racconto nel sangue. Qualche settimana prima delle vacanze di luglio ,Don Bonetto ,questo il nome del professore d’italiano che diede ai suoi scolari un tema da svolgere in classe.: “FRA POCO RIVEDRÒ’ I MIEI CARI” ,Tutto un programma. Don Bonetto come esempio ci lesse un passaggio.

:” Quando arriverò al paesello riabbraccerò’ il mio fratellino CICCIO , e mi stringerò’ al petto quel gattino che tanto mi é mancato!” Niente di trascendentale . Antonio aveva espresso il suo pensiero ,quello che sentiva nel suo cuore in quel momento. Un giorno gli “rubai” il titolo e buttai giù tutta quella voglia che si ha quando si stanno per riabbracciare i propri cari..

Ma com’erano i rapporti tra compagni?.Naturalmente quelli della stessa classe si aveva più contatto. Non solo ,anche quelli vicini di letto c’era un rapporto più amichevole.Sapete che i Seminari erano forniti di grandi camerate con svariati letti tutti messi in fila distante l’uno dall’altro poco più di un metro.

Nessun guardaroba ,forse qualche attaccapanni ci era concesso di usare. Le nostre cose personali bisognava tenerle nella valigia. Una cosa normalissima per noi. Come in ogni luogo di vita di gruppo ,anche da noi erano permesse le amicizie. Alcuni Sardi ( per fortuna pochi!) amavano stare insieme,anche perché piaceva loro conversare durante la ricreazione nel loro incomprensibile dialetto, mentre i Preti non lo permettessero”

I miei erano un po’ particolari,con alcuni ci giocavo a calcio ,altri erano compagni di tavola nel refettorio ,altri come i tre menzionati sopra amici perché CALABRESI come me!!

Francesco Bolzoni, il mio portiere preferito, Francesco Putzu, Francesco Don Cupello li ritroverò’ da Maggiorino due anni dopo.

Ma come’era il rapporto con gli altri. Con tanti ragazzi provenienti da ogni angolo d’Italia con abitudini diverse,culture e soprattutto dialetti diversi. Quello che importava secondo i primi insegnamenti del Preti Superiori era la collaborazione l’uno con l’altro.

Con tutti loro bisognava dividere praticamente tutto. Dal bagno alle docce, al cortile ,alla scuole, al tavolo del refettorio . Una cosa era la più importante; il rispetto reciproco senza alcune offesa se ci accorgessimo che qualcuno fosse lento nello svegliarsi ,nel vestire ,lento anche nei vari giochi. Non bisognava mai deriderlo ,ma cercare di aiutarlo ad integrarsi nel gruppo.

Purtroppo alcuni facevano marcia indietro perché non resistevano al quel cosiddetto “Impatto”. Il cambiamento di vita era talmente radicale che li metteva in una posizione che sarebbero bastate alcune lettere ai loro genitori per convincerli che quella nuova strada intrapresa non era la loro.

Naturalmente gli altri (noi ) erano gli ultimi a saperlo.

Don Malachini leggeva le nostre lettere.Ecco.Come leggeva quelle dei genitori ..Il ragazzo all’insaputa si sfogava indirizzandosi alla mamma.

Franco Amendola un cosentino che incontrai nel 69 qui a Montreal, vive tutt’ora nella nostra Metropoli ,amico di reparto,scriveva:” Cara mamma ,sono triste, qui il mangiare del preti non mi piace,resto digiuno” Scrisse altre cose Franco. Appena conclusa la Prima Media ,ritornando per le vacanze a Mindicino, rimase nella nostra bella Calabria.

Parlando di amicizie “strette” alcuni si lasciavano inconsciamente “incastrare”. Allora si vedevano i soliti “DUE” che si appartavano,sia in cortile ,ma soprattutto quando si andava a passeggio nei vari boschetti della bella Roma. Al prossimo episodio racconterò qualcosa.

Peppino Fazio. Fine terza parte..

Contin






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