gennaio 31, 2012 Questa volta non era come andare a Roma nella San Paolo, 12 mesi e poi ancora via ,si prendeva quel treno delle 20 dalla Stazione Termini di notte mi riportava a Crotone e praticamente a casa. Invece questa volta un aereo della Canidian Pacific decollava in un caldo e affoso pomeriggio da Roma Fiumicino per portarmi a Montreal. Dopo più di nove ore e mezzo di volo ,mia sorella Luisa ed io trovammo nostro padre che con sacrifici e amore aveva messo su casa per noi tre con quasi tutti i comfort. I primi giorni furono orrendi, come detto e scritto in altri racconti la nostalgia la faceva da padrona. Era il caso di dire “nostalgia canaglia!“. Con mia mamma e l’ altrasorella rimaste al paese era ancor più duro e triste. Oltre a sentire la loro mancanza ,sentivo quella di tutti, amici, parenti, e di quel campetto della Fossa Arena, che con quelli precedenti di Lepera e della curva del Cimitero Vecchio (ora Piazza Padre Pio) mi avevano visto fin dalla più tenera età sgambettare e tirare calci a palle di stracci e di gomma ,fino a poi avere finalmente quel pallone vero di cuoio che tutti noi bambini sognavamo la notte. Le mie preoccupazioni maggiori agli inizi erano di cercare un lavoro, seguire dei corsi serali per apprendere al più presto l’Inglese, farmi degli amici e soprattuttoambientarmi alla nuova vita. Sebbene si parlasse molto l’Italiano perché vivevo in una zona pienamente occupata da italiani ,non era la stessa cosa come si viveva in paese. Il calcio era l’ultima cosa a cui pensavo. Ci fu una parentisi durante la primavera del 68. Mentre ancora i campi all’esterno erano con neve abbondante, mi volli allenare in palestra,Roba di poco.Ci lascia stare. Passarono almeno tre anni prima che si risvegliasse in me quella voglia di correre dietro un pallone. Successe nel 71 ,ancora ventiduenne mi arruolai in una squadra che si allenava non lontana da casa mia.Timido e premuroso nei vari allenamenti cercavo intesa con i “titolari“passando loro più spesso il pallone. Guardondoli un per uno in faccia cercavo di vedere in loro i miei vecchi amici, Congi , Rotella, Scalise riscignualo e Scalise figlio ex sindaco, Pino Amato figlio di Chiarina, Pandullo Saverio e di MatteoPiperio . Dovevo rassegnarmi. Adesso avevo di fronte altra gente, altre persone con accenti differenti ,dai Casertani ai Siciliani e soprattutto ai Baresi. Il campionato era in procinto di decollare e non sapevo ancora se fossi in squadra oppure no. Nessuno mi aveva parlato di niente ,e non conoscendo il sistema ,dovetti aspettare la vigilia del primo incontro per rendermi conto che non ero “desiderato“ ,soprattutto dalla Gang Barese“. Mi senti male ,quasi mortificato. E così andai a bussare da un pizzaiolo. C’era un ristorante-Pizzeria anche questo vicino casa mia. Ilproprietario era (ed É) Elio De Lauri,un pugliese ,chiamato amichevolmente “Elio Pizzeria“. Essendo al suo primo anno di partecipazione al campionato dilettanti di Montreal ,stavano reclutando giocatori anche quei meno bravi,(io non mi sentivo tra i meno bravi!! Conoscevo le mie capacità!!) Incominciai a partecipare agli allenamenti.Ci allenavamo di sera, dopo il lavoro, ormai con l’ora legale nel mese di maggio ,si poteva stare fuori fino alle 20 .Incominciai a farmi molti amici.Tre su tutti. Tonino Pengue, Renato Iannuccelli ,Giovanni .Abitavamo anche tutti nella Piccola Italia .Ero titolare. Con Iannuccelli e un certo Joe formavomol’attocco. Perdemmo le prime due partite e ne pareggiammo solo una.Quel maggio del 71 ci avevano raggiunto qui a Montreal sia mia mamma che la sorella Isabella. Mio padre nel frattempo si ero preoccupato di trovare una casa più grande, degna di ospitare finalmente dopo lunghi quattro anni la nostra cara famiglia tutta unita. Non vi dico la gioia mia e di Luisa e soprattutto quella di mio padre quando ci vedemmotutti intorno allo stesso tavolo.Un sogno che si realizzava? Credo di si. Quella volontà tenace di mio padre aveva ottenuto il suo frutto. Il 21 luglio dello stesso anno (1971) resterà impresso nella mia memoria per sempre.Era piovuto per tutta la mattinata. In pomeriggio dovevamo giocare in trasferta. Al campo Laurier, indovinate contro chi? La San Viateur,nientepopodimenochecontro quei “baresi“ che non mi fecero entrare nella loro squadra. Ci recammo al parco e constatammo che il terreno era agibile e quindi la partita si faceva.Fui schierato fin dall’inizio come ala sinistra, come ero solito giocare. Joe a centro e Iannuccelli alla destra.Quando i miei avversari mi videro ,non ci credettero, magari avranno fatto anche un sorrisetto ironico, ma ancora non sapevano a cosa avrebbero assistito. Sentivo uno certo nervosismo. Cercai di stare calmo e concentrarmi sulla partita, e mi sono detto::“ Questa serà la mia vendetta, devo fare gol! “ Passarono pochi minuti e vedendomi un pallone che rotolava lento in area, mi ci scaraventai come un falco e lo colpii quel tanto che bastasse per mandarlo nel sacco. Mi son visto ad un tratto attorniato e abbracciato dai miei compagni. Non ricordavo più da quanto tempo non mi succedeva di essere così festeggiato..Il primo tempo finì 2- a 1 per loro. Nella ripresa con il terreno pesante incominciarono amancare le nostre forze. Ci stavavamoavviando verso una ennesima sconfitta.Non ricordo quanti minuti mancassero ancora, forse si era nel recupero, non so come feci ,ricevetti la palla da Joe e distinto con un forte sinistro gonfiai la rete. Mi son visto seppellito dai compagni. Pochi istanti dopo l’ arbitro fischiò la fine .Pareggiammo ,segnai due reti ai miei “rivali“ .La vendetta si era consumata. Per loro in casa equivaleva ad una sconfitta. Qualcuno mormorava :“É il calabrese che ha segnato i due gols!“ .Il proprietario Elio ,volle offrirci della pizza e della birra gratis.:“Ragazzi ,mi avete dato una gioia immensa per aver pareggiato con i più forti baresi,grazie!“Alcuni di quei “baresi“ restandomi amici mi ricordano ancora alla distanza di 40 anni quel sabato pomeriggio al Laurier. Anche Elio si ricorda e dice .:“Giorni prima mi ero operato di appendicite,mi avete fatto un bel regalo , uno dei più belli della mia vita. Tornai a casa stanco ma sereno e felice .Alcune volte il calcio fa anche questo.Da gioia ,e apre i cuori alla gente.Dedicai quella mia vittoria morale ai miei vecchi compagni di tante avventure avute con loro in quel mio caro e amato paesello!! CONTINUA! Leave a Comment » | Uncategorized | Permalink Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO. CAPIT. TERZO gennaio 28, 2012 Il viaggio in treno in quel 4 ottobre del 61 era abbastanza lungo,per giunta di notte.I compagni di viaggio li avevo li davanti a me, ben tenuti ad occhio dal nostro caro e compianto parroco Don Natale.Era lui “L’ accompagnatore“,il responsabile. A lui le nostre mamme ci avevano affidato ,non solo materialmente ma spiritualmente.Ero così triste e malinconico ,sentivo già la mancanza del mio caro paesello, delle due sorellinedegli amici ,e di tutti quelli che avevano preso altre strade con i quali avevo diviso i miei giochi ,le partitelle di calcio e momenti di spensieratezza. Me li vedevo uno per uno davanti agli occhi.Il solito Matteo ,Maraschino ,persino Rosario Rotella occupava la mia mente. Lui era già a Santa Severina, pur essendo della stessa età ,non essendo stato mai bocciato nemmeno una volta, aveva già completato la seconda media, mentre io ripetente (e svogliato..!) dovevo ancora iniziare la prima media. Ma questa era una cosa che non mi disturbava. Pensavo a quelli rimasti in paese,che per motivi vari non erano partiti perché “presi“ dai loro genitori a lavorare, chi nei campi ,chi a seguire qualche muratore.Ma ugualmente sgambettavano in quel campo pieno di sassi insieme a me. L’amico Peppino Aquila invece non lo vedevo dall’estate. Si era ormai ritirato nella bella Cosenza e veniva a passare l’estate con la famiglia in paese. I primi giorni di Seminario furono tremendi. Nostalgia ,tristezza ,e mal di mamma la facevano da padrone. Lasciando il caro paesello me ne portavo anche la mia malinconia. Con l’aito dei maestri superai anche tutto ciò. Incominciai a disputare qualche partitella con i nuovi compagni. Finalmente trovai un campo con le porte e con pali. Al primo impatto mi pareva un campo già visto in televisione ,sebbene fosse senza erba.Con modestia lo dico, subito mostrai ai nuovi amici che con il pallone ci sapevo fare. Ero sempre presente nelle sfide, quelle che contavano. . Anche quelli più grandi di me mi chiamavano per aggregarmi a loro. Se in paese avevo appreso come calciare un pallone, in seminario con il passare degli anni ,divenuto ormai giovincello ,ne avevo migliorato la tecnica e alla soglia dei sedici anni, quando nel luglio del 65 decisi di lasciare, me ne portavo un bagaglio di esperienza.Salutando oltre agli amici anche quel campo con delle vere porte dai grandi pali. E così mi apprestavo ad ad affrontare il mondo esterno con tutte le sue incognite e le sue incertezze. Trovai alcuni dei vecchi amici, uno su tutti il cugino Franco Congi. Lui si era gia`iscritto al Magistrale, e mi consigliò di fare altrettanto.Essendo ancora nel mese di luglio, cercai di arruolarmi ai vecchi che con me si sfidavano in quel campetto della curva del Cimitero vecchio. Ritrovai Matteo, Pandullo, Peppino Scalise, Rosario Rotella, lo stesso Franco Congi. e così alla distanza di anni ci eravamo riuniti ,almeno d’estate per calciare ancora insieme quella benedetta palla. Questa volta qualcuno si era procurato un pallone di cuoio, altro che palla di gomma!!! Credo che fossimo nella primavera del 66. L’allora sindaco Gaetano Cortese ci fece una grande sorpresa, ci spianò il terreno situato in località Fossa Arena e così dicemmo addio alla vecchia curva del cimitero vecchio.Formammo una discreta squadretta.Il fatto di avere un campo “nuovo“ e abbastanza grande con porte e pali veri ,ci incoraggiava. quasi tutte le sere al fresco il nostro appuntamento era sempre lo stesso: alla Fossa Arena per la consueta partitella. Ricordo che eravamo nell’autunno dello stesso anno ,andammo persino a San Giovanni In Fiore per vedercela contro i più quotati della Florens. Tornammo a casa con 4 gol nel sacco. C’era Giovanni Scalise (falegname) piccolino ma era un’ottima ala destra.Mentre io alla sinistra con Franco Congi e Vincenzo Catalano formavamo l’attacco. Un giorno vollero sfidare Savelli nel loro campo. tutto era pronto. Io ero in squadra.Pronti a metterci in macchina. Si doveva partire dal Bar di Grimaldi, il nostro Bar preferito. Mi eroletteralmente infilato in una 600 che ad un tratto mi sento chiamare dall’amico Vincenzo Cortese(Saracino) :“Scendi Peppi“ Mi fa,“tua madre ha saputo della trasferta ed é in collera con te ,l’ho vista molto turbata. !“ Credetti a Vincenzo,scesi e mi precipitai a casa dalla mamma. “Non devi partire ,ti puoi fare male, tuo padre si arrabbierà moltissimo.!“ Mi disse con un tono di voce abbastanza autoritario. Ma era serena. Serena perché ero li davanti a lei in quel momento.Non dissi niente. L’ assicurai del mio forfait. Vidi il suo viso rasserenarsi e più tranquilla mi invitava a mangiare qualcosa. Troppo premurosa questa mia mamma? .Paurosa che mi facessi male?.Ah le mamme ..le mamme!! In serata aspettai gli amici che facessero ritorno da Savelli. Avevano vinto anche senza di me, 2 a 1. L’ inverno arrivò ben presto.Con l’ avvicinarsi delle feste vennero a casa gli “studenti“ ,chi da Santa Severina, chi da Cosenza, chi da Lamezia. Ci riunivamo sempre al Bar diGrimaldi .Quell’anno fummo testimoni anche di una bella nevicata. Castelsilano era sotto un manto d candida neve. É da allora che non vedo più il mio paesello sotto la neve,almeno in persona.La primavera era già alle porte e mio padre stava progettandoper ritornare in Canada. Sarebbe venuto lui per primo per poi chiamare sia a me che alla sorella Luisa . E così fu. disputai qualche partitella ancora ,anche con la paura che mi sarei fatto male , prima di quel 4 agosto del 67 che mi avrebbe visto lasciare il paesello per affrontare una nuova vita in America, Canada, e precisamente a Montreal. addio Fossa Arena, addio carissimi amici, addio paesello mio caro.Sapevo di partire ma non mi sarei mai permesso di chiedermi quando sarei ritornato.Dio , Dio mio ,era meglio non pensarci!! CONTINUA. Leave a Comment » | Uncategorized | Permalink Pubblicato da castel48 IO E IL CALCIO .CAPITOLO SECONDO gennaio 27, 2012 Presa la strada che portava a casa, mi salutai con gli amici ma non avevo il coraggio di entrare.La mamma del resto era stata troppo buona con me quel giorno! Con cento lire Michele Astorino,il salumiere del nostro paese dava un Kg di pasta ,oppure un Kg di zucchero. Mia mamma si era privata di tutto questo pur di farmi felice, comprandomi la famosa palla di gomma. San Leonardo almeno allora portava gioia nelle nostre case, povertà a parte, tutti sorridevamo .Si vedeva che c’era aria di festa e tutti la sentivamo.Varcai la soglia ,anche se felice di aver giocato bene e fatto qualche gol ,con il capo chino, rosso in faccia,cercai di nascondere la palla con la paura che la mamma me la “sequestrasse“.Si accorse subito ,del resto bastava guardarmi in faccia. Tentò di alzare la voce:“Ma come, nemmeno un giorno e già torni a casa con i pantaloni bucati!!“ Non dissi niente ,la guardai allungo negli occhi solamente per cercarne un suo perdono! Non me lo disse ,ma in cuor suo mi aveva già perdonato! Giorni dopo seppi che la brava cugina Chicchina si preoccupò a rattopparmi quel bel pantalone di velluto. Passarono alcuni anni ,avevo già una certa dimistichezza con la palla.Mi feci altri nuovi compagni.Matteo Piperio ,Antonio Mangane ,Attilio ,Peppino Durante,ed altri.Ricchi e felici di aver un campo tutto per noi ,incominciammo ad organizzare sfide con i “ciaccisi“.Le vittorie si altenavano finché non venne per noi un triste giorno. Il comune aveva deciso di “espropriarci“,mi spiego. Lepera aveva appena venduto il terreno per permettere al comune di costruirvi l’ormai noto a tutti Edificio Scolastico! Fummo scioccati. E così ci trovammo senza campetto.Non vi erano altri posti dove potevamo praticare il nostro caro gioco del calcio.Non ricordo a chi, ma a qualcuno venne l’idea di utilizzare la curva del Cimitero Vecchio più il terreno a fianco . Lo trovammo abbastanza al nostro gusto. bisognava favare attenzione solamente a qualche macchina che passava con il rischio di causare qualche incidente.. C’era un trattore abbandonato che stava al lato e della legna in fondo, pur di giocare non ci facevamo caso.. Così l’attuale Piazzetta Padre Pio di oggi, é stata per noi il nostro campetto per moltissimi anni. Molti ragazzi passarono di la. I compagni di scuola come peppino Aquila ,prima che si ritirasse a Cosenza era della partita e tanti altri. fu li che ebbi un infortunio abbastanza serio .Ero appena undicenne durante una delle tante partitelle ,stavo sul lato dell’asfalto ,cercavo di driblare Ginuzzu a Pippara ,ma essendo lui più robusto di me,mi fece schiantare con il viso sinistro per terra sull’asfalto, e svenni.Ricordo che alcuni compagni mi presero e mi misero al fresco sotto un muretto .Mi svegliai dolorante ,mi portarono a casa di Matteo Piperio che abitava la vicino ,e sua mamma, zia Luisa mi prestò le prime cure. Andai a casa sfiduciato. Il viso era gonfio e rosso come un peperone! Vi risparmio la reazione di mia mamma!!. Un giorno venne a vederci il caro professore Dino De Vuono. Qualcuno gli aveva detto che ,alcuni ragazzini (incluso me) erano molto bravi a toccare la palla. Mise alcuni ragazzi come birilli alla distanza di un metro l’uno dall’altro e ci fece con la palla al piede girare intorno ai ragazzi facendo una specie di slalom.Io personalmente mi sentivo orgoglioso. Avevo una certa confidenza con la palla e il mio sinistro era abbastanza potente. Eravamo alla fine del 1960 , ero in quinta elementare con appunto il professore Dino , con l’amico inseparabile Matteo Piperio,e con Mangone facevamo un bel trio. Molte volte facevamo due contro uno. Bastava giocare, non importa come ma dovevamo far passare quella palla in mezzo alle quelle due grosse pietre che fungevano da pali, (ma quali pali ..chi sa quando sarebbe arrivato il campo con veri pali!? Finita la quinta elementare ,ciascuno prese la propria strada. Matteo e Mangone ,con Peppino Aquila già a Cosenza, lasciarono il paese. Maraschino , Pandullo L’Ammirati, Nicola Cortese (ora DON NICOLA!) e altri ed io prendemmo la strada del Seminario. Ma ci volevamo tutti fare preti? Chi sa.. Intanto entrando nella San Paolo a Roma ,forte dell’esperienza acquisita al paese ,continuavo a fare le mie brave partitelle con i miei nuovi compagni di seminario. Leave a Comment » | Uncategorized | Permalink Pubblicato da castel48 “IO E IL CALCIO“ gennaio 27, 2012 “IO E IL CALCIO“ Nei primi anni cinquanta in un dimenticato paesino come il mio ai piedi della Sila con un flusso di emigrazione altissimo, dove moltissime case si svuotavano lasciando sole le povere mamme con bambini piccolissimi .La povertà era di casa in “tutte le case“. Noi ragazzini non avendo molti giochi, con cui svagare ,oltre alle solite “stacce“ e “allu Rummulu“ privi ancora della luce elettrica ,ci riversavamo sulle strade vicino casa e con stracci abbandonati in quelle nostre “cunette“, cercavamo di farci una palla ,più o meno rotonda e via a prendere a calci quella povera palla di “pezza“. Molte volte al primo vero tiro si scioglieva e via ancora con lunghi spaghi a riattaccarla più stretta possibile. Imitando quelli più grandi di noi ci dividevamo tre o quattro per parte ,con uno che fungeva da portiere e così disputavamo le nostre brave partitelle. Con il passare degli anni la strada rotabile venne asfaltata, per fortuna ci dettero anche la luce elettrica, ma diventava un pò complicato fare le nostre partitelle a fianco a casa.Soprattutto perché io abitavo alla “Via nova“ dove cominciava transitare anche qualche macchina con Capozza ,Tiano e qualche mezzo pesante che i fratelli Rotella ,avevano appena comprato per dedicarsi al trasporto di pietre ,cemento e tutto quello che occorreva per modificare o costruire una casetta di qualche nostro caro compaesano che con i loro risparmi si avviavano a fare. Il mio caro zio Vincenzo Foglia si avventurò anche lui motorizzandosi a dovere ,dopo aver detto “addio“ alla sua cara mula.Si vedevano pure alcune “api“ ,piccole tre -ruote che servivano per andare in campagna ,finché la strada “mulattiera“ lo permetteva oppure per comprare e rivendere la frutta in paese. E così fummo costretti a trovarci un campetto.Non lontano da casa nostra verso la zona dei “zimmuni“ c’era un pezzo di terra pieno di sassolini ,ma sufficiente per disputare i nostri “incontri“ .Non so chi ,ma qualcuno venne un giorno con una specie di zucca.Sebbene avesse la vita corta, c’é ne servivamo come palla. Povere scarpe, poveri noi quando una volta a casa tornavamo con i lacci rotti e le scarpe bucate.Le nostre mamme ci sgridavano.Sapevano che con quelle scarpe ci dovevamo andare anche a scuola,e qualcuno doveva tenersele nuove anche per la prima Comunione. Il terreno, gentilmente offerto dal signor Lepera…..si fa per dire..era a nostro gusto.Ben presto prese la forma di un discreto campetto di calcio. Ricordo che i più grandi ,come Spina detto Mirgi ,Mimmo Ammirati ,figlio del professore Don Matteo, Luigi De Luca ed altri, sfidavano anche Cerenzia. Ben presto venne anche per noi il giorno di dire addio alle palle di stracci e alle “cucuzzelle“ .San Leonardo era le festa di noi tutti ragazzi. Aspettavamo il 6 Novembre con la stessa ansietà che aspettavamo il Natale. Sapevamo che oltre alla banda ,la processione ,le “pacchiane“ sangivannesi che invadevano il paese,i forestieri preparavano le loro bancarelle sia di frutta con gli squisiti Kaki’ che con svariati giocattli. ,comprese le palle di gomma. Pregai la mamma (mio padre era emigrato in Canada!) di comprarmene una.Non resistette alle mie insistenze e quel pomeriggio ,con quella palla in mano ,mi sentivo il ragazzo più ricco del mondo. Cercai tra la folla alcuni miei fedeli amici ,tra cui i cugini Luigi Mangone( sono in Canada) ,Ginuzzu a Pippara,e andammo ,ricco di quel regalo a disputare la nostra partitella.Non volevo farne accorgere alla mamma. Avevo un pantalone di velluto fatto cucire apposta per la festa di San Leonardo dalla mia cara cugina Chicchina Gangale.Cercando di fare il furbo ,presi un,altro paio di pantaloni e anziché cambiarmeli ,indossai anche quell’altro, risultato,tornai a casa con i pantaloni strappati. Continua.
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LA VITA DOPO LA MORTE
gennaio 19, 2012
Non so quanti potrebbero credere a queste cose. La scienza ,sappiamo tutti ha i suoi limiti.con la morte di mio padre che avvenne nell’agosto del 78, turbato e scosso volli leggere un libro dal titolo “LA VITA DOPO LA MORTE.“.VI ERANO RIPORTATI CASI (MOLTI) di gente che inseguito a gravi incidenti venivano dichiarati clinicamente “morti“,. Sappiamo tutti come poi si concludevano ,sempre in lieto fine. Mistero? Fantascienza, giochi della nostra pische? Non si sa. Se si ci crede ,la cosa é stupenda . Quello che sto per dire , non lo sa nemmeno la mia famiglia diretta. Appena undicenne ,durante una partita di calcio, su un terreno metà pieno di sassi e metà asfaltato per via di una curva rotabile, ebbi un forte scontro con un mio avversario più robusto di me. Risultato ,caddi stramortito con il viso sinistro sull’asfalto e svenni. Quello che ricordo É QUESTO. MI VEDI PRESO DA ALCUNI COMPAGNI E SOLLEVATO DA TERRA ,E MI POSARONO SOTTO UN MURETTO AL FRESCO. Mi svegliai doloronte e la mamma di un mio caro amico mi (Matteo Piperio) che abitava accanto ,mi curò.Andai a casa. Vi risparmio la reazione di mia mamma. Purtroppo essendo piccolissimo ,non capivo e non mi rendevo conto di quello che avevo “VISTO“. Leggendo poi quel libro ,mi diedi anch’io una risposta ,ero un quasi trentenne!!
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“VERSO LE ORIGINI“
gennaio 8, 2012
VERSO LE ORIGINI“
IN QUESTO PRECISO ISTANTE UN GRANDE AEREO TI STA PORTANDO NELLA NOSTRA BELLA ITALIA .
NE HO SEGUITO IL DECOLLO FINO A QUANDO QUEL BOING NON VENISSE INGHIOTTITO DALLE NUVOLE PER POI SPARIRE NEL NULLA! . :“
MI MANCHERAI TANTO MIO CARO NIPOTINO!.
SARAI BEN ACCOLTO DA QUELLA TERRA CHE DIEDE I NATALI A NONNO GIUSEPPE E NONNA LINA.
É TROPPO PRESTO PER TE RICORDARNE POI I LUOGHI, LA GENTE, E TUTTI I PARENTI CHE TI COPRIRANNO DI BACI. PERO’ QUALCOSA RESTERÀ NELLA TUA MEMORIA DI BAMBINO .
.
RESPIRERAI QUELL’ARIA FRESCA E PULITA. VEDRAI LE CAPRETTE , LE PECORELLE, E FORSE QUALCHE ASINELLO. ACCAREZZERAI GATTINI E CAGNOLINI .
SENTIRAI IL PROFUMO DELLE GINESTRE E DELLE ROSE . POTRAI RESPIRARE L ‘EBREZZA MARINA CHE SPRIGIONA IL MARE!
TI ADDORMENTERAI SOTTO I VERDI E MAESTOSI PINI DELLA NOSTRA CARA SILA . E QUEL FRESCO VENTICELLO DELLA SERA OBBLIGHERÀ TUA MAMMA A COPRIRTI MEGLIO.
PUR SENZA SAPERLO TI TROVERAI IN QUEI LUOGHI DOVE I TUOI NONNI HANNO TRASCORSO PARTE DELLA LORO GIOVENTÙ E DOVE SI SONO SUSSURATE LE PRIME PAROLE D’AMORE!!
LA BISNONNA PATERNA TI ASPETTERÀ CON ANSIA ,SARÀ PER LEI UNA GRANDE GIOIA POTERTI STRINGERE TRA LE SUE BRACCIA.
PAPÀ TI AIUTERÀ A FARE I PRIMI PASSI IN QUELLE ANTICHE STRADE FATTE DI PIETRA , QUELLE STESSE CHE I NOSTRI PADRI E NONNI PERCORREVANO CON LE LORO BRAVE BESTIE,
UNICO MEZZO DI TRASPORTO, CARICHE DEL FRUTTO DEL LORODUROLAVARO .
COSÌ IL TUO “RITORNO ALLE ORIGINI“ SARÀ COMPLETATO. SARAI “CONTAGIATO“DA TUTTE QUESTE MERAVIGLIE,
TI SENTIRAI FIGLIO DI QUESTA NOSTRA TERRA ; LA CALABRIA , TERRA D’ AMORE, DI GIOIE E DI DOLORI. E L’ AMERAI .
SUCCESSE ANCHE A TUO PADRE CHE DA BAMBINO EBBE LA FORTUNA DI FARE IL TUO STESSO PERCORSO.
QUANDO UN GIORNO CI RITORNERAI DA GRANDE ,NE APPREZZERAI OGNI COSA ,NE SARAI AFFASCINATO E CONQUISTATO DALLE SUE BELLEZZE . SARAI FIERO DI SENTIRTI ANCHE TU “ITALIANO!!“
E CON ORGOGLIO DIRAI“’. :“CALABRIA MIA TI PORTERÒ SEMPRE NEL MIO CUORE PERCHÉ SEI LA TERRA DEI MIEI CARI NONNI!! .
A PRESTO E BUON VIAGGIO AMORE MIO!! ,
NONNO GIUSEPPE
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QUEI PALI ARRUGGINITI
gennaio 8, 2012
“QUEI PALI ARRUGGINITI”
ERA UN CALDO ED AFFOSO GIORNO DI LUGLIO DEL 65, QUANDO LE PORTE DEL SEMINARIO DELLA SAN PAOLO IN ROMA SI CHIUDEVANO LASCIANDOMI ALLE SPALLE RICORDI INDELEBILI. DAI GIORNI PASSATI IN LACRIME PER IL MAL DI MAMMA , ALLA GRANDE TRISTEZZA DI AVER LASCIATO PER LA PRIMA VOLTA IL MIO PAESELLO , E ALLA GIOIA DI ESSERE VISSUTO IN UNA GLORIOSA E ANTICA CITTÀ COME ROMA, CON LA SUE BELLEZZE E IL SUO SPLENDORE . MA SOPRATTUTTO QUELLE NUMEROSE PARTITE IN QUEL CAMPETTO DI CALCIO CON PORTE VERE DAI GRANDI PALI!! .DOPO QUATTRO MERAVIGLIOSI ANNI TRASCORSI TRA QUELLE MURA , NE USCIVO TRASFORMATO, ISTRUITO . DA QUEL RAGAZZINO DISCOLO DI PAESE DI UNA VOLTA , UN SEDICENNE , SI APPRESTAVA AD AFFRONTARE IL MONDO ESTERNO CON TUTTE LE SUE INCOGNITE E LE SUE INCERTEZZE!! .LASCIAVO PERCHÉ NON SENTIVO LA CHIAMATA. E COSÌ ALLA DISTANZA DI 45 ANNI VOLLI FORTEMENTE RITORNARE A RIVEDERE QUEI POSTI .FUI ACCOLTO CON TANTA GENTILEZZA.. QUANTA EMOZIONE EBBI NEL VARCARE QUELLA SOGLIA! . IN OGNI ANGOLO CHE GUARDAVO VI CERCAVO QUALCOSA DI ME E DI QUEL MIO LONTANO PASSATO . FU NEL CASO DEL CAMPETTO , ERA RIMASTO TALE E QUALE. MI ACCOSTAI AD UNA DELLE PORTE , E NE AFFERRAI UNO DEI DUE PALI , ME LO STRINSI FORTE AL PETTO E MI DISSI:“ CHI SA QUANTE VOLTE HO RISCHIATO DI ROVINARCI ADDOSSO PUR DI SEGNARE UN GOAL! . MENTRE DAGLI OCCHI SCENDEVANO LACRIME INCONTROLLABILIDI ,LO GUARDAI IN TUTTA LA SUA GRANDEZZA . COME IN UN INCANTO ,IMMERSO NEI MIEI PENSIERI MI VEDEVO , INFILATO IN QUELLA TUTA BLU ,CORRERE DIETRO IL PALLONE, DRIBLARE GLI AVVERSARI , E CON UN FORTE SINISTRO SCARAVENTARE IL PALLONE IN RETE!! GOAL!!! GRIDAVO!! ERANO IMMAGINI SUBLIMI CHE SCORREVANO VELOCEMENTE NELLA MIA MENTE COME SCENE DI UN FILM. I PALI , INVECE SI ERANO UN PO’ CURVATI, TOCCATI DALLA RUGGINE ,AVEVANO PERSO LA LORO ORIGINALE BELLEZZA , MA ANCORA RESISTEVANO AL TEMPO . QUEI PALI ARRUGGINITI MI AVEVANO TOCCATO IL CUORE. . DEL RESTO ANCH’IO NON ERO PIÙ QUELLO CHE SGAMBETTAVA IN LUNGO E IN LARGO IN QUEL CAMPETTO! SEMBRAVA CHE LE MIE BRACCIA NON VOLESSERO STACCARSENE.. AVEVO PAURA DI TORNARE AL PRESENTE. ERANO SOLO RICORDI LONTANI ORAMAI RISUCCHIATI DAL PASSATO , MA CHE IN QUALCHE MISTERIOSO MODO RIMANEVANO CHIARI E LIMPIDI NELLA MIA MENTE! PURTROPPO DOVETTI LASCIARE QUEL POSTO , DIEDI UN ULTIMO E TRISTE SGUARDO AL CAMPETTO, MI PROMISI CHE CI SAREI RITORNATO ANCORA !!. FU ALLORA CHE MI RESI CONTO CHE ALCUNI INNOCENTI ANNI DELLA MIA GIOVINEZZA, ….AHIME’ ….. ERANO TUTTI RACCHIUSI IN QUEI DOLCI E CARI RICORDI. UNA COSA MI CONSOLAVA PERO’ , QUELLA DI AVER RITROVATO E RIABRACCIATO ANCORA UNA VOLTA QUEI MIEI CARI PALI ARRUGGINITI!!!!
PEPPINO FAZIO.
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